Captain America – Il primo vendicatore: recensione del film Marvel con Chris Evans

Recensione di Captain America - Il primo vendicatore (2011), diretto da Joe Johnston, che porta in scena il cammino del super(eroe) del Steve Rogers di Chris Evans in un'epica ordinaria di un ragazzo straordinario di Brooklyn.

Nel lontano 2011, quando la Marvel Studios non era ancora la superpotenza cinematografica di adesso – capace di imporsi agli Oscar 2019 con Black Panther facendo incetta di premi su premi – stava per concludersi la fatidica Fase 1 dell’Universo Cinematografico Marvel quando Kevin Feige introdusse con Captain America: Il primo vendicatore (2011), diretto da Joe Johnston (Le avventure di Rocketeer, Pagemaster, Jurassic Park III) il supereroe Marvel più iconico e fiero, affidando a Chris Evans il compito di portare in scena il leggendario Steve Rogers.

Ne diviene così una pellicola oggi ritenuta dalla comunità cinefila, di livello inferiore rispetto ai più fortunati Iron Man (2008) diretto da Jon Favreau, e lo stesso Thor (2011) diretto da Kenneth Branagh della stessa Fase 1, ma Captain America – Il primo vendicatore è in realtà un’affascinante fantasia sulla Seconda Guerra Mondiale delineata nell’epica narrativa di un uomo disposto a sacrificare sé stesso e il suo unico Amore, per salvare il mondo da una catastrofe altrimenti di proporzioni mondiali.

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Il successo fu clamoroso tuttavia, non solo per aver incassato 370 milioni e mezzo globali (per la Marvel dell’epoca un buon risultato), ma anche per aver dato vita a un franchise consolidato per una delle trilogie Marvel di maggior successo. I successivi Captain America: The Winter Soldier (2014) e Captain America: Civil War (2016) rappresentano assieme a Il primo vendicatore (2011) un unicum cinematografico, un raro caso di trilogia cinematografica che migliora nel suo dipanarsi.

Captain America – Il primo vendicatore: i precedenti “pericolosi”

Captain America - Il primo vendicatore cinematographe.it

Simbolo della Golden Age della Marvel per poi diventare lentamente un supereroe per tutte le stagioni vista una storia editoriale attiva dal 1940, Captain America tuttavia non ebbe vita facile a livello televisivo-cinematografico. Nel 1979 venne lanciato un alquanto improponibile film per la televisione con protagonista Reb Brown dove la celebre A con le ali da aquila venne dipinta addosso a un casco da motociclista.

Il “pezzo forte” tuttavia arriva con l’unico precedente cinematografico. Un omonimo film a basso budget del 1990 con Matt Salinger a dar vita al ruolo che ha poi consacrato il talento da blockbuster di Evans – ma che fu offerto precedentemente a Val Kilmer e Arnold Schwarzenegger. Come potete immaginare il film del 1990 fu un fiasco colossale, riuscì tuttavia a diventare un fenomeno di culto tra gli accanitissimi fan della Marvel.

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Captain America – Il primo vendicatore: Steve Rogers tra dispute legali e cambi di regista

Captain America - Il primo vendicatore cinematographe.it

Oltre ad adattamenti cinematografici al limite dell’improponibile, Captain America – Il primo vendicatore dovette anche affrontare cause legali non indifferenti come quella del 2003 tra Joe Simon e Marvel Comics sui diritti d’autore del personaggio – finita in controversia -, e lo sciopero degli sceneggiatori del 2007 che per poco non mandò a monte l’affare con la Paramount Pictures inerente alla distribuzione del film.

Captain America – Il primo vendicatore – entrato finalmente in piena pre-produzione – ebbe anche non pochi problemi nella scelta del regista visto che Jon Favreau si tirò indietro per dedicarsi anima e corpo a Iron Man; si pensò anche a Nick Cassavetes e Louis Leterrier, e infine a Joe Johnston scelto da Feige per le sue passate esperienze cinematografiche. Captain America – Il primo vendicatore venne infatti definito al momento della presentazione nel 2008, come: “un film d’epoca come Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta, ma con più materiale. Sembra i Predatori che incontra Rocketeer e Salvate il soldato Ryan.” 

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Non a caso infatti, Captain America – Il primo vendicatore ha moltissimi punti in comune con il film Disney, Le avventure di Rocketeer (1991), a partire dall’ambientazione storico-culturale sino alla scelta di un ragazzo comune come protagonista che tramite un espediente – sia esso il siero del super-soldato o il prototipo di zaino jet-pack – salva il mondo dai Nazisti.

La sceneggiatura di Captain America – Il primo vendicatore è la prima del duo Christopher Markus e Stephen McFeely che han curato pure i capitoli successivi della trilogia e il cross-over evento della Fase 3 dell’Universo Cinematografico Marvel – Avengers: Infinity War ed Endgame, diretti da Anthony e Joe Russo. Script tuttavia che oltre a esser stato riscritto almeno tre volte, venne passato al setaccio da Joss Whedon al fine di creare una sinergia narrativa tra i vari Iron Man 2 (2010) diretto da Jon Favreau e Thor (2011), diretto da Kenneth Branagh, in vista del primo cross-over di casa Marvel: The Avengers (2012), diretto proprio dallo stesso Whedon.

Il salto temporale dal 1945 al 2012 in chiusura di pellicola infatti, rappresenta uno dei primi segnali della progettazione a lungo termine della Marvel Studios per come oggi la conosciamo.

Captain America – Il primo vendicatore: la trama del film

Captain America – Il primo vendicatore, ambientato prevalentemente durante la seconda guerra mondiale, racconta la storia di Steve Rogers (Chris Evans), un magrolino ragazzo di Brooklyn che viene trasformato nel super soldato Captain America per aiutare i soldati in guerra. Rogers deve affrontare lo spietato Teschio Rosso (Hugo Weaving), un ufficiale di Adolf Hitler della divisione scientifica nota come HYDRA che vuole impadronirsi del misterioso Tesseract e usarlo come arma per annientare il mondo.

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Captain America – Il primo vendicatore: il cammino del (super)eroe di Steve Rogers

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Captain America – Il primo vendicatore, rappresenta quello che a tutti gli effetti si potrebbe identificare come l’estremizzazione massima del concetto del cammino dell’eroe o per meglio dire del super-eroe. Ci viene presentato in apertura di pellicola infatti, il punto di vista della narrazione, quel Rogers di Evans – ragazzo comune, buono, di sani principi – ma che per tutto il primo atto è fisicamente debole.

Un ingegno che determina così la presenza di un eroe scenico fortemente depotenziato a livello narrativo, con cui caricare di valore il graduale percorso/cammino del (super)eroe di cui Rogers è protagonista. Nell’evolversi della narrazione infatti, Rogers accederà in un mondo straordinario che a partire dal secondo atto gli permetterà di compiere imprese eroiche giungendo sino al sacrificio estremo – ultima risorsa in chiusura di terzo atto – per consegnare l’epica di Cap all’immortalità dei posteri. Elementi che la sceneggiatura di Markus & McFeely delineano con un progressivo aumento della posta in gioco nel conflitto scenico in un incedere graduale dal ritmo vivace.

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Ma per poterlo fare, Captain America deve affrontare non solo la diffidenza dei compagni di plotone, dell’opinione pubblica che lo vede come un saltimbanco, del proprio Colonnello Chester Philips (interpretato da Tommy Lee Jones), ma anche dello suo stesso amico fraterno James “Bucky” Barnes (interpretato da Sebastian Stan). Quello che poi diverrà l’alleato principale del Rogers di Evans – nonché protagonista di uno degli archi narrativi più avvincenti dell’intero Universo Cinematografico Marvel –  stenterà a credere che quell’eroe di guerra sia lo stesso ragazzino che qualche mese prima veniva pestato a sangue nel vicolo dietro al cinema.

Tutti fattori narrativi, scenici e ambientali, volti ad accrescere quelle che poi saranno le imprese eroiche dello stesso Cap, rendendo il suo cammino del (super)eroe semplicemente l’epica ordinaria di un ragazzo straordinario di Brooklyn.

Captain America – Il primo vendicatore: Teschio Rosso, un villain fuori e dentro la storia

Captain America - Il primo vendicatore cinematographe.it

Non c’è solo Cap in scena in realtà, perché per ogni eroe per bene c’è bisogno di un villain che si rispetti. In Captain America – Il primo vendicatore infatti, siamo dinanzi a uno script il cui incedere della struttura narrativa prevede un doppio arco narrativo parallelo volto a delineare la dicotomica opposizione tra bene e male.

Un conflitto secolare di cui la storia del cinema è colma e che in Captain America – Il primo vendicatore viene incarnato dal Rogers di Evans e dallo Schmidt/Teschio Rosso di Weaving che con i rispettivi aiutanti – Bucky e lo scienziato dell’HYDRA Arnim Zola (interpretato da Toby Jones) – si ritroveranno faccia a faccia in chiusura di secondo atto; figli di valori e ideali totalmente opposti con un oceano di fiamme sotto i loro i piedi.

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Un’opposizione dicotomica resa ancor più grande dallo sviluppo di eroe e villain. Sia Cap che Teschio Rosso infatti, vengono portati nel conflitto scenico perché entrambi figli degli effetti del siero del super-soldato di Erskine (interpretato da Stanley Tucci) – speciale composto chimico in grado di sviluppare il corpo ed esaltare l’animo dell’individuo che lo assume. Se Steve Rogers non è che un bravo ragazzo di Brooklyn che non abbassa mai la testa dinanzi alle ingiustizie perché ha “tutto il giorno libero“, Captain America non può che rappresentare ciò che c’è di buono nel mondo, la libertà, l’onore, l’amicizia e i valori sani di cui l’America patriottica si fa portatrice. E in opposizione, se Johann Schmidt è uno scienziato infido e malvagio che non accetta nemmeno l’essere sottomesso a Hitler, Teschio Rosso non può che essere l’incarnazione della corruttibilità del potere, della ricerca ossessiva del successo, del superare limiti invalicabili “per natura” perdendo tutto ciò che c’è di buono nel mondo per il raggiungimento di un unico fine.

Non è un caso infatti che nell’ottica del caricare di valori e significati il cammino del super-eroe Rogers, si sia scelto un villain scenico come Teschio Rosso, capace di tradire il proprio führer per il raggiungimento di un potere inaccessibile per un uomo comune come lui, un semplice politico. Un villain fuori e dentro la storia, volto a rendere l’epica alla base della narrazione di Captain America – Il primo vendicatore, assolutamente fuori dagli schemi del cinema di genere.

Captain America – Il primo vendicatore, un imperdibile inizio di trilogia

Captain America - Il primo vendicatore cinematographe.it

Tra gli Howling Commandos, l’iconica Peggy Carter (interpretata da Hayley Atwell) – simbolo d’emancipazione femminile e di una donna forte in un “gioco da uomini” –  e un continuo voler scrivere e riscrivere la storia, Captain America – Il primo vendicatore – in uno dei più scoppiettanti inizi di franchise mai visti nel cinema d’intrattenimento – non è che un’affascinante e fantasiosa ricostruzione storica in bilico tra fantasia e realtà.

Nel delineare il cammino del super-eroe di Steve Rogers, si dà l’inizio a un percorso che porterà Cap – nei successivi sequel – a riscoprire sé stesso in una nuova vita sino alla battaglia con Thanos in chiusura di Avengers: Endgame (2019), il cui ultimo atto gli permetterà di “tornare indietro”, per poter ricominciare daccapo.

Il primo vendicatore però, ci ricorda ancora una volta perché in un mondo come questo, tra gesti eroici e sacrifici impensabili altrimenti, sarebbe necessario che i super-eroi esistessero sul serio.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 4

3.5