Army of the Dead: recensione dello zombie movie Netflix di Zack Snyder

La recensione dell’atteso ritorno di Zack Snyder allo zombie movie. Uno show splatter senza mezze misure, muscolare, dinamitardo e grondante sangue che il regista statunitense e Netflix hanno deciso di regalare agli abbonati dal 21 maggio.

Se c’è un film che gli abbonati di Netflix e non solo attendevano con trepidazione, beh quello è proprio Army of the Dead. Di tempo ne è trascorso da quando il broadcaster a stelle e strisce ha annunciato l’acquisizione dei diritti di distribuzione del film di Zack Snyder. Nel frattempo la pubblicazione di foto, teaser e trailer non hanno fatto altro che alimentare ulteriormente la curiosità nei confronti dello zombie movie firmato dal cineasta statunitense. Ma come tutto anche le attese sono destinate e finire, con l’ora x del rilascio sulla piattaforma che è scattata con la mezzanotte e un minuto del 21 maggio 2021. E c’è chi come noi ha letteralmente spaccato il secondo per gustarsi questo nuovo “cocktail” a base di ettolitri di sangue, arti mozzati, interiora, piombo ed esplosioni. Ingredienti, questi, appartenenti al ricco filone di riferimento che l’autore, qui per la prima volta anche nelle vesti di direttore della fotografia e di factotum, ha mescolato senza soluzione di continuità con l’action, il war movie, il western e soprattutto con l’heist movie. Il tutto calato in un contesto apocalittico.

Army of the Dead: un mash up apocalittico che mescola action, war movie, western e heist movie

Army of the dead, cinematographe.it

Con questo mash-up, il regista californiano mescola sulla sua tavolozza i colori che il colosso dello streaming gli ha messo a disposizione. E lo ha fatto in un sottogenere che ha in dotazione temi e stilemi imprescindibili. Un sottogenere tra i più frequentati alle latitudini e in epoche diverse dal cinema fanta-horror, nel quale si è detto e mostrato di tutto e di più. Motivo per cui è praticamente impossibile proporre qualcosa di originale. Non è questo, e probabilmente non lo sarà mai più rispetto alla golden age del filone, l’intento di coloro che da qualche decennio a questa parte si stanno misurando con lo zombie-movie. Il ché li rende volente o nolente non dei cantautori come quelli di un tempo, piuttosto degli interpreti di grandi hit del passato, chiamati a rinverdire, reinterpretare e adattare l’estetica al nuovo millennio con varianti, pennellate e qualche guizzo. Dal canto suo, Snyder sembra esserne – a differenza di tanti altri colleghi – cosciente, come lo era stato nel lontano 2004 quando esordiva con Dawn of the Dead, il remake rivisitato del capolavoro di George A. Romero.

Army of the Dead segna il ritorno di Zack Snyder allo zombie movie

Army of the Dead Cinematographe.it

Snyder si è dunque rituffato nel genere che ha segnato il suo fortunato battesimo di fuoco, capace di incassare circa 100 milioni di dollari in tutto il mondo. Lo ritroviamo alle prese con un’orda di dinoccolati assetati di sangue che si frappongono tra un cospicuo malloppo e una banda di mercenari incaricati di scassinare il caveau di un casinò di Las Vegas per recuperarlo. Lì la squadra capitanata da Scott Ward (interpretato da Dave Bautista) dovrà vedersela con una schiera di famelici croupier, sosia di Elvis, stripper, imbonitori, maghi e persino con una tigre zombie. Insomma, un gran bel da fare per entrare, mettere le mani sul gruzzolo e uscire vivi da una città devastata e popolata da zombie, isolata dal governo con un muro di container metallici per contenerli. Ce la faranno i nostri anti-eroi a compiere la missione prima che l’intera area venga spazzata via da una testata nucleare? Alla visione l’ardua sentenza.

Un popcorn movie testosteronico e straboccante, ludico e fumettoso

Army of the Dead cinematographe.it

Per scoprirlo, lo spettatore di turno dovrà gettarsi a capofitto in una timeline che copre una distanza  decisamente eccessiva rispetto alle reali esigenze drammaturgiche e narrative del plot, con un racconto che non presenta stratificazioni, dinamiche e sviluppi tanto rilevanti da giustificare una durata che oltrepassa le due ore, spingendosi sino ai 148 minuti complessivi. Questo perché Army of the Dead è uno di quei popcorn movie che non bada tanto alla sostanza, ma all’intrattenimento a buon mercato. Testosteronico e straboccante, ludico e fumettoso come piace a chi lo ha “partorito” e a chi come noi sposa il suo cinema, il film diverte e si diverte tra una citazione e l’altra (da Il Pianeta della Scimmie ai carpenteriani 1997: Fuga da New York e Fantasmi su Marte), qualche omaggio (vedi la bandana rossa indossata dal personaggio di Chambers che ricorda quella indossata da Vasquez in Aliens – Scontro finale) e un’ultra-cinetica successione di sequenze adrenaliniche (tra cui la sparatoria al buio) che mirano a uno show balistico e splatter di grande effetto, a cominciare da quella che accompagna i titoli di testa sulle note della cover di Viva Las Vegas.

Un’ultra-cinetica successione di sequenze adrenaliniche che mirano a uno show balistico e splatter di grande effetto

Army of the Dead cinematographe.it

Il ché è sufficiente quantomeno a tamponare le mancanze di una scrittura che si perde i pezzi per strada. La confezione d’impatto riesce, infatti, a tenere occupata la retina e la mente dello spettatore, distratto dal come piuttosto che dal cosa e dal perché. Della funzione politica di specchio di una società malata, schiava del potere o in preda alle ideologie del momento che caratterizzava i gioielli del padre biologico dello zombie movie non vi è dunque traccia. Semmai Snyder chiama in causa la quarantena, l’immigrazione clandestina e il concetto di barriera, quella che ad esempio gli Stati Uniti hanno eretto al confine con il Messico. Ma oltre questo non si va, perché passa in secondo piano per lasciare campo libero allo spettacolo. Della serie chi si accontenta gode e a noi in questo caso va più che bene.

Regia - 4
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 2.5

3.3