I 20 monologhi più belli della storia del cinema

Che conosciamo ormai a memoria.

Quando funzionano, sono uno dei momenti migliori all’interno di un film. Trascinano lo spettatore, lo commuovono, lo turbano, lo indignano. Lo fanno entrare nella storia raccontata meglio di qualsiasi altra cosa. Stiamo parlando dei monologhi, autentiche prove di bravura attoriale e di sceneggiatura. Alcuni monologhi hanno un impatto tale da diventare storici, imparati a memoria e ripetuti dai fan in continuazione. Abbiamo voluto cercarli e riportarli: ecco i 20 monologhi più belli della storia del cinema.

1. Il Signore degli Anelli: Il ritorno del re

Re Theoden; Cinematographe.it

Cominciamo da qui, dal discorso che il re Theoden interpretato da Bernard Hill pronuncia ne Il Signore degli Anelli: Il ritorno del re (2003) prima di lanciarsi in battaglia. Un monologo da brividi, accompagnato dalla musica perfetta di Howard Shore.

Avanti! E non temete l’oscurità! Desti! Desti cavalieri di Théoden! Lance saranno scosse.. scudi saranno frantumati.. un giorno di spade! Un giorno rosso, prima che sorga il sole! Cavalcate ora! Cavalcate ora! Cavalcate per la rovina, e per la fine del mondo! Morte! Morte! Morte! Avanti, Eorlingas!

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2. Barbie ha uno dei monologhi più belli di sempre

Barbie; Cinematographe.it

Il film Barbie è uscito da pochi mesi, ma è già diventato celeberrimo, grazie anche agli incassi mostruosi di cui può vantarsi. C’è un altro elemento che ha fatto parlare del film: il monologo pronunciato da Gloria (America Ferrera) nel film. Monologo che non ha solo un significato forte anche slegato dalla pellicola, ma che diventa un’arma che le Barbie hanno per riconquistare Barbieland.

È letteralmente impossibile essere una donna. Tu sei così bella e così intelligente e mi uccide il fatto che non pensi di essere abbastanza. Dobbiamo essere straordinarie, ma in qualche modo, lo facciamo sempre in modo sbagliato.

Devi essere magra, ma non troppo. E non si può mai dire di voler essere magri. Devi dire che vuoi essere sana, ma allo stesso tempo devi essere magra. Devi avere soldi, ma non puoi chiedere soldi perché è volgare. Devi essere un capo, ma non puoi essere cattiva. Devi comandare, ma non puoi schiacciare le idee degli altri. Devi adorare essere una madre, ma non parlare dei tuoi figli per tutto il tempo. Devi essere una donna in carriera, ma anche preoccuparti sempre degli altri. Devi rispondere del cattivo comportamento degli uomini, il che è allucinante, ma se lo fai notare, vieni accusata di essere una che si lamenta. Devi rimanere bella per gli uomini, ma non così bella da tentarli troppo o da minacciare le altre donne, perché dovresti far parte della sorellanza, pur facendoti notare.

E sii sempre grata. Senza dimenticare che il sistema è truccato. Quindi, trova un modo per farlo notare, ma essendone sempre grata. Non devi mai invecchiare, mai essere scortese, mai darti le aree, mai essere egoista, mai cadere, mai fallire, mai mostrare paura, mai essere sopra le righe.

È troppo difficile! È troppo contraddittorio e nessuno ti dà una medaglia o ti dice grazie! E poi si scopre che non solo stai sbagliando tutto, ma che è anche colpa tua. Sono così stanca di vedere me stessa e ogni singola altra donna fare salti mortali per riuscire a piacere agli altri. E se tutto questo vale anche per una bambola che rappresenta una donna, allora io non so più che dire.

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3. V per Vendetta

In V per Vendetta, pellicola cult del 2005 diretta da James McTeigue, è presente uno dei 20 monologhi più belli della storia del cinema. A pronunciarlo è ovviamente il protagonista del film, V, dietro la cui maschera si nasconde Hugo Weaving.

Buonasera, Londra. Prima di tutto vi prego di scusarmi per questa interruzione: come molti di voi, io apprezzo il benessere della routine quotidiana, la sicurezza di ciò che è familiare, la tranquillità della ripetizione; ne godo quanto chiunque altro. Ma nello spirito della commemorazione, affinché gli eventi importanti del passato, generalmente associati alla morte di qualcuno o al termine di una lotta atroce e cruenta vengano celebrati con una bella festa, ho pensato che avremmo potuto dare risalto a questo 5 novembre, un giorno, ahimè, sprofondato nell’oblio, sottraendo un po’ di tempo alla vita quotidiana, per sederci e fare due chiacchiere. Alcuni vorranno toglierci la parola, sospetto che in questo momento stiano strillando ordini al telefono e che presto arriveranno gli uomini armati. Perché? Perché, mentre il manganello può sostituire il dialogo, le parole non perderanno mai il loro potere; perché esse sono il mezzo per giungere al significato, e per coloro che vorranno ascoltare, all’affermazione della verità. E la verità è che c’è qualcosa di terribilmente marcio in questo paese. Crudeltà e ingiustizia, intolleranza e oppressione. E lì dove una volta c’era la libertà di obiettare, di pensare, di parlare nel modo ritenuto più opportuno, lì ora avete censori e sistemi di sorveglianza, che vi costringono ad accondiscendere e sottomettervi. Com’è accaduto? Di chi è la colpa? Sicuramente ci sono alcuni più responsabili di altri che dovranno rispondere di tutto ciò; ma ancora una volta, a dire la verità, se cercate il colpevole… non c’è che da guardarsi allo specchio. Io so perché l’avete fatto: so che avevate paura, e chi non ne avrebbe avuta? Guerre, terrore, malattie: c’era una quantità enorme di problemi, una macchinazione diabolica atta a corrompere la vostra ragione e a privarvi del vostro buon senso. La paura si è impadronita di voi, e il caos mentale ha fatto sì che vi rivolgeste all’attuale Alto Cancelliere: Adam Sutler. Vi ha promesso ordine e pace in cambio del vostro silenzioso obbediente consenso. Ieri sera ho cercato di porre fine a questo silenzio. Ieri sera io ho distrutto il vecchio Bailey, per ricordare a questo paese quello che ha dimenticato. Più di quattrocento anni fa, un grande cittadino ha voluto imprimere per sempre nella nostra memoria il 5 novembre. La sua speranza, quella di ricordare al mondo che l’equità, la giustizia, la libertà sono più che parole: sono prospettive. Quindi, se non avete visto niente, se i crimini di questo governo vi rimangono ignoti, vi consiglio di lasciar passare inosservato il 5 novembre. Ma se vedete ciò che vedo io, se la pensate come la penso io, e se siete alla ricerca come lo sono io, vi chiedo di mettervi al mio fianco, a un anno da questa notte, fuori dai cancelli del Parlamento, e insieme offriremo loro un 5 novembre che non verrà mai più dimenticato.

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4. Braveheart e uno dei monologhi più belli

Braveheart - Cinematographe.it

Il monologo di Mel Gibson in Braveheart lo ricordiamo tutti, più ancora del film in sé. Uscito nel 1995, il film diretto dallo stesso Gibson portò a casa ben 5 Oscar, tra cui miglior film e miglior regia. L’apice della pellicola, sul campo di battaglia, vede per protagonista proprio il William Wallace di Mel Gibson, che carica i suoi ricordando loro il valore della libertà.

Chi combatte può morire. Chi fugge resta vivo, almeno per un po’. Agonizzanti in un letto, fra molti anni da adesso, siete sicuri che non sognerete di barattare tutti i giorni che avrete vissuto a partire da oggi per avere l’occasione, solo un’altra occasione, di tornare qui sul campo, ad urlare ai nostri nemici che possono toglierci la vita ma non ci toglieranno mai la libertà! Alba gu brath!

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5. Manhattan

Stasera in TV

Manhattan (1979) è uno dei film indimenticabili tra i molti che Woody Allen ha realizzato. All’interno del film ricordiamo molti monologhi – del resto, caratteristica del cinema alleniano. Uno in particolare non può essere dimenticato, quello in cui il personaggio interpretato da Allen stesso, Isaac Davis, ricorda le cose per le quali vale la pena vivere.

Idea per un racconto sulla gente a Manhattan, che si crea costantemente dei problemi veramente inutili e nevrotici perché questo le impedisce di occuparsi dei più insolubili e terrificanti problemi universali. Ah, ehm… Deve essere ottimistico. Perché vale la pena di vivere? È un’ottima domanda. Be’, ci sono certe cose per cui valga la pena di vivere. Ehm… Per esempio… Ehm… Per me… boh, io direi… il vecchio Groucho Marx per dirne una e… Joe DiMaggio e… secondo movimento della sinfonia Jupiter e… Louis Armstrong, l’incisione di Potato Head Blues e… i film svedesi naturalmente… L’educazione sentimentale di Flaubert… Marlon Brando, Frank Sinatra… quelle incredibili… mele e pere dipinte da Cézanne… i granchi da Sam Wo… il viso di Tracy…

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6. C’era una volta… a Hollywood e il monologo di Leonardo DiCaprio

i 20 monologhi più belli; Cinematographe.it

Il cinema di Quentin Tarantino è un cinema di monologhi celebri. E infatti non sarà la prima e ultima volta che incontreremo il suo nome in questa lista. Cominciamo da C’era una volta… a Hollywood (2019), ultimo film del celebre regista. Il personaggio di Leonardo DiCaprio, Rick Dalton, è un attore televisivo di sceneggiati western che non guarda più nessuno. E questo provoca in lui alcuni problemi, che annega nell’alcol. Ma per un attore che deve ricordare a memoria diverse scene bere alcolici non è il massimo, perché il rischio è quello di dimenticare le proprie battute. Ed è proprio quello che capita a Dalton in una delle scene più divertenti e meglio riuscite del film: l’attore rientrato nel suo camerino sfoga tutta la sua rabbia contro se stesso. Grandioso DiCaprio, che ha improvvisato diverse parti della scena.

Cazzo! Gesù! Cristo! Cazzo! Pezzo di merda! Va bene, Rick. Va bene tutto, ma non ricordarsi un cazzo! Bella figura di merda che hai fatto di fronte a tutta quella gente. Sì, bevi tutta la notte, bevi, che cazzo ti frega? Otto cazzo di fottuti Whiskey Sour. Ah, ma che stronzata. Sei solo un cazzo di miserabile ubriacone. Non ti ricordi un cazzo delle tue battute del cazzo. Le hai provate tanto e poi sembri uno che non ha studiato un cazzo! Te ne stavi lì a fare il babbuino. Cazzo! Otto fottuti Whiskey Sour. Cazzo, non te ne bastavano tre o quattro? Otto! Perché? Sei un cazzo di alcolista, quanto cazzo bevi eh? Ogni cazzo di sera. Ogni cazzo di sera. Ora basta. Ora basta, cazzo! Cazzo, basta! Da adesso basta bere, chiaro? Devi promettermelo che adesso smetti di bere. Ma vaffanculo. Merda! A quella cazzo di ragazzina, a quell’altro cazzo di Jim Stacy, fagliela vedere a loro e a tutto il fottuto set chi cazzo è Rick Dalton. Ci stai? Comunque, guarda: se non ti impari bene la parte, ti faccio saltare quel cervello del cazzo. È chiaro? Troveranno schizzi di cervello su tutta la cazzo di piscina. Lo faccio, brutto stronzo. Datti una regolata!

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7. Blade Runner tra i monologhi più belli della storia del cinema

Blade Runner cinematographe.it

Blade Runner, capolavoro di Ridley Scott uscito nel 1982, si chiude con uno dei monologhi più celebri di sempre. Il replicante Roy Batty (uno straordinario Rutger Hauer) in punto di morte ricorda ciò che ha visto e che ora ormai non conta più. Il breve monologo è stato scritto dallo stesso Hauer.

Ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi: navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia. È tempo di morire.

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8. Il Signore degli Anelli: La compagnia dell’anello

Gandalf; Cinematographe.it

Sempre a proposito di tempo, anche Gandalf ne La compagnia dell’anello (2001) regala agli spettatori una breve riflessione sul tempo e sul modo in cui le persone lo gestiscono. A spingerlo a questa riflessione è Frodo, schiacciato dalla responsabilità dell’anello e dal peso del viaggio che sta compiendo.

Vale per tutti quelli che vivono in tempi come questi ma non spetta a loro decidere. Possiamo soltanto decidere cosa fare con il tempo che ci viene concesso. Ci sono altre forze che agiscono in questo mondo, Frodo, a parte la volontà del male. Bilbo era destinato a trovare l’anello. Nel qual caso anche tu eri destinato ad averlo, e questo è un pensiero Incoraggiante.

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9. Vulcano ha uno dei monologhi di Anna Magnani più belli di sempre

Vulcano; Cinematographe.it

La bravura di Anna Magnani è evidente in quasi ogni film che ha realizzato. Ma perché non ricordare in particolare Vulcano (1950), forse meno celebre degli altri, ma arricchito da un monologo straordinario dell’attrice romana. Magnani interpreta Maddalena, ex-prostituta, che si scontra con l’ostilità dei paesani che conoscono il suo passato e che non l’accettano.

A pregare sono venuta, ti meraviglia vero? Sono venuta a pregare Dio perché almeno lui non m’abbandoni, perché da sola non ce la faccio più. A pregarlo che la smettiate di accanirvi contro mia sorella. Lei è solo una bambina, non ha nessuna colpa se io ho fatto la prostituta, perché ormai lo sanno tutti. L’avete detto a tutti, l’avete detto ai cani, alle pietre. Anche a lei avete sentito il bisogno di dirlo. Adesso che cosa devo fare? Volete mettermi alla disperazione? E siete dei cristiani voi? Ma che ci andate a fare là dentro se siete tanto cattivi? Ipocriti che non siete altro. Perché voi ce l’avete con noi. Ce l’avete con Maria perché è giovane e bella. Ce l’avete con me perché io bene o male la mia vita l’ho avuta, mentre voi siete state condannare a restar qui a diventare brutte e a far le bestie da soma. State tranquille, non entro in chiesa. Dio non è soltanto lì. Dio è dappertutto. È dappertutto.

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10. Apocalypse Now

Marlon Brando

Apocalypse Now, il capolavoro del 1979 di Francis Ford Coppola, è diventato celebre non solo per la Cavalcata delle Valchirie, ma anche per il monologo di Brando. Si tratta di una riflessione sugli orrori della guerra, interpretato magistralmente da Marlon Brando nel ruolo del generale Kurtz. Uno dei momenti più alti nella storia del cinema e nella storia della attorialità.

Io ho visto degli orrori, orrori che ha visto anche lei. Ma non ha il diritto di chiamarmi assassino. Ha il diritto di uccidermi, ha il diritto di far questo. Ma non ha il diritto di giudicarmi. E’ impossibile trovare le parole per descrivere ciò che è necessario a coloro che non sanno ciò che significa l’orrore. L’orrore ha un volto. E bisogna farsi amico l’orrore, orrore, terrore, morale e dolore sono i tuoi amici. Ma se non lo sono, essi sono dei nemici da temere. Sono dei veri nemici.

Ricordo, quand’ero nelle forze speciali, sembra migliaia di secoli fa, andammo in un campo, per vaccinare dei bambini. Lasciammo il campo dopo aver vaccinato i bambini contro la polio. Più tardi venne un vecchio correndo a richiamarci, piangeva, era cieco. Tornammo al campo: erano venuti i vietcong e avevano tagliato ogni braccio vaccinato. Erano là in un mucchio. Un mucchio di piccole braccia. E mi ricordo che ho pianto, pianto come una madre.

Volevo strapparmi i denti di bocca, non sapevo quel che volevo fare. E voglio ricordarlo, non voglio mai dimenticarlo, non voglio mai dimenticarlo. Poi mi sono reso conto, come fossi stato colpito..colpito da un diamante, una pallottola di diamante in piena fronte.. e ho pensato: mio Dio che genio c’è in questo..che genio, che volontà per far questo..perfetto, genuino, completo, cristallino, puro. E così mi resi conto che loro erano più forti di noi, perché loro la sopportavano.

Questi non erano mostri, erano uomini, quadri addestrati, uomini che combattevano col cuore, che hanno famiglia che fanno figli che sono pieni d’amore ma che..ma che avevano la forza..la forza..di far questo. Se io avessi dieci divisioni di questi uomini, i nostri problemi qui, si risolverebbero molto rapidamente. Bisogna avere uomini con un senso morale, e che allo stesso tempo siano capaci di utilizzare i loro primordiali istinti di uccidere senza emozioni, senza passione, senza discernimento, senza discernimento.

Perché è il voler giudicare che ci sconfigge. Mi preoccupa che mio figlio possa non capire ciò che ho cercato di essere. E se dovessi essere ucciso, Willard, vorrei che qualcuno andasse a casa mia e dicesse a mio figlio tutto. Tutto quello che ho fatto, tutto quello che lei ha visto. Perché non c’è nulla che io detesti di più del fetore delle menzogne. E se lei mi capisce Willard, lei farà questo per me.

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11. Pulp Fiction

Pulp Fiction - Quentin Tarantino

Il monologo pronunciato da Samuel L. Jackson (Jules) in Pulp Fiction non ha bisogno di presentazioni. Un tocco di bravura estrema di Quentin Tarantino che fa pronunciare queste parole al suo personaggio quando è sul punto di uccidere qualcuno. Indimenticabile.

Ezechiele 25.17. Il cammino dell’uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre; perché egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare ed infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore quando farò calare la mia vendetta sopra di te.

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12. Ogni maledetta domenica tra i monologhi più belli di sempre

Stasera in TV

A proposito di monologhi che non hanno bisogno di presentazioni, bisogna annoverare anche quello pronunciato da Tony D’Amato/Al Pacino in Ogni maledetta domenica (1999). Un discorso motivazione rivolto ai giocatori di football che allena per incentivarli a una maggiore presa di coscienza circa potenzialità e responsabilità.

Non so cosa dirvi davvero. Tre minuti alla nostra più difficile sfida professionale. Tutto si decide oggi. Ora noi o risorgiamo come squadra o cederemo un centimetro alla volta, uno schema dopo l’altro, fino alla disfatta. Siamo all’inferno adesso, signori miei. Credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi, oppure aprirci la strada lottando verso la luce. Possiamo scalare le pareti dell’inferno un centimetro alla volta. Io però non posso farlo per voi. Sono troppo vecchio. Mi guardo intorno, vedo i vostri giovani volti e penso: “Certo che ho commesso tutti gli errori che un uomo di mezza età possa fare”. Sì, perché io ho sperperato tutti i miei soldi, che ci crediate o no. Ho cacciato via tutti quelli che mi volevano bene e da qualche anno mi dà anche fastidio la faccia che vedo nello specchio. Sapete con il tempo, con l’età, tante cose ci vengono tolte, ma questo fa parte della vita. Però tu lo impari solo quando quelle cose le cominci a perdere e scopri che la vita è un gioco di centimetri, e così è il football. Perché in entrambi questi giochi, la vita e il football, il margine di errore è ridottissimo. Capitelo. Mezzo passo fatto un po’ in anticipo o in ritardo e voi non ce la fate, mezzo secondo troppo veloci o troppo lenti e mancate la presa. Ma i centimetri che ci servono sono dappertutto, sono intorno a noi, ce ne sono in ogni break della partita, ad ogni minuto, ad ogni secondo. In questa squadra si combatte per un centimetro, in questa squadra massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi per un centimetro, ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro, perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza fra vivere e morire. E voglio dirvi una cosa: in ogni scontro è colui il quale è disposto a morire che guadagnerà un centimetro, e io so che se potrò avere una esistenza appagante sarà perché sono disposto ancora a battermi e a morire per quel centimetro. La nostra vita è tutta lì, in questo consiste. In quei 10 centimetri davanti alla faccia. Ma io non posso obbligarvi a lottare. Dovete guardare il compagno che avete accanto, guardarlo negli occhi, io scommetto che ci vedrete un uomo determinato a guadagnare terreno con voi, che ci vedrete un uomo che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui. Questo è essere una squadra, signori miei. Perciò o noi risorgiamo adesso come collettivo, o saremo annientati individualmente. È il football ragazzi, è tutto qui. Allora, che cosa volete fare?

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13. Il Signore degli Anelli: Il ritorno del re

Il Signore degli Anelli: Il ritorno del re si piazza in questa lista ancora una volta, grazie ad Aragorn (Viggo Mortensen) e al discorso che pronuncia prima di affrontare le forze di Mordor in una battaglia definitiva e probabilmente mortale. Ancora una volta, le sue parole sono accompagnate dalla colonna sonora di Howard Shore.

Restate fermi, restate fermi… Figli di Gondor, di Rohan, fratelli miei! Vedo nei vostri occhi la stessa paura che potrebbe afferrare il mio cuore. Ci sarà un giorno in cui il coraggio degli uomini cederà, in cui abbandoneremo gli amici e spezzeremo ogni legame di fratellanza, ma non è questo il giorno! Ci sarà l’ora dei lupi e degli scudi frantumati quando l’era degli uomini arriverà al crollo, ma non è questo il giorno! Quest’oggi combattiamo… Per tutto ciò che ritenete caro su questa bella Terra, vi invito a resistere! Uomini dell’ovest!

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14. Trainspotting

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A dire la verità, sono due i monologhi notevoli in Trainspotting (1996): quello che apre e quello che chiude il film. Abbiamo scelto il primo, iconico monologo, recitato dalla voce fuori campo del protagonista, Mark Renton (Ewan McGregor).

Scegliete la vita, scegliete un lavoro, scegliete una carriera, scegliete la famiglia, scegliete un maxitelevisore del cazzo, scegliete lavatrice, macchina, lettore cd e apriscatole elettrici. Scegliete la buona salute, il colesterolo basso e la polizza vita; scegliete mutuo a interessi fissi, scegliete una prima casa, scegliete gli amici. Scegliete una moda casual e le valigie in tinta, scegliete un salotto di tre pezzi a rate e ricopritelo con una stoffa del cazzo, scegliete il fai-da-te e il chiedetevi chi siete la domenica mattina. Scegliete di sedervi sul divano a spappolarvi il cervello e lo spirito con i quiz, mentre vi ingozzate di schifezze da mangiare. Alla fine scegliete di marcire, di tirare le cuoia in uno squallido ospizio, ridotti a motivo di imbarazzo di stronzetti viziati ed egoisti che avete figliato per rimpiazzarvi. Scegliete il futuro, scegliete la vita. Ma perché dovrei fare una cosa cosí? Io ho scelto di non scegliere la vita. Ho scelto qualcos’altro. Le ragioni? Non ci sono ragioni. Chi ha bisogno di ragioni quando ha l’eroina?

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15. Il primo re

stasera in tv, cinematographe.it

Il primo re di Matteo Rovere ricostruisce i primissimi momenti della Roma arcaica, seguendo le vicende di Romolo e Remo. Proprio Remo, interpretato da Alessandro Borghi, è autore di un discorso che intende motivare i suoi compagni.

Guardate il vostro Re. Non siete più bestie. Siete uniti, siete un gruppo che presto avrà la sua terra. Chi vuole allontanarsi, lo faccio ora. Chi vuole sfidarmi di nuovo, lo faccia ora. Chi resta e si sottomette, sarà i miei occhi quando non ci sono, le miei orecchie quando dormo e il mio cuore se mi attaccano in battaglia. Saremo noi la paura, saremo noi il terrore che non fa dormire la notte! Noi sopravvivremo…oggi…domani…e fino al giorno in cui siederemo accanto agli Dei.

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16. Il grande dittatore, le parole di Chaplin sono tra i 20 monologhi più belli del cinema

Il grande dittatore cinematographe.it

Il monologo finale del “grande dittatore” Charlie Chaplin non ha davvero bisogno di presentazioni. Ve lo lasciamo così com’è, in tutta la sua semplice bellezza.

Mi dispiace, ma io non voglio fare l’imperatore. Non è il mio mestiere. Non voglio governare né conquistare nessuno. Vorrei aiutare tutti se è possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi, esseri umani, dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti: la natura è ricca, è sufficiente per tutti noi; la vita può essere felice e magnifica.
Ma noi lo abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell’odio, ci ha condotti a passo d’oca a far le cose più abiette. Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi; la macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà; la scienza ci ha trasformato in cinici; l’abilità ci ha resi duri e cattivi. Pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari, ci serve umanità. Più che abilità, ci serve bontà e gentilezza. Senza queste qualità, la vita è violenza, e tutto è perduto.
L’aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti. La natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà nell’uomo, reclama la fratellanza universale, l’unione dell’umanità. Perfino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo, milioni di uomini, donne e bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente. A coloro che mi odono, io dico: non disperate! L’avidità che ci comanda è solamente un male passeggero. L’amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano, l’odio degli uomini scompare insieme ai dittatori. E il potere che hanno tolto al popolo, ritornerà al popolo! E qualsiasi mezzo usino, la libertà non può essere soppressa.
Soldati! Non cedete a dei bruti! Uomini che vi disprezzano e vi sfruttano! Che vi dicono come vivere! Cosa fare! Cosa dire! Cosa pensare! Che vi irreggimentano! Vi condizionano! Vi trattano come bestie! Non vi consegnate a questa gente senza un’anima! Uomini macchina, con macchine al posto del cervello e del cuore. Voi non siete macchine, voi non siete bestie, siete uomini! Voi avete l’amore dell’umanità nel cuore. Voi non odiate coloro che odiano solo quelli che non hanno l’amore altrui.
Soldati! Non difendete la schiavitù, ma la libertà! Ricordate, nel Vangelo di S. Luca è scritto: “Il Regno di Dio è nel cuore dell’uomo”. Non di un solo uomo o di un gruppo di uomini, ma di tutti gli uomini! Voi!
Voi, il popolo, avete la forza di creare le macchine, la forza di creare la felicità. Voi, il popolo, avete la forza di fare che la vita sia bella e libera, di fare di questa vita una splendida avventura. Quindi, in nome della democrazia, usiamo questa forza! Uniamoci tutti! Combattiamo per un mondo nuovo, che sia migliore, che dia a tutti gli uomini lavoro, ai giovani un futuro, ai vecchi la sicurezza. Promettendovi queste cose dei bruti sono andati al potere: mentivano! Non hanno mantenuto quelle promesse, e mai lo faranno! I dittatori forse sono liberi perché rendono schiavo il popolo. Allora combattiamo per mantenere quelle promesse! Combattiamo per liberare il mondo, eliminando confini e barriere, eliminando l’avidità, l’odio e l’intolleranza. Combattiamo per un mondo ragionevole. Un mondo in cui la scienza e il progresso diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati, nel nome della democrazia, siate tutti uniti!

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17. Rocky Balboa

Rocky Balboa; Cinematographe.it

Tutti i film dedicati al personaggio di Rocky (a cui si aggiungono i tre dedicati ad Adonis Johnson) possono vantare una certa finezza di sceneggiatura. Prima ancora che come attore e regista, Sylvester Stallone è infatti un abile sceneggiatore che ha dato tanto al suo celebre personaggio. Non è un caso che sia semi-autobiografico. L’ultimo film della saga, Rocky Balboa (2006), contiene un monologo pronunciato dal protagonista al figlio, invitandolo a guardare in faccia la vita e a rialzarsi ogni volta che si troverà a terra.

Ora ti dirò una cosa scontata. Guarda che il mondo non è tutto rose e fiori, è davvero un postaccio misero e sporco e per quanto forte tu possa essere, se glielo permetti, ti mette in ginocchio e ti lascia senza niente per sempre. Né io, né tu, nessuno, può colpire duro come fa la vita. Perciò, andando avanti, non è importante come colpisci, l’importante è come sai resistere ai colpi, come incassi, e se finisci al tappeto hai la forza di rialzarti. Così sei un vincente! E se credi di essere forte, lo devi dimostrare che sei forte. Perché un uomo vince solo se sa resistere. Non se ne va in giro a puntare il dito contro chi non c’entra accusando prima questo o poi quell’altro di quanto sbaglia. I vigliacchi fanno così e tu non lo sei! Non lo sei affatto! Comunque io ti vorrò sempre bene Robert, non può essere altrimenti. Tu sei mio figlio, sei il mio sangue, sei la cosa migliore che ho al mondo. Ma finché non avrai fiducia in te stesso la tua non sarà vita.

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18. La leggenda del pianista sull’oceano

Ennio Morricone - cinematographe.it

Saranno le note magiche di Ennio Morricone, ma La leggenda del pianista sull’oceano è un film che rimane nel cuore degli spettatori. Merito anche della sceneggiatura di Giuseppe Tornatore e della penna di Alessandro Baricco, dal cui monologo teatrale è tratto il film. Alla fine della pellicola, il protagonista interpretato da Tim Roth spiega al suo amico per quale motivo non scenderà mai dalla nave su cui è nato e su cui ha vissuto tutta la vita.

Tutta quella città… non si riusciva a vederne la fine… La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine? Era tutto molto bello, su quella scaletta… e io ero grande con quel bel cappotto, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi che sarei sceso, non c’era problema. Non è quello che vidi che mi fermò, Max.
È quello che non vidi. Puoi capirlo? Quello che non vidi… In tutta quella sterminata città c’era tutto tranne la fine. C’era tutto. Ma non c’era una fine. Quello che non vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo. Tu pensa a un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu lo sai che sono 88 e su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu sei infinito, e dentro quegli 88 tasti la musica che puoi fare è infinita. Questo a me piace. In questo posso vivere. Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai, e questa è la verità, che non finiscono mai… Quella tastiera è infinita. Ma se quella tastiera è infinita allora su quella tastiera non c’è musica che puoi suonare. E sei seduto sul seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio. Cristo, ma le vedevi le strade? Anche soltanto le strade, ce n’erano a migliaia! Ma dimmelo, come fate voialtri laggiù a sceglierne una. A scegliere una donna. Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire. Tutto quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce e quanto ce n’è. Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell’enormità, solo a pensarla? A viverla… Io ci sono nato su questa nave. E vedi, anche qui il mondo passava, ma non più di duemila persone per volta. E di desideri ce n’erano, ma non più di quelli che ci potevano stare su una nave, tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità su una tastiera che non era infinita. Io ho imparato a vivere in questo modo. La Terra… è una nave troppo grande per me. È una donna troppo bella. È un viaggio troppo lungo. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare. Non scenderò dalla nave. Al massimo, posso scendere dalla mia vita. In fin dei conti, è come se non fossi mai nato.

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19. Kill Bill: Volume 2

Kill Bill; Cinematographe.it

Posti una di fronte all’altro, la Sposa e Bill, sono pronti per il duello finale. Sono le ultime scene di Kill Bill: Volume 2 (2004). Prima però Bill (il carismatico David Carradine) vuole dire un’ultima cosa a Beatrix (Uma Thurman), una riflessione particolare sul concetto di supereroe.

«Come sai, io sono un grande appassionato di fumetti, soprattutto di quelli sui supereroi. Trovo che tutta la filosofia che circonda i supereroi sia affascinante. Prendi il mio supereroe preferito: Superman. Non un grandissimo fumetto, la sua grafica è mediocre. Ma la filosofia, la filosofia non è soltanto eccelsa, è unica! Dunque, l’elemento fondamentale della filosofia dei supereroi è che abbiamo un supereroe e il suo alter-ego: Batman è di fatto Bruce Wayne, l’Uomo Ragno è di fatto Peter Parker. Quando quel personaggio si sveglia al mattino è Peter Parker, deve mettersi un costume per diventare l’Uomo Ragno. Ed è questa caratteristica che fa di Superman l’unico nel suo genere: Superman non diventa Superman, Superman è nato Superman; quando Superman si sveglia al mattino è Superman, il suo alter-ego è Clark Kent. Quella tuta con la grande “S” rossa è la coperta che lo avvolgeva da bambino quando i Kent lo trovarono, sono quelli i suoi vestiti; quello che indossa come Kent, gli occhiali, l’abito da lavoro, quello è il suo costume, è il costume che Superman indossa per mimetizzarsi tra noi. Clark Kent è il modo in cui Superman ci vede. E quali sono le caratteristiche di Clark Kent? È debole, non crede in se stesso ed è un vigliacco. Clark Kent rappresenta la critica di Superman alla razza umana».

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20. Il Signore degli Anelli: Le due torri

Il Signore degli Anelli: Le due torri; Cinematographe.it

C’è del buono in questo mondo, ricorda Sam a Frodo, a se stesso e a noi spettatori, alla fine de Le due torri, quando le speranze sembrano appese al lumicino. Ci sembrava giusto concludere così questa lunga carrellata sui 20 monologhi più belli della storia del cinema.

È come nelle grandi storie, padron Frodo, quelle che contano davvero, erano piene di oscurità e pericolo, e a volte non volevi sapere il finale, perché come poteva esserci un finale allegro, come poteva il mondo tornare com’era dopo che erano successe tante cose brutte, ma alla fine è solo una cosa passeggera, quest’ombra, anche l’oscurità deve passare, arriverà un nuovo giorno, e quando il sole splenderà sarà ancora più luminoso, quelle erano le storie che ti restavano dentro, anche se eri troppo piccolo per capire il perché, ma credo, padron Frodo, di capire ora, adesso so, la persone di quelle storie avevano molte occasioni di tornare indietro e non l’hanno fatto… andavano avanti, perché loro erano aggrappati a qualcosa. […] C’è del buono in questo mondo, padron Frodo… è giusto combattere per questo!

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