Ogni Maledetta Domenica: analisi del monologo motivazionale più famoso di sempre

Per motivare e motivarsi, a volte, è necessaria una spinta; il monologo del coach Tony D'Amato può sicuramente essere considerato tale.

Numerosi sono i momenti della vita in cui ognuno di noi ha desiderato il supporto di qualcuno che potesse motivarci e sostenerci. Alcune volte il nostro desiderio è stato esaudito, altre siamo stati noi stessi a sostenere gli altri: amici, partner, genitori o collaboratori. Motivare e motivarsi sono azioni quotidiane, Tutti noi passiamo minuti o ore a srotolare le nostre matasse, per trovare l’inizio del filo e la giusta strada da seguire. I più fortunati riescono a essere coach di sé stessi, altri, invece, devono necessariamente trovarne uno per riuscire ad esprimere il proprio potenziale.

In Ogni Maledetta Domenica, film del 1999 diretto da Oliver Stone, con Al PacinoJamie FoxxCameron Diaz e James Woods, il protagonista Tony D’Amato (Pacino) è un coach che riesce nella titanica impresa di ricostruire una squadra di football vincente – gli Sharks di Miami – partendo da zero, valore numerico che i giocatori hanno delle proprie qualità e della propria capacità di lavorare in squadra, a causa della morte dell’ultimo proprietario e dell’atteggiamento di Willie (Foxx), il migliore del team ma anche il più individualista. Il film non risulta essere il solito prodotto buonista o americanista, anzi, approfondisce un aspetto dello sport come forse solo Colpo Vincente aveva fatto prima di allora.

 

D’Amato è vecchio stile, impreca, attira le ire della società e dei giocatori, orfani del presidente e incerti sul futuro. Alla fine del film, prima della partita che gli consentirebbe di lasciarsi alle spalle la sfida professionale più grande della loro vita, pronuncia il discorso motivazionale per eccellenza, rimasto nella storia del cinema come il modello di crescita perfetto. In soli quattro minuti fa riconoscere e sfruttare da ogni giocatore le proprie potenzialità latenti, favorisce la loro motivazione individuale, migliora il rendimento della squadra grazie all’apprendimento dei singoli e crea maggiore consapevolezza e responsabilità.

Ogni Maledetta Domenica e il celebre discorso: “Tutto si decide oggi”

Ogni Maledetta Domenica Cinematographe.it

[…] Tre minuti alla nostra più difficile sfida professionale. Tutto si decide oggi. Ora noi o risorgiamo come squadra o cederemo un centimetro alla volta […] Siamo all’inferno adesso signori miei. Credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi, oppure aprirci la strada lottando verso la luce. Possiamo scalare le pareti dell’inferno un centimetro alla volta.

D’Amato parte dal primo punto ponendo degli obiettivi alla squadra e, nessuno di questi, contempla la vittoria. Da grande allenatore qual è, stabilisce immediatamente che la sfida non sarà vincere la partita, ma risalire la china, liberare l’identità della squadra, fatta di singoli giocatori. Pone come obiettivo il risollevarsi da quell’inferno sportivo e professionale che li attanaglia da troppo tempo, introducendo la metafora del centimetro dopo centimetro, e lo fa alludendo al fatto che sia fattibile, nonostante la realtà dei fatti, suggerendo i passi da seguire per scaturire la creatività e la motivazione dei giocatori.

Io però non posso farlo per voi. Sono troppo vecchio. […] Sapete con il tempo, con l’età, tante cose ci vengono tolte, ma questo fa parte della vita. Però tu lo impari solo quando quelle cose le cominci a perdere e scopri che la vita è un gioco di centimetri, e così è il football. Perché in entrambi questi giochi, la vita e il football, il margine di errore è ridottissimo. Capitelo. Mezzo passo fatto un po’ in anticipo o in ritardo e voi non ce la fate, mezzo secondo troppo veloci o troppo lenti e mancate la presa.

Ogni Maledetta Domenica – La Realtà

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Il secondo punto verte sulla realtà. Il coach utilizza termini imparziali, agevolando una valutazione oggettiva delle cose. D’Amato si pone allo stesso livello dei suoi uomini, si mette in discussione usando la propria esperienza e la percezione che ha di sé come specchio nel quale far riflettere gli atleti. Parla di difetti, di limiti personali e di sbagli, alludendo a quel senso di colpa che contagia ogni persona nei momenti bui. La realtà vuole che le cose vengano apprezzate solo una volta perse, così è anche lo sport, che per costruire qualcosa di importante necessita sacrificio e precisione; una dura verità che nessuno di noi riesce a digerire, specialmente quando si passano momenti tragici che richiedono forza e pazienza.

L’allenatore rende consapevoli i singoli dello status in cui versa ognuno di loro, sia concretamente, sia psicologicamente. Il presente degli Sharks è incerto, sì, ma è solo uno di quei passaggi della vita in cui qualcosa ci viene tolto ma noi possiamo riconquistarlo, centimetro dopo centimetro, a patto che venga ottenuto facendo le cose con precisione, o per meglio dire, che venga fatto bene, sfruttando tutte le opzioni che abbiamo nel modo migliore. Solo con un quadro chiaro i giocatori diventano consapevoli e responsabili, attingendo positivamente dal vissuto e proiettandosi nel futuro.

Ma i centimetri che ci servono, sono dappertutto, sono intorno a noi, ce ne sono in ogni break della partita, ad ogni minuto, ad ogni secondo. In questa squadra si combatte per un centimetro, in questa squadra massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi per un centimetro […] perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza fra vivere e morire. […] Dovete guardare il compagno che avete accanto, guardarlo negli occhi, io scommetto che ci vedrete un uomo determinato a guadagnare terreno con voi, che ci vedrete un uomo che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui.

Le opzioni infatti influiscono sulla buona riuscita della partita e sulla volontà che ognuno dei giocatori mette in discussione. Il monologo di Ogni Maledetta Domenica stimola la liberazione della creatività, puntando a responsabilizzare chi lo ascolta. D’Amato non suggerisce soluzioni e non condiziona gli Sharks, anzi, sottolinea più volte che non può vincere per loro.

Li accompagna però nella ricerca delle opzioni, rende consapevoli i giocatori che il più grande valore che posseggono è il compagno di squadra che hanno accanto, perché se il loro presente è in bilico, l’unica soluzione è lottare per ogni centimetro e sacrificarsi l’uno per l’altro, o il costo della sconfitta non sarà la partita, ma il fallimento degli Shark stessi.

Ogni Maledetta Domenica – “Allora, che cosa volete fare?”

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Questo è essere una squadra signori miei. Perciò o noi risorgiamo adesso come collettivo, o saremo annientati individualmente. È il football ragazzi, è tutto qui. Allora, che cosa volete fare?

Gli sceneggiatori di Ogni Maledetta Domenica concludono il monologo di Pacino con una summa molto breve ma perfetta dei precedenti minuti. Non solo porta la squadra a convincersi dell’impresa – risorgere come collettivo o fallire come individui – ma li motiva con una semplice domanda, parte finale del processo motivazionale. Chiede agli Sharks cosa intendano fare, ora che la realtà, gli obiettivi e le opzioni li hanno messi spalle al muro.
La risposta della squadra è immediata. Vogliono farcela, riconquistando quel prestigio che alla fine del film gli permetterà di ritornare la squadra vincente che meritano di essere. D’Amato pone la domanda per predisporre la squadra al raggiungimento degli obiettivi, verifica la direzione presa dalla decisione degli Sharks e che questa li conduca a risollevarsi, constatando con quali tempi essi sono disposti a raggiungere l’obiettivo.

Ogni Maledetta Domenica è passato alla storia per questo monologo, impeccabilmente interpretato da Al Pacino e da Giancarlo Giannini, restando nell’immaginario collettivo come uno dei migliori esempi di coaching espressi al cinema. Questa sera, venerdì 20 luglio, verrà proposto su La7. Tony D’Amato vi aspetta per motivarvi… allora, che cosa volete fare?

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