Stanley Kubrick: i 10 migliori omaggi fatti al regista, da Disney Pixar a Christopher Nolan

Amato, odiato, venerato, imitato, sottovalutato, ma da tutti invidiato. Stanley Kubrick è in assoluto uno dei migliori registi, al punto che sono moltissime le opere cinematografiche che gli rendono omaggio, dai cartoni animati Disney ai film Christopher Nolan, passando per Steven Spielberg e non solo!

Il 26 Luglio del 1928 nasceva Stanley Kubrick, fotografo, scrittore, direttore della fotografia, montatore, scenografo, creatore di effetti speciali, produttore, sceneggiatore e, si, anche regista. Ma soprattutto la mente, per alcuni aspetti, più brillante e geniale della storia del cinema. Il più grande cineasta della storia recente, megalomane, libero e onnipotente.

La sua leggendaria filmografia di 13 lungometraggi è tra le più diversificate e complesse tra quelle di tutti gli autori della Settima Arte. Kubrick è stato capace di creare capolavori spaziando in quasi ogni genere: dal genere di guerra con Orizzonti di gloria (1957) e Full Metal Jacket (1987), passando per l’horror puro, Shining (1980), lo storico, Barry Lyndon (1975), il grottesco, Arancia Meccanica (1971) e il Dottor Stranamore: ovvero come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba (1964), fino alla fantascienza pura con 2001: Odissea nello Spazio (1968). A questi si aggiungono altri capolavori come Lolita (1962), Spartacus (1960), Rapina a mano armata (1956) e via dicendo.

Durante la sua carriera è stato candidato all’Oscar per ben 13 volte, vincendo una sola statuetta per gli effetti speciali di 2001: Odissea nello Spazio. Vinse però 2 David di Donatello (Miglior produttore straniero per Full Metal Jacket e il Premio David Luchino Visconti, entrambi nel 1988) e, il suo premio più prestigioso, il Leone d’oro alla carriera a Venezia nel 1997.

Amato, odiato, venerato, imitato, sottovalutato, ma da tutti invidiato. Fece del cinema ciò che voleva, capace di illuminare indisturbato ogni angolo remoto di un’arte che per lui nessun segreto sembrava avere e che sembrava aspettasse solo lui per poter risplendere come mai prima d’ora. Il suo ultimo film fu il dramma erotico Eyes Wide Shut. Morì una settimana prima della fine del montaggio, il 7 Marzo 1999.
Di lui non si è mai spesso di parlare, i suoi lavori sono tutt’ora studiati e ogni regista sogna di essere Stanley.

Tantissimi l’hanno omaggiato e citarli tutti è forse impossibile, ma abbiamo estrapolato di seguito gli omaggi più significati fatti a Stanley Kubrick.

La Pixar e l’omaggio ai classici

La Pixar non hai mai fatto mistero di ispirarsi a grandi classici per alcune scene dei suoi film. In questo gigantesco omaggio che comincia dalle primissime pellicole ci sono molte citazioni anche ai film di Stanley Kubrick.
Per esempio nel primo Toy Story (1995) il pavimento della casa della casa di Sid richiama palesemente il motivo dei corridoi de l’Overlook Hotel di Shining, così come in Toy Story 2 – Woody e Buzz alla riscossa (1999) l’ambientazione del videogioco di Lightyear è presa da 2001: Odissea nello spazio.
Ma ancora in Monster & Co. (2001) la camminata che vede l’ingresso degli spaventatori richiama alla camminata dei drughi in Arancia Meccanica. Lo squalo di Alla ricerca di Nemo (2003) è Jack Nicholson nella famosa scena dell’ascia in Shining e infine Wall-E (2008) prende il suo concept da 2001: Odissea nello spazio.

L’omaggio de I Simpson a Stanley Kubrick

Così come nel caso precedente, anche I Simpson di Matt Groening hanno costantemente omaggiato i classici del cinema. Nel caso di Stanley Kubrick sono stati però sempre molto molto generosi.

Le affinità tra Scappa – Get Out e Shining

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Per stessa ammissione di Jordan Peele Shining è il primo riferimento e la pellicola più omaggiata nel suo Scappa – Get Out (2016), per il quale si è aggiudicato l’Oscar per la Miglior Sceneggiatura Originale.

Il film si apre con la morte di Andre, che nella versione originale dice al telefono “It’s like a fucking “hedge maze” (labirinto di siepi) out here.”, lo stesso labirinto di siepi dell’horror di Kubrick. Persino il titolo del film su schermo ha lo stesso font, lo stesso colore blu e scorre su un paesaggio simile a quello di Shining.

Il tour della casa degli Armitage è un’esplorazione che ha lo scopo di mostrare allo spettatore tutti gli ambienti in cui si svolgeranno le vicende della pellicola… Proprio come accade alla famiglia Torrance con l’Overlook Hotel. Ancora, il tour viene interrotto dalla cameriera Georgina ferma in cucina, come succede con le famose gemelle in Shining.

Infine c’è una chicca in fase di montaggio: in Scappa – Get Out, dopo che Chris viene catturato, Peele taglia dall’azione principale per spostarsi sull’agente Rob della TSA; Kubrick allo stesso modo passa dall’azione principale all’interno dell’hotel per mostrare cosa fa Dick Holleran. Sia Rob che Holleran finiranno per essere i salvatori dei rispettivi film.

Blade Runner: una paternità condivisa

Non tutti sanno che Ridley Scott ebbe notevolissimi problemi nel confezionamento finale di Blade Runner (1982), oggi considerato un cult senza tempo e uno dei più importanti lavori del regista britannico.
Come dichiarato dallo stesso Scott in un’intervista a Hollywood Reporter, il finale della versione destinata al mercato fu completamente bocciato dai produttori. Fu così che il regista, per concessione di Kubrick, riuscì ad ottenere più di 17 ore di girato non usato dei dintorni dell’hotel di Shining. Chiuse quindi il film con quelle inquadrature su cui far scorrere i titoli di coda, ottenendo il consenso di chi era contrario.

In realtà la paternità del girato dei titoli di coda non è la sola cosa che Scott ha preso da Kubrick. C’è infatti un richiamo chiaro a 2001: Odissea nello spazio nell’invecchiamento precoce di J. F. Sebastian, ma anche negli ambienti, inquadrature e atmosfere noir c’è molto del regista americano.

Gravity, Moon e 2001: Odissea nello Spazio

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I due thriller spaziali Gravity (2013) di Alfonso Cuaron e Moon (2009) di Duncan Jones sono figli diretti dell’immaginario di 2001: Odissea nello spazio, sia per la solitudine dei protagonisti sia per il silenzio assordante che li circonda costantemente.

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Gravity contiene dei gradevolissimi cenni alla pellicola di Kubrick, come la penna che galleggia nella capsula, la posizione fetale assunta dalla dottoressa Stone (Sandra Bullock) con la corda che la lega alla nave (chiaro riferimento al bambino spaziale) e ovviamente il momento della caduta inesorabile della dottoressa nello spazio richiama la triste fine di Frank Poole.

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In Moon il personaggio di GERTY (doppiato da Kevin Spacey) è interamente ripreso dal robot psicotico HAL 9000 di Kubrick. Entrambi hanno dei nomi simili a quelli umani, composti da acronimi per i loro scopi. Il loro tono di voce è calmo, monotono, a tratti inquietante e i loro comportamenti arrivano ad essere simili a quelli umani. Infine il modo in cui si relazionano, rispettivamente, con Sam (Sam Rockwell) e con David (Keri Dullea) è molto simile, solo che la menzogna di HAL è costata a Dave molto più caro di quanto si potesse immaginare.

Wes Anderson e lo stile kubrikiano

Wes Anderson è ormai uno dei registi più amati del panorama cinematografico. Talentuoso, brillante e ironico; è universalmente riconosciuto per il suo stile inconfondibile e inimitabile. Basta una scena per capire che c’è la sua firma su una pellicola.
Eppure, come per tutti, anche lui si è ispirato a tanti altri autori per maturare il suo stile. Ma quello da cui ha più pescato in quanto estetica è Stanley Kubrick. Il modo di presentare la scena, la posizione dei personaggi nell’inquadratura, i movimenti di camera e così via. Il debito di Anderson nei confronti di Kubrick, dopo uno sguardo attento, appare molto evidente.

Jarhead e Full Metal Jacket

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Alcuni sono arrivati addirittura ad affermare che Jarhead (2005) non sia nient’altro che il remake di Sam Mendes di Full Metal Jacket, anche se il regista americano ha sempre detto che la pellicola è nata dalla lettura di un diario di colui che poi è diventato il protagonista del film.

La pellicola di Mendes è stata aspramente criticata e accusata di essere addirittura provocatoria, in quanto avente una struttura praticamente identica a quella del film di Kubrick. Una scena iniziale che definire omaggio sarebbe riduttivo e citazioni sparse per tutta la durata del film, che nessuno si è preoccupato anche solo di rendere velate, ne sono una chiara testimonianza.
Quello che manca è l’ironia nera di fondo a fronte di un atmosfera più depressa e pesante, così come l’eleganza delle inquadrature e l’innovazione delle tematiche non può essere la stessa. Un’ammissione da parte di Sam Mendes di aver preso a piene mani da Stanley Kubrick sarebbe gradita, almeno per onestà intellettuale, anche perché quando è troppo è troppo!

Ready Player One all’Overlook Hotel

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Steven Spielberg ha più di una volta incrociato il suo percorso autoriale con quello di Stanley Kubrick (come tra l’altro vedremo meglio in seguito), facendo sempre capire al pubblico quanto apprezzasse il compianto collega, omaggiandolo e citandolo in ogni modo possibile.

L’ultimo successo di Spielberg, Ready Player One (2018), tratto dal libro di Ernest Clyne e  disponibile nel nostro Paese in formato digitale dall’11 di Luglio, è stato caratterizzato da un omaggio senza precedenti.
Steven è tornato sul set di Shining, a lui molto caro, in quanto luogo del primo incontro con Kubrick, e ha deciso di riallestire (sia fisicamente che digitalmente) il leggendario Hoverlook Hotel per girare delle scene di una durata e di una importanza notevoli all’interno della sua ultima creatura.
Il risultato è stata un’operazione nostalgia toccante come non si è mai vista nella storia del cinema. E, per alcuni, una mancanza di rispetto imperdonabile.

A. I. – Intelligenza Artificiale, ovvero di quando Spielberg fece Kubrick

Da quando si incontrarono sul set di Shining, Steven e Stanley rimasero amici per 19 anni e condivisero idee, progetti e opinioni sul mondo del cinema. Sarebbe stato impossibile pensare che in questo enorme lasso di tempo non sarebbe sorta una collaborazione vera e propria, anche se, nel loro caso, il destino ha reso tutto più complicato.

Spielberg non ha mai fatto mistero della sua grande ammirazione per Kubrick, ma anche sempre affermato di quanto il loro modo di lavorare sia distante: Steven è un centometrista, è un pensatore veloce; mentre Stanley è un metodico, lavoratore lento e costante. Ma nonostante tutto, quando a Kubrick capitò di avere per le mani uno dei 3 racconti che comporranno A. I. – Intelligenza Artificiale (2001), pensò subito Spielberg come regista, in quanto dotato della giusta sensibilità per girare al meglio il film.

I due si scambiarono per molto tempo un incredibile numero di fax sulla lavorazione della pellicola, ma alla fine Spielberg si tirò indietro e lasciò la pre-produzione a Kubrick. Ma quando quest’ultimo morì, Spielberg interruppe la lavorazione di Minority Report per fare A.I. Il gigantesco materiale lasciato da Kubrick fece da apripista a Spielberg, che decise di realizzare una pellicola commemorativa della filmografia kubrikiana, citando Arancia Meccanica, Barry Lyndon, Shining e 2001: Odissea nello spazio.

Christopher Nolan e l’impossibile percorso di Stanley

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A firma di Andrew Pulver, già nel 2010, il The Guardian poneva la domanda: “Is Christopher Nolan the New Stanley Kubrick?”

L’articolo suscitò enormi dibattiti tra gli addetti ai lavori e, nel 2013, lo stesso Nolan accettò il paragone, per poi cercare di distanziarcisi dopo qualche tempo. Questo rese a tutti chiaro il rapporto di amore-odio che ormai si era creato.
Tutti vogliono essere Stanley, ma qualcuno un po’ di più, qualcuno così tanto da farne un ossessione, qualcuno così tanto da non essere più in grado di distaccarsi dal percorso tracciato per trovare il proprio in mezzo all’erba alta.

Christopher Nolan è un regista di assoluto talento e di grande successo, ma l’ombra ingombrante nella quale ha deciso di vivere non gli permetterà mai di esprimersi al meglio e in piena libertà. Così come le maschere della rapina alla banca ne Il Cavaliere Oscuro (2008) rimandano a quelle di Rapina a mano armata e l’inquadratura del mezzo busto del Joker è uguale a quella di Alex DeLarge; così come Interstellar (2014) è talmente pieno di citazioni a 2001: Odissea nello spazio (i robot monoliti in primis sono una rielaborazione di HAL 9000) da trovarne addirittura nel trailer, così Nolan non riesce a distaccarsi da Kubrick.

Non sono però tanto le citazioni e gli omaggi racchiusi nelle sue pellicole ad avvicinare i due, quanto la filosofia di fondo e il percorso filmografico.
Il personaggio più importante della trilogia di Batman creata da Nolan è senza dubbio il Joker di Heath Ledger. Ebbene, quanto la violenza spasmodica, senza ragioni, senza scopi e senza secondi fini che è alla base della psicologia del clown di Gotham sia la stessa presente in Arancia Meccanica è innegabile.

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Così come la ricerca di una nuova nascita, di un significato più profondo all’interno dell’universo, fino a tornare alla genesi dell’umanità accomuna Interstellar a 2001: Odissea nello spazio più di qualsiasi citazione o rimando.

Lo stesso spaziare dalla fantascienza, alla distopia, al thriller psicologico, fino al genere storico e di guerra è un ennesimo grane elemento comune tra i due registi. Forse persino l’idea primitiva di girare Dunkirk (2017) senza dialoghi è un rimando a Kubrick. Oltretutto non si può guardare la pellicola senza pensare al Formicaio di Orizzonti di gloria o alle coreografie di massa di Barry Lyndon.

Tutto ciò rende Nolan il primo fan di Stanley e il primo a pagare lo scotto di un accostamento troppo pesante per chiunque al giorno d’oggi. Soprattutto perché sembra che il regista britannico non riesca ad approcciarsi al lato autoriale delle sue pellicole se non attraverso i canali di Kubrick, il che è limitante e mortificante per un ottimo autore di Blockbuster (probabilmente Inception è il suo successo personale e commerciale più grande), ma che vorrebbe andare oltre.

Questa però è un’altra storia.

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