Ant-Man and the Wasp: recensione del film Marvel

Dopo gli eventi di Capitan America: Civil War tornano Scott Lang e Hope Van Dyne nei panni di Ant-Man and the Wasp. Il film si arricchisce di nuovi, interessanti personaggi, e aggiunge un nuovo capitolo alla Fase Tre del MCU.

Ant-Man and the Wasp, diretto da Peyton Reed, racconta gli eventi che seguono Civil War (2013) che ha visto scontrarsi la fazione di Captain America contro quella di Iron Man, riprendendo tra l’altro il franchise con protagonista Scott Lang (Paul Rudd), alias Ant-Man, costretto a gestire le conseguenze del suo gesto eroico.

Con un ritmo comico sempre più veloce ed efficace e un giusto equilibrio tra trama e azione, Ant-Man and the Wasp non deluderà i fan del supereroe più piccolo (e simpatico) del MCU e contribuirà a creare un seguito per un personaggio femminile forte e ben riuscito: quello di Wasp/ Hope Van Dyne (Evangeline Lilly).

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Ant-Man and the Wasp: le dimensioni contano!

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Al di là della facilissima ironia, il punto di forza dell’intero film è proprio questo spirito scanzonato, poco incline a prendersi troppo sul serio. A sintetizzare perfettamente la doppia anima comica/action del film è il personaggio principale, quello di Scott Lang/Ant-Man interpretato da Paul Rudd. Rispetto al primo capitolo della saga a lui dedicata (Ant-Man, 2015) – già di per sé molto divertente -, i toni comici crescono, si rilassano e stimolano la risata del pubblico con una raffica di situazioni e dialoghi gustosi.

Il tono ironico di Rudd converge anche nella scrittura della sceneggiatura, a cui l’attore ha dato un contributo decisivo: questa partecipazione ha fatto sì che l’Ant-Man che vediamo sullo schermo sia sempre più vicino alle corde dell’attore, che ci regala un’interpretazione assolutamente convincente e memorabile. Ad aiutare l’eroe in questa missione (quella di far ridere il pubblico) ci pensano questa volta anche le sue spalle: Luis (Michael Peña) – che esplode in una memorabile scena “alla Guy Ritchie” a cui sarà davvero difficile resistere – Dave (Tip “T.I.” Harris) e Kurt (David Dastmalchian).

Ant-Man and the Wasp: un affare di famiglia

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Oltre alla natura straordinaria delle avventure che coinvolgono Ant-Man, Wasp e il superscienziato (nonché primo Ant-Man) Hank Pym (Michael Douglas), colpisce l’attenzione con cui gli autori hanno guardato la pronfonda rete di legami familiari che collega tutti (o quasi) i personaggi. Il motore che scatena l’azione alla base del film, infatti, è il forte desiderio di Hope e Hank di ritrovare la scomparsa Janet Van Dyne (Michelle Pfeiffer), moglie dello scienziato e madre della nuova Wasp. Dopo la momentanea incursione di Scott nel mondo delle particelle subatomiche e il suo inaspettato ritorno, infatti, nella mente dei personaggi inizia a paventarsi la possibilità di un ritorno della donna scomparsa trent’anni prima e di un insperato ricongiungimento familiare. Per far sì che questo sia possibile, Pym deve costruire un complicatissimo macchinario in grado di creare un tunnel di collegamento tra le varie dimensioni, i cui pezzi sono rari e fanno gola a molta gente pericolosa.

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Allo stesso tempo, le motivazioni alla base dell’azione di Scott Lang sono altrettanto intime e personali (e richiedono meno tecnologia e ambizione): dopo i difficili inizi mostrati nel primo Ant-Man, Scott è del tutto motivato a ricostruire un rapporto e una quotidianità con la figlia Cassie (Abby Ryder Fortson), una figura molto importante per la storia del supereroe che nel MCU perde qualche anno e acquista in dolcezza, regalando al pubblico quella componente cutie, marchio di fabbrica dei Walt Disney Studios. Prima fan dell’eroe microscopico impersonato dal padre, Cassie è sveglia e motivante, una vera e propria iniezione di energie positive per Scott e per il suo faticoso percorso verso la propria identità di eroe.

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Come se non bastasse, anche la villain di questo capitolo, Ava/Ghost (Hannah John-Kamen) alimenta la sua vendetta e la sua rabbia spinta dalla morte del padre. Una figlia affezionata, insomma, decisa a chiudere i conti con chi ritiene responsabile della rovina della sua famiglia e che trova una nuova figura paterna nel rivale di Hank Pym e suo ex assistente Bill Forster (Laurence Fishburne).

È subito evidente che ciò che guida lo sviluppo di tutti i personaggi è, da un lato, il desiderio paterno di vedere negli occhi delle proprie figlie quello sguardo di ammirazione e stupore che sembrava perso per sempre, dall’altro lato – da parte delle figlie – di essere di supporto e completare le aspirazioni paterne, ereditandone i punti di forza e perfezionando il loro percorso.

Ant-Man and the Wasp: è nata una stella

Evangeline Lilly cinematographe.it

Quello che i fan più affezionati di Ant-Man potrebbero lamentare è la riduzione del protagonismo assoluto del personaggio, che divide la scena – in questo secondo capitolo del suo franchise – con la controparte femminile, Wasp. A dirla tutta, anzi, l’azione di Scott Lang è puro supporto all’obiettivo principale del film (il ritrovamento della prima Wasp) che è tutto appannaggio di Hope e di suo padre. Come suggerisce il titolo, l’eroina alata impersonata da Evangeline Lilly assume un ruolo assolutamente paritario rispetto al collega e – finalmente – mette in pratica tutta la sua verve da badass, lanciandosi in inseguimenti, combattimenti, negoziazioni e tutte quelle attività che fanno da corredo a una tuta da supereroina.

Anche l’affascinante antagonista del film, Ghost, ha subito un cambiamento di genere nel passaggio dal fumetto alla pellicola. Se nei fumetti il personaggio creato da David Michelinie e Bob Layton compare a più riprese (sia contro Iron Man, sia tra i Thunderbolts) e in diverse situazioni, c’è un dettaglio che in tutta la sua storia – fin ora – non era mai stato messo in discussione: il suo genere maschile. Questa di Ant-Man and the Wasp è una versione assolutamente inedita e, oltre al cambio di genere, racconta una storia completamente nuova sulle origini e le interazioni del personaggio. In questa apparizione, grazie anche allo splendido volto di Hannah John-Kamen (che abbiamo già apprezzato in Black Mirror e in Ready Player One), Ghost ha un impatto visivo notevole, ben valorizzato dalla post-produzione. La sua evanescenza fa il paio in maniera perfetta con la capacità di Ant-Man e di Wasp di mutare le loro dimensioni alla velocità della luce, dando vita a sequenze di combattimento davvero molto suggestive. Certo, non è stato dato alla giovane e arrabbiatissima Ava un carisma molto impattante: il villain agisce più come un fastidioso intralcio per la realizzazione dello scopo finale che come vero e proprio nemico.

Apprezziamo anche in questo caso un’ulteriore possibilità dell’Universo Marvel, in grado di tirar fuori dal cappello storie che restano sempre apprezzabili anche nella loro individualità, oltre che nell’evidente vincolo che le lega strette una all’altra. Ant-Man and the Wasp mostra una grande coerenza narrativa col personaggio e con il suo contesto, raccontando con ironia e passione che piccolo è grande e che il valore di un eroe (e di un’eroina) non si dimostra solo quando tutto l’universo è in pericolo, ma anche quando si vuole – con tutto il cuore – ricomporre una famiglia.

Ant-Man and the Wasp è al cinema dal 14 agosto del 2018.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.7