Skam Italia – stagione 5: recensione della serie Netflix

Arriva potentissima come un pugno nello stomaco ed una dolce carezze la quinta stagione di Skam Italia 5, con i suoi 10 episodi, creata da Ludovico Bessegato, prodotta anche questa volta da Cross Productions e disponibile su Netflix dal 1° settembre 2022segue di pari passo il format norvegese ideato da Julie Andeem, format che racconta le avventure di un gruppo di adolescenti. La quarta stagione, nell’aprile del 2020, narrava la storia di Sana, una ragazza musulmana, interpretata da Beatrice Bruschi, che vive tra due culture. Con intensità Bruschi era stata capace di mostrare luci e ombre, difficoltà e gioie di una ragazza che sta crescendo e consapevolmente decide di indossare il velo in un mondo in cui non è sempre facile essere chi si è.

Skam Italia 5 recensione Cinematographe.it

Questa quinta stagione è la prima a non seguire l’originale norvegese, chiuso dopo quattro stagioni con la maturità dei protagonisti, e il racconto si concentra su Elia, interpretato dal bravissimo Francesco Centorame. Sarà perché alla fine della quarta stagione Elia è stato bocciato, quindi è l’unico che frequenta tra i suoi amici il Liceo, luogo in cui avvengono i fatti, l’unico che ancora non aveva avuto un suo racconto. Elia si ritrova ancora tra quei banchi di scuola ed è un altro in bilico tra due mondi (i suoi amici all’università, lui ancora fermo in un limbo, gli altri con le fidanzate, lui si avvicina a tutte le ragazze ma poi sparisce, le tratta male), vorrebbe anche lui iniziare una relazione, lo dice praticamente subito ma la patologia di cui è affetto, l‘ipoplasia peniena, comunemente detta “micropene” (una condizione che riguarda circa lo 0,6% della popolazione e che si manifesta quando il pene di un uomo adulto in erezione non supera i 7 centimetri) non gli permette di lasciarsi andare.

Skam Italia 5: Il racconto di Elia, del suo corpo e del suo stare al mondo

Skam Italia 5_ recensione Cinematographe.it

Il passo fatto da Bessegato avrebbe potuto essere un crollo memorabile, una caduta della peggior specie: la libertà totale di raccontare, di mostrare, sarebbe potuta essere pericolosa invece gli sceneggiatori, Bessegato e Alice Urciolo hanno trovato una storia intensa, pura, interessante di cui poco si parla, se non nelle rappresentazioni ironiche e boccaccesche. Qui invece la storia di Elia diventa un modo per raccontare il disagio giovanile. Skam sceglie uno che fino ad ora era rimasto nell’ombra, come era successo a Sana, e lo prende per mano e gli dice: scopriti, mostrati, ma per davvero. Lui era il ribelle, il donnaiolo, quello che c’era sempre per gli amici, ma nascondeva e nasconde un disagio, ancora oggi un taboo. Pur di non parlare della sua ipoplasia si mette la maschera del donnaiolo che non si vuole impegnare, pur di non parlare del suo segreto si comporta in modo strano con gli amici, in questa stagione il suo non avere una fidanzata porta molti a pensare che sia gay, perché vive con quattro ragazzi omosessuali e perché come dice lui, parafrasando: non sono un maschio tossico e non salto addosso alle ragazze. Ciò che lui prova è il timore di non soddisfare le aspettative, spesso si parla di quanto il corpo femminile sia oggetto di giudizi crudelissimi, è chiaro che anche gli uomini lo sono: devono essere forti, virili e questo dipende per molti dalla lunghezza del pene, devono appagare sessualmente le donne per le dimensioni. La pressione sociale sta distruggendo Elia e gli impedisce di vivere. Skam spinge sull’acceleratore e indaga il rapporto tra mascolinità, virilità e pene, il simbolo per la società dell’essere maschi: il corpo di Elia e il modo in cui lui “convive” con esso inevitabilmente condiziona il suo stare al mondo, il suo camminare per la strada, scherzare con gli amici, stare con le ragazze, la forma ci fa stare in uno spazio, in un piccolo o grande luogo in un modo invece che in un altro.

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La serie si chiede dunque: si può essere considerati dei veri maschi pur avendo un pene sottodimensionato o non performante secondo gli standard? Ovviamente la domanda è retorica, la risposta è una ma è importante che se ne parli e si evidenzi come questo riguarda non solo la sfera sessuale ma anche il modo in cui la società considera l’uomo, la mascolinità tossica e il body shaming. Il centro di questi episodi dunque è proprio la risposta a questa domanda, ci si è interrogati su cosa pensi un ragazzo adolescente che si trova un ragazzo a disagio con il proprio corpo a causa delle aspettative sociali. 

Il viaggio di Elia parte da un passo falso, la bocciatura alla maturità, e da lì si inizia l’analisi, quello che è sempre sembrato un malessere, un piccolo o grande dolore, che lo smangia dentro, viene portato a galla. Quello sguardo su di lui che spesso agli altri sorride ma appena gira l’angolo è pronto a togliere la maschera e a mostrarsi triste, perso, rassegnato, diventa la porta per entrare dentro di lui, nei suoi pensieri più profondi, nella sua sofferenza, nel suo dolore, per entrare nel suo nucleo familiare.

Vergogna, Elia si vergona, per il suo corpo, cambia sguardo quando si parla di sesso, quando gli altri fanno battute sul pene, quando per le elezioni scolastiche si vogliono dare gratis profilattici, tutto lo riporta al suo disagio e quello che è chiamato Mr. Kennedy (questo è il nome della sua scuola) si blocca e retrocede. Vergogna, la traduzione della parola norvegese skam, è qualcosa che ti fa rimanere lì impietrito e spaventato e quindi Elia dovrà lavorare sull’accettazione di sé, della sua fragilità maschile, delle lacrime di chi per cultura e tradizione non dovrebbe mai piangere.

Elia, la sua fragilità e l’incontro con Viola

Fin dal primo episodio Elia sta baciando una ragazza ma poi non si farà più sentire, non arriva mai al dunque, terrorizzato all’idea di essere giudicato. Così accampa scuse, una serie infinita di “non mi piace perché…”, una serie di scuse che esondano anche in altri momenti della sua giornata. Quando i suoi amici si cambiano negli spogliatoi per farsi la doccia dopo la partita, lui preferisce lavarsi a casa perché una volta nella doccia aveva preso un fungo. Si vuole difendere Elia dallo sguardo, dai commenti, dalle battute che possono distruggere, dai bulli e dalle bulle che possono essere crudeli con le loro parole affilate come spade.

Lui è già fragile, si sente già spezzato (la perdita della madre, una ferita che sanguina ancora, la nuova compagna del padre, la lontananza anche da lui, nonostante viva vicino a lui, dover ripetere l’anno), è convinto che nessuno capirebbe ciò che sta vivendo e ciò che prova, che nessuno avrebbe tempo per lui. A cambiare le cose è l’incontro con Viola (Lea Gavino), una ragazza che frequenta il Liceo, i due già si conoscevano in realtà, dai tempi dei campi estivi, ma crescendo si erano persi. Lei gli piace davvero, dice più volte, quando gli amici lo prendono in giro, “lo dici sempre”, lui inizia ad alterarsi, ha spesso gli occhi gonfi di lacrime, si arrabbia e urla il fatto che nessuno lo conosce veramente. Viola che porterà nel racconto una storia molto complessa e delicata che parla di manipolazione e abusi, lo richiama alla vita, lo costringe a uscire dal guscio, non è però sempre facile, soprattutto quando si deve fare i conti con sé stessi. Quando capisce di voler conoscere quella ragazza, bellissima e intelligente, con cui sta bene, entra in conflitto con sé stesso: è meglio vivere nella paura ed essere infelice o pensare alla propria felicità?

Centorame ha un carisma fuori dal comune, riesce ad entrare subito in contatto con lo spettatore che vuole bene dal primo instante a questo Elia, profondo e sensibile, fragilissimo, amante del cinema perché gli ricorda sua madre (bellissima la citazione di Blow-Up), colto nel momento del panico, capace di dire: “non ce la faccio”. L’attore è perfetto nel dare ogni tipo di sfumatura al suo Elia: la malinconia e lo struggimento, la paura e l’apatia che lo fanno fuggire, la voglia di conoscere una ragazza e il desiderio di non aprirsi troppo perché la caduta sarebbe rovinosa. Fugge e si accoccola come fanno i gatti quando soffrono, si mostra assente e vive conscio che lui è diverso dagli amici anche perché è bloccato tra i banchi di scuola. Molto sembra essere cambiato per lui ma forse nulla: a scuola è arrivato un nuovo psicologo (che fine ha fatto Spera? la stagione risponderà anche a questa domanda) che si occupa anche di sessuologia, oltre a stringere un rapporto con Viola, farà amicizia con le sue amiche che vogliono diventare rappresentanti di istituto e lui deciderà di aiutarle ma, piccolo problema, loro vogliono chiudere la radio di Eva, Sana, Silvia, Federica.

Skam Italia 5: l’abilità di una serie di rompere schemi e cliché

Dai tweet post conferenza stampa in cui è emersa la tematica della stagione, è chiaro che molto ancora c’è da fare. La società vorrebbe essere inclusiva, vorrebbe essere aperta ed intelligente, invece spesso non lo è, ha la mente piccola e “miope”. La storia di Elia e del suo micropene dà inizio ad una lista senza fine di battute a cui risponde Pietro Turano, Filo nella serie, dicendo che se questa è la generazione cresciuta con Skam, qualcosa è andato storto. Per la società virilità è uguale a lunghezza del pene e quindi Elia diventa, dimostrano questi tweet, un debole, uno da bullizzare. L’aveva fatto con temi come l’omosessualità e l’integrazione culturale, anche questa volta racconta il “problema” – perché per lui lo è – di Elia con una sensibilità straordinaria, con una delicatezza senza pari.

Lo spettatore viene messo di fronte alle porte chiuse del protagonista e riesce ad entrarvi, trattenendo a stento la commozione: Elia ha bisogno di qualcuno a cui appoggiarsi, si sente solo a causa della morte della madre e di un padre assente – per questo si è trasferito da Filo non solo perché vuole emanciparsi dal suo stato forzato di liceale ma perché necessità dell’abbraccio dell’altro per curare le sue ferite e quello che lui vive come un disagio profondo, qualcosa di irrisolvibile. Ad essere sempre fondamentali sono gli amici, poco importa che siano donne o uomini, le prime gli parlano con tenerezza e verità, i secondi spesso solo stringono tra le braccia perché non sono sempre bravi con le parole, che siano quelli nuovi o quelli di sempre. Anche se non si vedono ogni giorno Eva (Ludovica Martino), Sana (Beatrice Bruschi), Silvia (Greta Ragusa) e Federica (Martina Lelio) sono lì per lui, come Giò (Ludovico Tersigni), Martino (Federico Cesari) e Luchino (Nicholas Zerbini), Niccolò (Rocco Fasano) e Filo. Insomma sono sempre una famiglia unita e pronta a sollevare chi cade.

Skam Italia 5: il racconto tenero, malinconico e struggente di un uomo per nulla tossico e del suo viaggio nell’accettazione di sé e del suo corpo

SKAM Italia 5 scrive un altro capitolo della serialità italiana, si dimostra essere un racconto tenero, struggente e divertente dell’adolescenza, rompendo i cliché legati ai lavori teen. Non è mai banale, mai esagerato, Bessegato con una penna delicate scrive storie da cui si comprende che lui i suoi personaggi li ama profondamente e dà loro la possibilità di mostrarsi al mondo senza schemi, senza veli che nascondono nei e ferite. Skam continua ad essere un unicum nel panorama italiano, la serie è attenta a restituire noie e strazi, gioie e viaggi profondi nell’animo di questi meravigliosi ragazzi e di queste meravigliose ragazze che con le loro storie smuovono le coscienze, mettendo lo spettatore di fronte alle proprie fragilità. Già aveva fatto molto con ogni stagione ma con questi ultimi episodi la serie riesce a toccare le corde più profonde dell’animo, non solo con la storia di Elia che compie un percorso meraviglioso, spesso coraggioso – che implica anche l’autodeterminazione e lo scoprire chi si è -, ma anche con quella di tutti gli altri personaggi.

Regia - 4.5
Sceneggiatura - 4.5
Fotografia - 4
Recitazione - 4.5
Sonoro - 4
Emozione - 4.5

4.3

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