Editoriale | Christopher Nolan e il concetto del tempo tra ricordo, prospettiva e ossessione

Il nostro viaggio nel cinema di Christopher Nolan e nel suo particolare rapporto con il tempo, prospettiva con cui guardare il mondo e nemico da affrontare.

Christopher Nolan ha indelebilmente segnato il panorama cinematografico internazionale degli ultimi 20 anni, spaziando con sorprendente disinvoltura e impressionante qualità fra i più disparati generi, dal thriller al war movie, passando per i cinecomic e la fantascienza. I film di questo straordinario cineasta, non ancora cinquantenne, hanno saputo conquistare il cuore del pubblico e la stima degli addetti ai lavori, distinguendosi per delle trame mai banali o prevedibili, per il pregevole lavoro nell’inquadratura e nella messa in scena e soprattutto per dei personaggi carismatici e tridimensionali, capaci di lasciare un segno con i loro profondi conflitti e le loro suggestive azioni.

Per rendere omaggio al lavoro e al talento di Christopher Nolan, abbiamo deciso di ripercorrere il primo scorcio di quella che ci auguriamo sia una lunghissima e sempre luminosa carriera, concentrandoci in particolare sul rapporto fra il regista britannico e uno dei temi che ricorre maggiormente nelle sue opere, ovvero il tempo. Il tempo contro cui lottare per portare a termine una missione o salvare delle vite, il tempo come enigma da risolvere e superare per ricongiungersi con i propri affetti, il tempo di un attimo o un ricordo che segna per sempre un’esistenza e il tempo come dimensione da stravolgere e piegare alla propria volontà per raccontare i più reconditi anfratti della mente umana. Il tempo felice e ben speso che ci ha regalato e ci continua a regalare uno dei più grandi cineasti contemporanei.

Il tempo nel cinema di Christopher Nolan: FollowingChristopher Nolan

Non ancora 28enne, Christopher Nolan scrive e dirige Following, suo folgorante esordio nel lungometraggio. Un noir in bianco e nero girato con pochi mezzi (appena 6.000 dollari di budget) e attori alle prime armi, ma in cui possiamo riscontrare alcuni temi su cui il cineasta britannico costruirà la sua carriera, come il dualismo fra due personaggi complementari e la narrazione non lineare.

Per la prima volta nella sua carriera, Nolan stravolge la temporalità del racconto, utilizzando una vorticosa serie di flashback e un montaggio solo apparentemente stordente per farci immedesimare nella contorta mente del protagonista, aspirante scrittore alla caccia di persone e di storie per scrivere il suo libro. Un protagonista che è voce narrante e principale prospettiva del film, ma anche vittima della personalità di Cobb, scaltro ladro a sua volta affamato di persone e vicissitudini, che lo introduce al mondo del crimine.

Attraverso un intreccio particolarmente intricato, fatto di femme fatale, inganni e tradimenti, Nolan ci fa strada nelle ossessioni del protagonista, mettendo elegantemente in scena un noir di grande intelligenza cinematografica, che solo nelle battute finali rivela la propria portata. La prima pietra, grezza ma preziosa, con cui Christopher Nolan costruisce la sua idea di cinema, fatta di personaggi in eterno conflitto con loro stessi e alle prese con difficili scelte morali da prendere. Doveroso inoltre segnalare due importanti (e inconsapevoli) collegamenti ai futuri lavori del cineasta, ovvero il cognome dell’antagonista Cobb (lo stesso del personaggio di Leonardo DiCaprio in Inception) e un adesivo di Batman in bella vista su una porta.

Il tempo nel cinema di Christopher Nolan: Memento

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Il 2000 è l’anno di Memento, prima produzione internazionale di Christopher Nolan, capace di conquistare il botteghino (poco meno di 40 milioni di dollari di incassi) e due nomination all’Oscar, per il miglior montaggio e la migliore sceneggiatura originale. Una dichiarazione d’intenti stilistica e contenutistica del regista, che amalgama l’asse portante del film, ovvero il disturbo mentale del protagonista, costretto a perdere la sua memoria ogni 15 minuti e perciò privo di punti di riferimento in una torbida storia personale e malavitosa, con un montaggio spiazzante e incredibilmente coraggioso, basato su sequenze di circa un quarto d’ora dalla cronologia impazzita, che solo alla fine del film possono essere ricongiunte in una trama coerente e unitaria.

Contenuto e contenitore si fondono così magistralmente in un thriller di grande forza e sorprendente originalità, che accomunando protagonista e spettatore in un senso di disorientamento diventa anche anche una profonda riflessione sul tema del ricordo, necessario per avere un punto d’appiglio a cui aggrapparci nel caos del mondo, ma al tempo stesso fallace e ingannevole compagno della nostra esistenza, in quanto facilmente corruttibile. Memento non è quindi solo un mero esercizio di stile, ma un esempio di cinema raffinato e intelligente, che fra le pieghe di una storia struggente e dolorosa ci invita a un’analisi sulla memoria, rassicurante stampella a cui appoggiarsi e al tempo stesso oggetto pericoloso e interpretabile da maneggiare con attenzione.

Il tempo nel cinema di Christopher Nolan: InsomniaChristopher Nolan Cinematographe.it

Basandosi su una pellicola norvegese del 1997, Christopher Nolan riunisce due mostri sacri del cinema come Al Pacino e Robin Williams in Insomnia, thriller ad alta tensione ambientato nelle glaciali atmosfere dell’Alaska. Nonostante questo sia il film meno complesso della carriera di Nolan dal punto di vista della struttura narrativa, contiene comunque un importante spunto di riflessione sul tempo. Il detective Will Dormer (Al Pacino) si trova infatti a indagare su un misterioso caso di omicidio in un ambiente austero e inospitale, con il fardello di una possibile indagine sul suo operato sulle spalle e soprattutto con un inaspettato nemico da affrontare, ovvero il mancato tramonto del sole dovuto all’estate artica, che lo costringe a lunghe notti luminose senza sonno.

Il tempo che Christopher Nolan aveva scompigliato nelle sue opere precedenti stavolta si dilata a dismisura, diventando per Dormer un compagno silenzioso e imperscrutabile con cui fare i conti e un giudice severo sulle sue azioni moralmente ambigue. Al Pacino e Robin Williams danno magistralmente vita a un lungo confronto prima a distanza e poi fisico fra due personaggi tipicamente nolaniani, facce diverse della stessa medaglia, separate solo dalle circostanze e da un sempre più esile concetto di giustizia. Un film solo apparentemente minore, che in realtà si incastona perfettamente nell’universo di Nolan e nella sua particolare concezione della vita e della settima arte, mettendoci nuovamente di fronte alle ossessioni e alle contraddizioni di due personaggi fragili, fallibili e corrotti, e perciò tremendamente veri.

Il tempo nel cinema di Christopher Nolan: la trilogia di Batman

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Alla sua prima grande occasione con un vero e proprio blockbuster, Christopher Nolan fa centro con Batman Begins, mettendo le basi per una trilogia, proseguita da Il cavaliere oscuro e completata da Il cavaliere oscuro – Il ritorno, destinata a rivoluzionare i cinecomic e a porsi come termine di paragone per tutti i successivi film del filone. Il Bruce Wayne messo in scena da Nolan è prima di tutto un uomo, fatalmente ancorato al tragico assassinio dei genitori che ha condizionato la sua esistenza ma anche fermamente motivato al riscatto, a trasformare in risorse le proprie paure (come quella per i pipistrelli) e a contrastare la malavita di Gotham.

Il Batman di Nolan è tormentato, fallibile, umano, e pertanto incline a brusche cadute, seguite da poderose risalite. Lungo i tre episodi di questa pietra miliare della narrazione moderna, il tempo è parte integrante del racconto, facendosi ostacolo per la salvezza di Gotham (i crimini di Joker e Bane da fermare al più presto), opportunità per formarsi e rigenerarsi (l’addestramento con Ra’s al Ghul o il lungo esilio al termine de Il cavaliere oscuro) e soprattutto crocevia del destino di un uomo e di un paladino della giustizia.

Chiunque può essere un eroe. Anche un uomo che fa una cosa semplice e rassicurante, come mettere un cappotto sulle spalle di un bambino per fargli capire che il mondo non è finito, sussurra Batman/Bruce Wayne a Gordon, svelando la sua identità nel modo più epico e struggente, prima dell’ultimo sacrificio per la sua città. Al centro di tutto c’è così di nuovo il tempo, stavolta inteso come il tragico momento dell’assassinio dei genitori, che diventa il filo conduttore dell’intera parabola di Bruce, in quanto scintilla del suo eroismo, benzina per spingersi a migliorare e appiglio a cui aggrapparsi nei momenti di sconforto.

Il tempo nel cinema di Christopher Nolan: The Prestige

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Fra i primi due episodi della sua trilogia su Batman, Christopher Nolan si concede una splendida divagazione con The Prestige, affiancando Christian BaleHugh Jackman per un ammaliante viaggio nel magico mondo dell’illusionismo. Il cineasta britannico ha stavolta la brillante intuizione di suddividere i tre atti del film in quelle che sono le tre fasi salienti di un qualsiasi gioco di prestigio, ovvero la promessa, la svolta e il prestigio stesso. Anche in questo caso, la regia si adatta quindi al narrato, precipitando lo spettatore in un vortice di suggestioni, falsi indizi e colpi di scena che, come accade con i più grandi numeri di magia, esplode in tutta la sua magnificenza nelle battute finali, costringendoci ad alzarci dalla sedia e applaudire.

The Prestige è però nuovamente anche un confronto fra due personaggi uguali e contrari, due capaci e ambiziosi illusionisti troppo simili per poter cooperare, ma anche troppo legati fra loro per potersi respingere. Un altro epico dualismo, in perenne bilico fra fantascienza e mistero, illusione e desiderio di vendetta, scontro diretto e avvincente confronto a distanza, reso possibile dalle rivelatrici pagine dei diari dei protagonisti e dagli immancabili salti avanti e indietro nel tempo. Un nuovo splendido tassello del cinema di Christopher Nolan, che va oltre alla canonica separazione fra bene e male per dipingere una storia intrisa di voglia di rivalsa e di primeggiare sul nemico, esaltata dall’abilità degli interpreti e da una sceneggiatura a prova di bomba, che spinge lo spettatore a nuove e più attente visioni per coglierne tutte le sfumature.

Il tempo nel cinema di Christopher Nolan: Inception

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Fra Il cavaliere oscuro e Il cavaliere oscuro – Il ritorno, la riflessione di Christopher Nolan sul tempo deflagra con Inception, ardimentoso e stupefacente viaggio nella mente umana e nelle sue più complesse dinamiche. Stavolta al centro di tutto c’è il sogno, inteso come specifico momento della psiche di una persona in cui intervenire per condizionarne le azioni. L’estrattore professionista di reconditi segreti Dom Cobb (un formidabile Leonardo DiCaprio), capace di disegnare interi mondi onirici in cui intervenire per le sue missioni, si trova stavolta a dover fare il processo inverso, ovvero innestare un’idea nella mente dell’erede di un impero economico per potere finalmente tornare negli Stati Uniti e riabbracciare i propri figli.

Un’impresa intricata e tortuosa, resa ancora più ostica dalla necessità di operare su tre livelli di sogno, ognuno con una sua specifica temporalità: a causa dello scorrimento più lento del tempo nel sogno, poche ore nella realtà corrispondono a diversi anni nell’ultimo stadio. La diversa prospettiva temporale dei personaggi dà a Christopher Nolan la possibilità di esprimere tutta la sua inventiva e di costruire interi mondi con proprie leggi e ambientazioni. Ad avere un ruolo centrale nel film è però nuovamente il ricordo: il ricordo di un amore perduto, insopportabile fardello da cui affrancarsi per poter sopravvivere.

Come il cinema di Nolan ci ha già ripetutamente mostrato, la mente umana può però essere fortemente ingannatrice. Dopo aver viaggiato fra sogni, desideri e ossessioni, una trottola barcollante ci mette nuovamente di fronte a una fondamentale domanda: cosa è realtà e cosa è finzione? L’ennesimo invito a non fidarci dell’apparenza e a risolvere un nuovo sbalorditivo rompicapo nolaniano.

Il tempo nel cinema di Christopher Nolan: Interstellar

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Dopo aver solleticato la fantascienza per tutta la sua carriera, Christopher Nolan la affronta a viso aperto nel 2014 con Interstellar, entusiasmante viaggio ai confini dello spazio e della conoscenza umana con protagonista l’ottimo Matthew McConaughey. L’esplicito riferimento di questa ambiziosa pellicola è certamente 2001: Odissea nello spazio, con la sua voglia di indagare fra i segreti del cosmo per comprendere al meglio il percorso umano nell’universo. Immancabilmente, Nolan gioca però di nuovo con il tempo, utilizzando stavolta la distorsione temporale garantita dalla vicinanza di un buco nero al pianeta che il protagonista Cooper deve visitare per salvare la Terra e riabbracciare la figlia. Il cineasta non si ferma però qui, e piega le leggi del tempo e dello spazio alla sua volontà, costruendo un complesso meccanismo tramite il quale il Cooper del futuro riesce ad aiutare la figlia nel passato.

A fare da collante a viaggi spaziali, complicate equazioni fisiche e importanti riflessioni sul progressivo deterioramento della salute del nostro pianeta è stavolta l’amore più puro e disinteressato, quello che lega un genitore a una figlia. Il desiderio di salvare la piccola Murph guida infatti l’Ulisse spaziale Cooper in un viaggio fra le pieghe dello spaziotempo, che avvince, stupisce e commuove anche lo spettatore più smaliziato. L’ultimo struggente incontro fra una figlia ormai anziana e un padre ancora giovane a causa della distorsione temporale suggella un’altra straordinaria opera di Christopher Nolan, che riesce a fondere il mistero e il rigore scientifico, la fantascienza più coraggiosa e l’amore universale, regalando ai cinefili una delle pagine più memorabili del cinema contemporaneo.

Il tempo nel cinema di Christopher Nolan: Dunkirk

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Siamo arrivati a quella che al momento è l’ultima fatica di Christopher Nolan, ovvero Dunkirk, capace di conquistare 8 nomination e 3 premi nel corso dell’ultima edizione degli Oscar. Un film di guerra decisamente atipico, sia in quanto celebrazione di una sostanziale ma provvidenziale sconfitta da parte dell’Inghilterra, ovvero la ritirata da Dunkerque di più di 300.000 soldati inglesi e francesi, sia per la particolare asciuttezza della sceneggiatura, basata su pochissimi dialoghi.

In Dunkirk trovano spazio tre diverse storie, con tre diverse ambientazioni (la terra, l’acqua e il cielo) e tre diverse temporalità (una settimana, un giorno e un’ora), che si intrecciano in un ritratto lucido e allo stesso tempo epico del conflitto bellico. Christopher Nolan esalta inoltre il suo discorso sul tempo, sintetizzando in un unico film di poco meno di 2 ore  l’approccio a questa dimensione. Il tempo diventa infatti ossessione per un temibile nemico che sta per arrivare e distruggere un manipolo di uomini intrappolati, sottolineata dal ticchettio di un orologio campionato all’interno della sublime colonna sonora di Hans Zimmer, prospettiva di diversi modi di vivere il conflitto (l’attesa, l’altruismo e l’eroismo) e infine ricordo di un evento cruciale per la storia della Seconda Guerra Mondiale e in particolare del popolo inglese, capace di ritrovare coesione e fiducia da una ritirata strategica.

Tutti questi elementi si fondono in un film unico nel suo genere, in cui la messa in scena si amalgama perfettamente con la rivisitazione storica. Un altro pregevole lavoro di un vero e proprio maestro della settima arte, che negli ultimi decenni ha saputo utilizzare come nessuno il concetto di tempo, mettendolo al servizio di storie brillanti e originali e di personaggi di rara profondità e intensità, già scolpiti nella storia del cinema.