Black Mirror 4: recensione in anteprima della serie Netflix

Black Mirror 4 è ancora una delle cose migliori che siano capitate al piccolo schermo, ma poteva fare di meglio. Ecco la nostra recensione in anteprima

Black Mirror è fatta della stessa sostanza di cui sono fatti gli incubi. Arrivati alla quarta stagione, però, quel brutto sogno si è affievolito, ha perso mordente, ha perso la capacità di tenerci svegli la notte e di guardare con sospetto gli schermi neri che tappezzano le nostre vite. Black Mirror 4 rimane una rivoluzione della serialità televisiva moderna, ma non al pari di ciò che l’ha preceduta.

Quando la serie di Charlie Brooker è passata dal britannico Channel 4 all’internazionalissimo Netflix, è accaduto ciò che i fan più accaniti temevano: lo show è arrivato agli occhi del grande pubblico che, per essere accontentato, non ha più bisogno di grandiosa narrazione e idee guizzanti, bensì di spettacolarità e sorpresa. Black Mirror 4 ha portato avanti ciò che si era già percepito nella scorsa stagione: una scrittura stanca, che punta allo sconvolgimento spicciolo del suo spettatore. E questo è un peccato.

Black Mirror 4 Cinematographe black mirror immagini netflix 1

La serie antologica che racconta dei rischi e dei terrori che scaturiscono dall’uso e dall’abuso della tecnologia non manca di sfoggiare una qualità visiva spettacolare. Ogni episodio è un film e ogni film è impeccabile. Chi, però, ricorda quando nel 2011 aveva visto gli episodi The National Anthem (Messaggio al Primo Ministro), oppure The Entire History of You (Ricordi pericolosi) o nel 2013 gli episodi Be Right Back (Torna da me) o White Bear (Orso Bianco), ricorderà anche quella sensazione di ansia e di conseguente dipendenza da Black Mirror. Ecco, con la quarta stagione, quel sentimento non c’è più.

Parliamoci chiaro: Black Mirror è ancora una delle cose migliori che siano mai capitate al piccolo schermo e qui non si discute. Ma quella che sentite è la lamentela di chi aveva aspettative troppo alte. Perché il rischio è proprio questo: quando un prodotto è stato tanto innovativo da tutti i punti di vista, il crollo è dietro l’angolo. Allo stesso tempo, però, è arrivata la fama che – lo sappiamo – acceca: gli spettatori, allora, continueranno a vedere la stessa meravigliosa serie tv, con gli occhiali rosa dell’amore sconsiderato di un fan, senza notare le brutture.

Ma allora Black Mirror 4 è da evitare? La risposta la sapete: assolutamente no. Ripetita iuvant: la serie di Charlie Brooker è ancora qualcosa di speciale. Quando si vola tanto in alto, la caduta è decisamente molto lunga e per arrivare allo standard che lo circonda, Black Mirror deve cadere parecchio. Quest’anno gli episodi sono di nuovo 6, ognuno diretto da un regista diverso, tutti scritti da Brooker.

Black Mirror 4: gli episodi (senza spoiler)

Black Mirror 4 Cinematographe

C’è Crocodile, diretto da John Hillcoat (Lawless), un thriller violento che racconta la storia di una donna (Andrea Riseborough) la cui vita dimostra perfettamente la legge del piano inclinato: una volta innescata una serie di eventi, non si può più fermare. Poi c’è Arkangel, episodio diretto da Jodie Foster (Mr. Beaver) che affronta l’ansia di una madre ai tempi della forsennata tecnologia: l’unico modo per tenere un figlio fuori pericolo, è non levargli mai gli occhi di dosso.

Il terzo episodio è Hang the DJ, diretto da Tim Van Patten (Boardwalk Empire, Il Trono di Spade), grande parentesi romantica della stagione. Ricordate San Junipero e quanto vi aveva fatto sospirare? Dimenticatelo. Segue USS Callister, diretto da Toby Haynes (Sherlock), uno sorta di omaggio alla storica serie televisiva Star Trek, ma secondo lo stesso Brooker è più incentrata “sui rischi dell’abuso di potere” e noi siamo decisamente d’accordo, ma aggiungiamo: abuso di potere con una spaventosa realtà virtuale per le mani.

Concludono la stagione Metalhead, diretto dal fenomenale David Slade (Hannibal, American Gods), episodio totalmente in bianco e nero, violento, ansiogeno e destabilizzante sulla fuga di una donna da uno strano cane da guardia. Alla fine, poi, c’è Black Museum, diretto da Colm McCarthy (La ragazza che sapeva troppo), un episodio che contiene al suo interno quelle che sembrano a tutti gli effetti altre puntate di Black Mirror 4. Un vero e proprio museo degli orrori della tecnologia.

Dopo Black Mirror 4, quindi, abbiamo qualche certezza. Sappiamo che quelli che abbiamo visto non sono episodi di una serie televisiva, bensì film thriller, dell’orrore, di fantascienza di altissima qualità. Sappiamo che Charlie Brooker è una delle menti più malate e geniali del nostro tempo. Sappiamo che Netflix ha rovinato quello che era un gioiello di nicchia rendendolo un prodotto ad alto consumo dal budget esorbitante, senza tener conto delle conseguenze. Sappiamo che, qualunque cosa accada, quando tra un anno usciranno i prossimi episodi, torneremo di corsa a farci ipnotizzare dallo schermo nero. Oppure chissà: potremmo già avere un chip collegato al cervello e basterà premere play.

Regia - 4.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 4.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3.5
Emozione - 3

3.5

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