Enemy: la spiegazione del film di Denis Villeneuve con Jake Gyllenhaal

Enemy è una complessa metafora della condizione dell'uomo moderno, invischiato e diviso fra obblighi sociali e pulsioni istintive.

Enemy è un film per la regia di Denis Villeneuve (Prisoners,Sicario, Arrival, Blade Runner 2049) con protagonisti Jake Gyllenhaal, Mèlanie Laurent, Sarah Gadon e Isabella Rossellini, tratto dal romanzo L’uomo duplicato di José Saramago. Ed è proprio il tema del doppio quello attorno a cui ruota l’intera pellicola, una pungente e azzeccata allegoria della conseguenze dell’adesione forzata alle convenzioni sociali (delle quali il matrimonio ne rappresenta un apice) tanto subdolamente costrittive da rendere gli uomini nemici di se stessi, o meglio dell’immagine socialmente desiderabile di sé.

Protagonista di Enemy è Adam Bell, un timido e introverso professore di storia. Dopo un’introduzione onirica in cui vediamo il protagonista coinvolto in una sorta di rituale erotico, in stile Eyes Wide Shut, il film si apre su una lezione incentrata sui totalitarismi e i relativi espedienti utilizzati dal potere per mantenere gli uomini all’interno di confini imposti, cercando il più possibile di fornire un’illusione di libertà e leggerezza, necessaria per mantenere l’ordine. Adam parla di panem et circenses, della necessità della distrazione come elemento fondante della stabilità, suggerendo fin dalle prime battute le premesse di un’opera che parla di doveri e del relativo peso che ogni obbligo quotidiano può avere sulle esigenze dell’istinto, di quel freudiano Es (necessariamente represso dal Super-io) che fatica a mantenersi invisibile e integrato in un Io socialmente accettabile e irreprensibile.

Enemy

Enemy: la chiave della spiegazione del film nella frase che lo introduce: “il caos è ordine non ancora decifrato”

Enemy – complici anche le sue atmosfere dai colori seppiati e il suo ritmo d’azione alternativamente sospeso e fluttuante, elementi che riconducono alla dimensione dell’onirico – rappresenta un viaggio esistenziale nella vita e nelle psiche di un uomo qualunque, alle prese con uno stato confusionale che – per mezzo della scoperta di una perfetta copia di se stesso – lo mette di fronte agli aspetti non ancora decifrati e chiariti del proprio percorso di vita, diviso – come quello della maggior parte delle persone – fra istinti distruttivi che cercano il cambiamento e la piena realizzazione di sé e impulsi conservatori, rassicuranti e a tratti necessari per sopportare l’incertezza del vivere.

Una sorta di caos interiore, che se da una parte spinge naturalmente verso l’ordine, dall’altra mette in moto un pericoloso processo di rimozione, in grado di dare il via ad una scissione fra desiderio e volontà, che nel film assume la forma di una duplice rappresentazione fisica di sé che – trascendendo lo spazio e il tempo – mette Adam/Anthony al cospetto dei limiti personali che hanno fatto sì che la sua vita non prendesse la piega ritenuta più giusta.

Enemy

Adam (il cui nome primordiale appare prepotentemente simbolico)  ha una fidanzata, Mary (altro nome biblico) con la quale intrattiene una relazione piuttosto libera, dopo un matrimonio fallito alle spalle. La sua vita sembra scorrere monotona ma serena fino a quando un collega, durante una conversazione, non gli chiede – perplesso ai limiti del turbamento – se abbia mai fatto l’attore. La repentina risposta negativa di Adam spinge allora l’uomo a suggerirgli di affittare Volere è potere, per dargli un parere sul film in questione. Incuriosito, Adam accetta, scoprendo che nella pellicola, nel ruolo di comparsa, c’è una copia pressoché identica di se stesso.

Enemy

La scoperta turba profondamente l’uomo, che comincia – a partire dall’analisi dei titoli di coda – a cercare di identificare il nome del suo sosia, Daniel S.Claire, riuscendo finalmente a trovare la sua agenzia di riferimento. Giunto nell’edificio, il portinaio lo anticipa riconoscendo in lui l’attore (chiamandolo però col suo nome reale Anthony) e consegnandogli un busta sulla quale Adam ne rintraccia indirizzo e numero di telefono.

La sua controparte è sposata e in attesa di un figlio dalla dolce moglie Helen, ha un’indole estroversa rispetto ad Adam e sembra appagato dalla sua esistenza. La telefonata del suo doppio, tuttavia, non viene ben accolta da Anthony, che non ne vuole sapere di incontrare l’uomo che dice di assomigliargli in tutto e per tutto, voce compresa. Ma ciò che lui preferisce rimuovere non può essere ignorato dalla sua consorte, che comincia a temere un tradimento, vedendo quanto il marito sia uscito destabilizzato dalla conversazione telefonica con Adam, e Helen rintraccia così il sosia di Anthony, andando a verificarne la somiglianza all’Università, il suo luogo di lavoro. Un breve e casuale scambio di parole e la donna non riesce a credere ai suoi occhi, trovandosi di fronte una copia identica del marito.

Enemy: le donne-ragno come simbolo dei vincoli imposti da una società tiranna, costruita sulla repressione del desiderio

Enemy

La donna, all’interno della pellicola, viene facilmente associata ad un elemento ricorrente nel film di Denis Villeneuve: Enemy è disseminato da ragni e tarantole, o da elementi scenografici che ricordano le loro tele, che – con il loro aspetto tentacolare – tentano di imbrigliare e reprimere le azioni di un uomo che fatica a trovare una collocazione nel mondo lasciandosi alle spalle desideri e pulsioni che faticavano a rientrare nella sua idea di una vita retta, fatta di lavoro, matrimonio e figli. Anthony è colui che Adam si è lasciato alle spalle, il sue sé del passato che non ha rinunciato al sogno di diventare attore (passaggio chiarito dal dialogo fra Adam e la madre, che conferma tale sua inclinazione passata) ma ha mantenuto in piedi un matrimonio e ora si trova in attesa del suo primo figlio dalla moglie Helen.

Il film – quindi – lungi dalla semplificazione “rinuncia ai sogni = vita lineare”, mescola ulteriormente le carte, sottolineando che l’unico vero impedimento alla vita che desideriamo vivere siamo noi stessi, non la rinuncia ad un sogno, né la forzata adesione ad uno status sociale apparentemente più vicino a ciò che si ritiene normale o salvifico. A simboleggiare tale travaglio interiore la rappresentazione di una donna fortemente controllante,  che fa di tutto per mantenere il proprio uomo accanto e sé, un uomo che per sfuggire dalle proprie responsabilità cerca come rifugio l’infedeltà, o meglio una forma di soddisfazione sessuale tesa a distrarre il protagonista dalle impellenze del ruolo sociale che si vede imposto (panem et circenses).

Enemy: come sbarazzarsi delle ambivalenze per riavviare la propria esistenza?

Enemy

L’incontro fra i due uomini (alla fine accettato da Anthony, sotto la pressante insistenza di Adam), tra le due facce della stessa medaglia, obbligherà Adam/Anthony a decidere chi dei due debba sopravvivere o, ancora più efficacemente, a interrompere il circolo vizioso del doppio, ristabilendo le proprie priorità e dando vita ad un terzo uomo in grado di integrare la propria ambivalenza in un Io accettabile sia agli occhi della società che di se stesso.

Anthony propone un patto ad Adam, in modo che ognuno possa poi sbarazzarsi dell’altro per sempre: uno scambio che permetta ad entrambi di vivere momentaneamente le rispettive vite. Anthony parte per il weekend con Mary, entrando nella vita di Adam come il professore ha fatto in precedenza telefonando a casa sua e parlando con sua moglie, un’ ulteriore decisione inconscia tesa a decidere finalmente quale delle due personalità/alternative eliminare. Adam dal canto suo si reca a casa di Helen che – riconoscendo il suo cambiamento – gli chiede di restare, riprendendo tacitamente le cose da dove le avevano lasciate un tempo.

Enemy

Anthony, nel frattempo, ha una lite furibonda con Mary che, vedendo sul suo anulare il segno di una fede nuziale rimossa, capisce di essere stata tradita e gli impone di riportarla subito a casa. Adam “sente” ciò che sta accadendo al suo doppio, capendo che è giunto il momento di abbandonarlo e riprendere le proprie responsabilità di uomo maturo che presto diventerà padre. Piange, liberandosi del senso di colpa per aver ferito Helen, e la coppia si riconcilia, passando la notte insieme. La lite tra Mary e Anthony, invece, degenera, e i due restano uccisi in un incidente stradale causato da una reazione aggressiva di Anthony alle accuse della ragazza.

Adam – ormai tornato a tutti gli effetti Anthony – si sveglia a casa con Helen, apparentemente felice della sua decisione. Nella tasca della giaccia presa in prestito al suo doppio trova però una chiave per accedere a uno di quegli incontri erotici presentati all’inizio del film. Nulla è realmente cambiato all’interno dell’uomo, che decide immediatamente di andarci chiedendo alla moglie se può prendersi la serata libera, a causa di un impegno. Helen non risponde e Anthony, andandola a cercare, si accorge che la donna si è trasformata in una gigantesca tarantola.

Enemy: il significato del finale rivela che nulla può cambiare senza un reale cambiamento interiore

Enemy

Enemy presenta un finale apparentemente ambiguo e aperto ma in realtà molto chiaro, all’interno della metafora messa in scena da Denis Villeneuve: Adam/Anthony è un uomo che non ha chiari quali siano i suoi desideri, che si è sbarazzato di una vita alla ricerca di un’altra, per poi tornare ciclicamente al punto di partenza. Perché cambiare (ed essere felici) è possibile solo a fronte di un reale cambiamento interiore, tale da rendere chiaro a noi stessi quali siano i nostri autentici desideri e obiettivi. Solo in questo modo è possibile non ritrovarsi periodicamente invischiati nelle stesse trappole che la vita non tarda a tendere, ad una persona incerta su quale sia la propria identità.