Viaggio verso la libertà: recensione del film con Dev Patel e Zoë Kravitz

Un film imperfetto ma necessario che gode di ottime performance e rimane in bilico tra dramma e commedia. La nostra recensione di Viaggio verso la libertà!

Viaggio verso la libertà (The Road Within il titolo originale) è un film scritto e diretto da Gren Wells e interpretato da Robert Sheehan (Nathan di Misfits), Dev Patel e Zoë Kravitz. Il film è stato presentato nel corso del Festival internazionale del film di Roma 2014 nella sezione Alice nella città, dove ha conquistato il primo premio del concorso Young Adult.

Viaggio verso la libertà: il male della mente raccontato attraverso una miscela fra commedia e drammaViaggio verso la libertà cinematographe

Vincent (Robert Sheehan) è un ragazzo affetto dalla sindrome di Tourette, che a seguito della morte della madre viene fatto ricoverare in una clinica dal padre (Robert Patrick), rampante politico preoccupato dalle conseguenze dei tic e delle nevrosi del figlio per la sua immagine pubblica. Una volta giunto sul posto, Vincent fa la conoscenza della comprensiva Dottoressa Mia (Kyra Sedgwick) e dei suoi coetanei Alex (Dev Patel) e Marie (Zoë Kravitz), afflitti rispettivamente da un disturbo ossessivo-compulsivo e dall’anoressia. Esasperati dalla situazione e dalle rispettive patologie, i tre ragazzi rubano un’auto e si lanciano in un viaggio on the road verso l’oceano, che Vincent sognava di raggiungere insieme alla defunta madre.

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Il cinema indipendente americano degli ultimi anni si è concentrato su alcuni temi ricorrenti, come il racconto delle esistenze di giovani emarginati o la descrizione di rapporti controversi fra questi ultimi e il mondo degli adulti, e su certi meccanismi ripetuti, su tutti la metafora del viaggio come percorso fisico e interiore dei protagonisti per trovare il proprio posto nella vita. Non sfugge a questa tendenza Viaggio verso la libertà, opera prima di Gren Wells non particolarmente originale dal punto di vista dei contenuti e della regia, ma sostenuta dalle convincenti prove dei suoi tre estremamente promettenti protagonisti.

Viaggio verso la libertà gode delle ottime performance dei tre protagonisti

La regista sceglie di raccontare la malattia mentale con una miscela fra commedia e dramma, indugiando sia sui risvolti più negativi dei disturbi dei protagonisti che sulle spassose dinamiche che si vengono inevitabilmente a creare fra i tre. Il tocco della Wells è leggero e allo stesso tempo profondo, e accarezza sia il lato più frivolo della sgangherata fuga di Vincent, Alex e Marie, sia la parte più intima dell’animo dei protagonisti, offrendo un toccante spaccato di che cosa significhi un disagio mentale e di quali siano le sue piccole e grandi conseguenze per i rapporti interpersonali e per l’inserimento nella società. Il merito del mancato scivolamento di Viaggio verso la libertà nella palude della banalità e della melensaggine è da attribuire principalmente ai tre protagonisti, abili a mostrare i segni più o meno evidenti delle rispettive malattie senza trasformarsi in pietose macchiette.

A convincere sono soprattutto Robert Sheehan e Zoë Kravitz (visibilmente dimagrita per la parte), che optano per approcci diametralmente opposti con i quali mettere in scena le patologie dei loro personaggi. Dove l’apprezzato protagonista di Misfits espone ed esplicita con una serie di tic e volgarità un male mai abbastanza affrontato come la sindrome di Tourette, calibrando superbamente la loro intensità in base allo stato d’animo del suo personaggio, la talentuosa figlia di Lenny KravitzLisa Bonet comprime, nasconde, suggerisce i sintomi di una malattia oscura e letale, deflagrando poi in scariche di rara intensità. Il meno convincente dei tre è paradossalmente proprio il più affermato, ovvero Dev Patel, universalmente conosciuto per il suo ruolo in The Millionaire e nel frattempo candidato a molteplici premi per Lion, penalizzato in questo caso da una superficialità di scrittura del suo personaggio, la cui patologia non viene approfondita e sviscerata a sufficienza.

Viaggio verso la libertà: una pellicola imperfetta ma necessaria

Il più grande pregio di Viaggio verso la libertà cela però anche il suo più grave difetto. La narrazione procede infatti per emozioni e sussulti dei tre protagonisti, perdendosi in una sequenza di scene a volte fini a se stesse e lasciando per strada una buona parte di coerenza interna, scivolando infine in un finale inconcludentemente consolatorio, ulteriormente affossato da una colonna sonora tronfia e a tratti fuori luogo. Se da una parte non vengono mai a mancare la sensibilità e l’attenzione verso i personaggi e la loro difficoltà a inserirsi nel mondo, dall’altra queste buone premesse non vengono incanalate in un messaggio incisivo e appagante. Emblematiche le due principali figure adulte del film, ovvero i personaggi interpretati da Robert Patrick e Kyra Sedgwick: mai davvero centrali nella trama e in costante bilico fra preoccupazione, collera, attesa e posticcio perdono.

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Viaggio verso la libertà è una pellicola imperfetta ma necessaria, che senza retorica e moralismo e con i toni della commedia riesce a raccontare il disagio di un male invisibile ma micidiale, ovvero quello della mente, ricordandoci che qualsiasi percorso di crescita e formazione deve partire dall’accettazione, dalla convivenza e dal superamento dei nostri difetti e di quelli di chi ci sta accanto. Un film che con una maggiore attenzione in fase di sceneggiatura avrebbe potuto diventare un piccolo cult, ma che si limite invece a essere una piacevole visione su un tema sempre attuale come il malessere giovanile ed esistenziale.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

3.1