Noi anni luce: recensione del film di Tiziano Russo

La recensione del teen-drama di Tiziano Russo con Carolina Sala e Rocco Fasano, a sua volta rivisitazione della pellicola australiana Matching Jack di Nadia Tass. Nelle sale dal 27 luglio 2023 dopo l’anteprima al 53° Giffoni Film Festival.

Nemmeno il tempo di godersi  l’anteprima alla 53esima edizione del Giffoni Film Festival che per Noi anni luce è subito giunto il momento dell’uscita nelle sale, con Notorious Pictures che ha scelto il 27 luglio 2023 come data per la distribuzione dell’opera prima di Tiziano Russo. Per il regista  della quinta stagione di Skam Italia l’esordio nel lungometraggio non poteva che raccontare una storia di crescita e amore, gioia e dolore, malattia, legami interrotti e rinascita come quella che vede protagonista Elsa, una diciassettenne alla quale cade il mondo addosso quando scopre di essere affetta di leucemia. L’unica possibilità di sopravvivenza è legata a un trapianto di midollo che solo il padre che non ha mai conosciuto può donarle. Decide così di intraprendere un viaggio per andare a trovarlo e lo fa in compagnia un ragazzo conosciuto in ospedale affetto dalla sua stessa malattia di nome Edo.   

 In Noi anni luce il dramma della malattia si mescola con gli stilemi del teen romance e del teen-drama.

Noi anni luce cinematographe.it

Come andranno a finire le cose e se tra i due si accenderà la scintilla solo la visione del film potrà dirlo. Nel frattempo la semplice lettura della sinossi avrà sicuramente risvegliato nel lettore di turno un vago ricordo di qualcosa di già visto e sentito. In effetti negli ultimi anni sono state prodotte centinaia di pellicole e serie con al centro vicende di personaggi colpiti da malattie oncologiche, che  affrontano il problema da innumerevoli punti di vista: il rapporto tra medico e paziente, le cause ambientali, le terapie farmacologiche, l’approccio al fine vita e le conseguenze sociali e psicologiche. Per quanto concerne Noi anni luce si tratta in effetti di un racconto piuttosto comune per questo genere di storie che uniscono il dramma della malattia con gli stilemi del teen romance e del teen-drama.  Ecco allora affiorare di default déjà-vu e analogie narrative e drammaturgiche che creano somiglianze o punti di contatto con opere precedenti appartenenti al medesimo filone, con in dotazione personaggi, tematiche e dinamiche più o meno simili. La lista in tal senso è piuttosto ampia e comprende titoli come Braccialetti rossi, Sweet November, Colpa delle stelle, Le pagine della nostra vita, Noi siamo tutto, Cosa mi lasci di te, Brain on Fire, Now Is Good e Oltre l’universo. Il ché non gioca di certo a favore dell’originalità del plot, ma del resto quando si decide di avventurarsi in un filone assiduamente frequentato a tutte le latitudini come questo, che nel proprio DNA presenta caratteristiche molto comuni e argomentazioni universali, non si può pretendere di trovare nel plot elementi totalmente inediti, semmai si può sperare in qualche pennellata personale da parte dell’autore.

Noi anni luce è un adattamento del film australiano Matching Jack di Nadia Tass

Noi anni luce cinematographe.it

I più attenti però avranno riconosciuto nei filamenti della trama di Noi anni luce delle analogie piuttosto accentuate con un film in particolare e quel film è Matching Jack di Nadia Tass, che il pubblico nostrano ha avuto modo di apprezzare tredici anni fa in occasione del passaggio alla Festa del Cinema di Roma, dove fu presentato nel concorso di Alice nella città con il titolo So che ci sei. La pellicola della regista e attrice greca naturalizzata australiana è infatti stato il punto di partenza della scrittura di Isabella Aguilar e Serena Tateo, incaricate di dare una nuova veste alla storia. Tecnicamente dunque siamo di fronte a un adattamento, con la matrice australiana alla quale sono state apportate tutta una serie di modifiche che hanno dato origine allo script affidato al regista pugliese. Modifiche, quelle apportate, piuttosto sostanziali tanto nei personaggi, con il protagonista che diventa una lei di diciassette anni che pratica canottaggio e non più calcio, quanto nelle dinamiche del racconto con il personaggio principale che va in cerca del padre e non più la madre per trovare un donatore di midollo compatibile che nel film del 2010 era un fratellastro e non il padre stesso come invece avviene nell’adattamento.

Noi anni luce ha ricevuto patrocinio dell’Associazione Italiana contro Leucemie, linfomi e mieloma

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Si tratta di modifiche che in linea di massima non spostano più di tanto gli equilibri del racconto e non mutano la sostanza di quello che vedremo, ma che servono più che altro a Noi anni luce per trovare un’autonomia dall’originale e una propria identità. Il ché ha permesso a Russo di allargare gli orizzonti tematici e di approfondire temi come i legami biologici e la ricerca del padre, l’amicizia e il riscatto sociale. che vanno così a confluire nel macro tema della malattia, a sua volta legato a doppia mandata al concetto di caducità delle cose, al binomio indissolubile tra la vita e la morte e all’importanza del vivere il qui e ora. Nello specifico alla protagonista di Noi anni luce viene diagnosticata la Leucemia Mieloide Acuta, un tumore delle cellule del sangue caratterizzata da una proliferazione anomala delle cellule del sangue presenti nel midollo osseo sotto forma di «precursori» mieloidi immaturi, cioè cellule che non si sono ancora differenziate e che vengono chiamate blasti. Questo ha consentito di accendere i riflettori su una malattia della quale si parla davvero troppo poco e non a caso al film in questione ha ricevuto patrocinio dell’A.I.L. (Associazione Italiana contro Leucemie, linfomi e mieloma), a conferma dell’importanza del cinema e di un film come questo per quanto concerne la causa e la visibilità che può darle.

Noi anni luce è un’opera che sa come accarezzare e pizzicare le corde del cuore

Noi anni luce; cinematographe.it

Temi a parte, che ovviamente ricoprono un ruolo centrale per quanto concerne il film e che qui vengono affrontati con rispetto e delicatezza, Noi anni luce è un’opera che sa come accarezzare e pizzicare le corde del cuore. Lo fa trovando la giusta temperatura emotiva, senza mai calcare troppo la mano sull’aspetto più voyeuristico della malattia e sulla spettacolarizzazione del dolore. Cerca infatti un compromesso per parlarne, mostrandone gli effetti sia fisici che psicologici ma tenendo sempre presente il target di riferimento. Motivo per cui le autrici trattano tutto ciò che c’è da trattare all’interno di un teen-dramma che si ramifica narrativamente all’interno di un romanzo di formazione che parla anche di legami familiari e sentimenti. Ciò serve strada facendo anche a stemperare e a dare ulteriore respiro alle dinamiche del racconto. Racconto che però presenta qualche anomalia sul versante ritmico, con il montaggio che sembra avere spesso il freno tirato quando invece le esigenze erano altre e la presenza costante della musica lo rivendica ulteriormente. Questo da un lato appesantisce la fruizione, dall’altra di contro ci permette di apprezzare il lavoro davanti la macchina da presa dei due protagonisti, qui interpretati con la giusta intensità e coinvolgimento da Carolina Sala (Elsa) e Rocco Fasano (Edo), a loro volta ben diretti da Russo che dimostra di avere maturità registica e il giusto tatto per narrare storie complesse come questa.

Noi anni luce: valutazione e conclusione

Noi anni luce cinematographe.it

Tiziano Russo, qui al suo esordio nel lungometraggio, firma la regia di un teen drama che sa come accarezzare e pizzicare le corde del cuore. Lo fa trovando la giusta temperatura emotiva, senza mai calcare troppo la mano sull’aspetto più voyeuristico della malattia e sulla spettacolarizzazione del dolore. Noi anni luce è un film che parla di malattia, ma anche di legami familiari, amicizia, amore e riscatto sociale. Il ché gli consente di allargare i propri orizzonti narrativi al di là di tematiche espressamente universali. Il risultato si avvale di una confezione più che sufficiente, ma presenta anomalie di montaggio che fanno viaggiare il racconto con il freno spesso tirato. Diverso il discorso per la direzione degli attori, sempre puntuale e precisa nelle scelte, che permette al duo protagonista formato da Carolina Sala e Rocco Fasano di esprimersi al meglio con grande naturalezza e intensità.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.4