Dumbo: 5 motivi per vedere il live action di Tim Burton

In occasione dell'uscita di Dumbo di Tim Burton, vi diamo cinque buoni motivi per correre a vedere il film nelle sale cinematografiche.

A distanza di quasi 80 anni, torna al cinema uno dei classici Disney che ha conquistato grandi e bambini, Dumbo. Il 2019 è un anno particolarmente impegnativo per la Disney, dato che la Casa di Topolino ha introdotto nella sua programmazione numerosi rifacimenti live-action/sequel di celebri classici d’animazione. A fare da apripista agli innumerevoli progetti che usciranno quest’anno (AladdinToy Story 4, Il Re Leone, Frozen 2) c’è proprio l’atteso live-action diretto da Tim Burton (di cui del vero Burton, purtroppo, ha poco e nulla), la cui ultima prodezza cinematografica è stato il film del 2016 Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali – uscito nelle sale cinematografiche italiane il 28 aprile.

Un periodo che equivale a quasi un secolo per uno studio cinematografico come la Disney non è poco, anzi. Durante tutti questi anni la Casa di Topolino ha compiuto progressi sorprendenti, creando un vero e proprio impero dell’entertainment e dando vita a un indiscutibile monopolio – oltre alle acquisizioni della Pixar, Lucasfilm, Marvel, è recente la conclusione dell’accordo stipulato con la 20th Century Fox per l’acquisto di gran parte dei suoi contenuti e proprietà. Ma, al di là di tutte queste questioni burocratiche, ciò che è mutato totalmente dal 1941 (anno in cui uscì il classico d’animazione), è la resa visiva dei film e, più in particolare, l’introduzione dei computer e della più avanzata tecnologia, che hanno permesso una nuova iterazione, in chiave moderna, di tali prodotti.

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Siamo sicuri che i nostalgici non potranno fare a meno di correre subito a vedere la nuova versione dell’intramontabile classico d’animazione Disney. Coloro che, invece, sono un po’ più titubanti all’idea di guardare l’elefantino in CGI, ecco 5 buoni motivi per andare subito a vedere il live-action!

Dumbo – la magia della diversità

Dumbo Cinematographe.it

Dumbo è essenzialmente una favola sulla diversità. D’altronde il protagonista è un elefantino che possiede delle orecchie fuori dal normale, che sono proprio la causa di derisione da parte di tutti (nel film d’animazione anche gli altri animali del circo, personificati, si prendevano gioco di lui, oltre agli spettatori del circo).

Lo stesso titolo e nome del protagonista si riferiscono a questa condizione di “estraneo”, “diverso”. In realtà il nome è Jumbo Jr., Dumbo viene assegnato successivamente, proprio col fine di screditare e “bullizzare” l’elefantino – il termine inglese “Dumb”, infatti, si usa per dare dello “stupido” o dell’idiota a una persona. Una diversità che, in quanto tale, cerca di essere celata al pubblico fin da subito, da parte del proprietario del circo, Mr. Medici (Danny DeVito) – Mr. Medici non vuole che si comunichi all’esterno il fatto che il circo abbia l’elefantino dalle orecchie enormi, come non vuole nemmeno chiamare un medico per visitarlo, perché poi si potrebbe spargere la voce.

Al suo debutto circense, le orecchie di Dumbo vengono coperte, per evitare shock o reazioni indesiderate da parte dei presenti. Difficilmente si tende a esibire qualcosa che non rientra nell’ordinarietà, come se questa potesse essere una minaccia per qualcuno. Spesso invece la magia si nasconde nella difformità, nella diseguaglianza. Sono le sue enormi orecchie, criticate da tutti, il vero cavallo di battaglia di Dumbo. Senza questa particolare caratteristica fisica sarebbe solo un piccolo elefante come tanti altri. È grazie a loro se riesce a diventare una star e a riunirsi con la madre.

Dumbo – Un irresistibile elefantino in CGI tra le meraviglie dei set

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Ciò che colpisce indubbiamente di Dumbo è la complessità dei set, dotati di una vasta gamma di colori accesi e da un’intensa combinazione tra il rosso e il blu. Sorprendentemente, per il film sono stati usati sia set fisici come Dreamland e il Colosseum – in prevalenza – che set creati artificialmente, tramite l’uso del green screen – impiegato prevalentemente per il cielo. Un mix dunque tra artigianalità e tecnologia, anche se talvolta l’ultima sembra prendere il sopravvento. Nonostante a volte possa dar fastidio l’uso eccessivo della computer grafica, occorre precisare che è proprio l’introduzione di questo tipo di tecnologia – come precisato anche all’inizio dell’articolo – a differenziare il film dal suo predecessore e a renderlo un prodotto innovativo.

Dimenticate il tenero elefantino bidimensionale protagonista del classico del 1941, qui, Dumbo è più reale che mai e incanterà sicuramente i bambini di tutto il mondo. Nel film l’elefantino non parla, quindi Burton doveva trovare un altro escamotage per poter far immedesimare gli spettatori col dolce protagonista. È impossibile rimanere indifferenti guardando i suoi enormi occhioni azzurri (diciamocelo, gli occhi grandi, attraverso cui trasmettere specifiche emozioni e stati d’animo, sono da sempre un cavallo di battaglia dell’arte cinematografica di Tim Burton).

Il live-action presenta esattamente il progresso fatto dallo studio in un secolo. Che poi preferiate o meno l’animazione e la forma artistica delle origini Disney, questo dipende ovviamente dal vostro insindacabile gusto.

Dumbo – Un cast d’eccezione diretto da Tim Burton

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A rendere ancora più magico Dumbo è indubbiamente il fatto che sia composto da un cast di all-star, tutti protagonisti quasi in egual modo, diretti dall’eccentrico Tim Burton, che stavolta torna a occuparsi dell’ennesima favola di un personaggio all’apparenza emarginato, sotto il brand Disney. Nel film troviamo Michael Keaton, Danny DeVito, Colin Farrell ed Eva Green (Keaton e la Green avevano già lavorato con Burton rispettivamente in Beetlejuice – Spiritello porcello e in Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali). Ciascuno di loro riesce a dare al film dei personaggi che offrono un apporto emotivo e psicologico decisivo ai fini della storia.

Colin Farrell ha ormai ampiamente dimostrato in film precedenti, come per esempio Saving Mr. Banks tanto per rimanere in tema Disney, d’interpretare accuratamente e con verosimiglianza il padre di famiglia premuroso che pone sempre i desideri e le convinzioni dei suoi figli davanti a tutto. È proprio il suo eclettismo che conquista, specialmente se si pensa alla carriera iniziale dell’attore, costellata prevalentemente da ruoli action o comunque da antagonista. Magistrale come sempre anche Michael Keaton – nonostante le sue performance migliori siano altre – nella parte dell’ennesimo villain, anche un po’ stravagante nelle sue manie di grandezza.

Inoltre, non si può non amare Danny DeVito, che diverte in ogni caso, qualsiasi sia il personaggio che interpreta, sia per la presenza scenica che per le inequivocabili espressioni. Come non menzionare poi Eva Green, letteralmente una Dea che calca il set, resa ancora più luminosa da outfit che seguono le atmosfere e il gusto della cinematografia di Tim Burton (un lavoro simile su Eva Green, dal punto di vista dei costumi, era stato realizzato anche in Miss Peregrine).

Dumbo – L’importante messaggio del live-action

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“Medici e Famiglia” è un circo eco-friendly? Durante lo svolgimento del live-action diretto da Tim Burton notiamo come il circo diretto da Mr. Medici sia essenzialmente un mezzo d’intrattenimento circense come molti altri. Gli animali devono rimanere nelle proprie gabbie, e quando questo non accade – come una delle scimmiette più vivaci che scappa sempre dalla sua “casa” dando fastidio agli acrobati e più specificatamente al proprietario del circo – Max Medici va su tutte le furie. La mancata cura e attenzione nei confronti degli animali si percepisce fin da subito, notando le condizioni in cui vivono gli animali e anche come viene trattata mamma Jumbo, sia subito dopo il parto sia dopo aver cercato di proteggere il figlioletto dalla derisione altrui.

La triste realtà degli animali dei circhi è ancora più evidente quando la compagnia si sposta a Dreamland, dove l’unico vero Dio è il Dio denaro, che sfrutta gli animali per intrattenere il pubblico, indipendentemente dalla salute e dalle situazioni in cui si trovano. Solo grazie all’amore e alla premura dell’ex star del circo Holt (Colin Farrell), dei suoi figli Milly e Joe, e alla fine di Colette (Eva Green), le creature inizieranno a essere trattate come meritano, senza soprusi e violenze.

Un invito ancora una volta al rispetto reciproco, non solo tra esseri umani, ma anche tra persone e animali. Messaggio ancora più evidente nel film di Burton, che nel classico d’animazione degli anni ’40, dove gli animali erano più “fiabeschi”, dato che parlavano e assistevano quasi inermi alle decisioni degli umani. In Dumbo del 2019, gli animali del circo agiscono, si muovono: manca loro la parola, ma con le loro azioni, i loro gesti, trasmettono molto di più di quanto non dicono. La favola in questo caso è solo un mero mezzo per denunciare un mondo come quello presentato da Dreamland, in cui gli animali considerati più pericolosi vengono tenuti a bada con delle catene e tenuti in cattività. Basta più gabbie, lunga vita alla libertà.

Dumbo – Il fascino ingannevole di Dreamland

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Non tutto è oro quel che luccica e Dreamland, il fantomatico circo di successo creato dal Vandemere interpretato da Michael Keaton – dove vanno Dumbo, gli altri animali “artisti” e tutta la compagnia circense di Mr. Medici – è qualcosa ben lontana dal sogno. Un luogo patinato, lussuoso, dove sembra che tutti i desideri e i sogni diventino realtà, come credono anche i nostri protagonisti nel momento in cui vi si trasferiscono. Dreamland in realtà nasconde oscuri segreti che fanno capire che tutta la bellezza esteriore di questa location è solo una messa in scena orchestrata ad hoc per ingannare non solo i dipendenti, ma anche i visitatori.

È come se Dreamland si ponesse in diretta opposizione a Dumbo e tutto ciò che rappresenta. L’elefantino si mostra fin da subito per quel che è, con l’esibizione limpida del suo difetto e le eventuali complicazioni che questo comporta. Mentre Dreamland si presenta come un posto da sogno, ma in realtà è un incubo, in cui vengono orchestrate le più grandi oscenità – soprattutto umane, non solo di business. Alla fine ciò che conta è l’umiltà, l’onestà e il rispetto del prossimo, non importa che forma o aspetto esso abbia.

Dumbo è autentico in tutti i suoi difetti e limiti, non ha bisogno di apparire per quello che non è. Il vero antagonista del film non è il personaggio interpretato da Michael Keaton, quanto più il capitalismo nascente, la mercificazione che si nasconde dietro alla sua persona, caratterizzata da intrighi, cospirazioni e omicidi. Non a caso, Dreamland, più che a un parco divertimenti in stile Disneyland, alla fine mostra la sua vera essenza, diventando una versione simile al parco giochi Dismaland creata da Banksy, diretta critica al consumismo, al potere e più in generale al consumo di massa.

Meditate dunque, e non fermatevi alle apparenze!