Mindhunter: quali serial killer vedremo nella stagione 3?

La serie originale Netflix Mindhunter è arrivata alla seconda stagione, continuando a presentare al pubblico i serial killer più famosi d'America. Ma quali sono quelli citati nel libro di John Douglas non ancora presenti nella serie?

La serie originale Netflix Mindhunter è tratta dal libro Mindhunter – La storia vera del primo cacciatore di serial killer americano, scritto dall’ex agente FBI John Douglas, e ha dato prova, specialmente nella seconda stagione andata da poco in onda, di essere particolarmente fedele al documento a cui si ispira.

Mindhunter – Stagione 2: spiegazione del finale di stagione

Durante i 19 episodi usciti finora sono stati presentati al pubblico famosi serial killer come Ed Kemper, Charles Manson, Dennis Rader, Wayne Williams, Richard Speck, Texas Watson, Jerry Brudos e David Berkowitz. Ma sono stati anche citati altri famosi assassini come Zodiac, il killer dello zodiaco.

Nonostante il numero importante di criminali già presenti nella serie, il libro di Douglas cita ancora tanti altri famosi casi e contiene ancora molte interviste. Ora, si può ipotizzare tranquillamente che la serie non si farà sfuggire neanche uno dei serial killer di cui ha scritto Douglas, quindi, analizzando i nomi rimasti, possiamo cominciare a proiettarci già sulla terza stagione di Mindhunter, nonostante non ci sia ancora nulla di ufficiale.

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Questa lista dei 15 serial killer più famosi presenti nel libro comprende non solo nomi di assassini intervistati durante le indagini di John Douglas, ma anche alcuni solo citati nel libro, presi come esempi ed utilizzati come aiuto per il lavoro di profiling dell’FBI.

Mindhunter – stagione 3: Jack Henry Abbot

Mindhunter Jack Abbott, cinematographe.it

Jack Henry Abbott, il «criminale letterato» più celebre d’America, è conosciuto soprattutto per essere l’autore del best steller Nel ventre della bestia (1981), uno dei libri più sconvolgenti mai scritti sulle prigioni americane. Egli si è sempre descritto come un “detenuto allevato dallo stato“, avendo trascorso gran parte della sua vita (fin dai 12 anni) in strutture statali, compreso un lungo periodo in isolamento.

A 21 anni, Abbott, mentre scontava una condanna per falsificazione, pugnalò a morte un altro detenuto, evento che estese la sua detenzione da 3 a 23 anni, la quale, dopo l’evasione e una rapina ad una banca in Colorado aumentò ulteriormente di 19 anni.

Nel 1977, Abbott lesse che l’autore Norman Mailer stava scrivendo del condannato Gary Gilmore e decise di contattarlo, sostenendo che Gilmore stava in gran parte ingigantendo le sue esperienze e si offrì di scrivere del suo tempo dietro le sbarre per fornire una rappresentazione più concreta della vita nelle prigioni statunitensi. Mailer accettò e lo aiutò a pubblicare, appunto, Nel ventre della Bestia. Mailer ha poi notevolmente sostenuto i tentativi di Abbott di ottenere la libertà vigilata, cosa che avvenne nel giugno 1981.

Dopo appena sei settimane dalla scarcerazione, Abbott tornò ad uccidere. La vittima fu un cameriere in un caffè di Manhattan, pugnalato a morte dopo una discussione riguardo l’agibilità del bagno del locale. Dopo qualche tempo in fuga, Abbott fu nuovamente arrestato e condannato a 15 anni, nonostante un avvocato difensore di altro profilo e il sostegno di celebrità come la scrittrice Jerzy Kosinski e l’attrice Susan Sarandon.

Il 10 febbraio 2002, Jack Abbott si è impiccato nella sua cella di prigione usando un cappio di fortuna.

In entrambi i suoi libri, Abbott sostiene che la società deve fare i conti con il suo trattamento e con un sistema carcerario che tratta i prigionieri come creature sub-umane.

Mindhunter – stagione 3: gli strangolatori di Hillside

Mindhunter Strangolatori di Hillside, cinematographe.it

Kenneth Bianchi e il cugino Angelo Buono furono una coppia di assassini conosciuti come gli Strangolatori di Hillside. Bianchi è anche sospettato di essere il Killer dell’Alfabeto, autore di tre omicidi irrisolti nella sua città natale di Rochester, nello stato di New York.

I due si conobbero nel 1977 a Los Angeles e dopo poco iniziarono a gestire un giro di prostitute per poi passare, negli ultimi mesi del 1977, a commettere vari omicidi. Quando furono arrestati nel 1979, avevano stuprato e ucciso dieci donne.

Bianchi e Buono giravano per Los Angeles con la macchina di quest’ultimo e usavano finti distintivi per adescare ragazze. Entrambi gli uomini abusavano sessualmente delle vittime prima di strangolarle. Sperimentarono poi altri metodi di uccisione, come iniezione letale, folgorazione e avvelenamento con monossido di carbonio. Mentre commetteva gli omicidi, Bianchi cercò di lavorare per il Dipartimento di Polizia di Los Angeles (LAPD) e fece anche dei pattugliamenti con dei poliziotti che lavoravano al caso che lo riguardava. Buono non prese bene questa iniziativa e minacciò di uccidere il suo partner se non si fosse trasferito a Bellingham, nello stato di Washington. Così fece Bianchi nel maggio 1978.

L’11 gennaio 1979, Bianchi attirò e uccise due studentesse, ma, senza l’aiuto del cugino, lasciò molte tracce e la polizia lo catturò il giorno dopo. Una patente della California e un semplice controllo lo collegarono agli indirizzi di due vittime degli Strangolatori di Hillside.

Il processo durò dal 1981 al 1983, diventando il più lungo della storia legale d’America, e finì con la condanna di entrambi.

Bianchi sta attualmente scontando la sua pena al Washington State Penitentiary di Walla Walla, nello stato di Washington. Buono fu invece trovato morto nella sua cella il 21 settembre 2002, la causa fu infarto miocardico acuto.

Sul caso furono girati tre film: The Case of the Hillside Stranglers (1989),  The Hillside Strangler (2004) e Rampage: The Hillside Strangler Murders (2006).

Mindhunter – stagione 3: Jeffrey Lionel Dahmer

Mindhunter Jeffrey Dahmer, cinematographe.it

Jeffrey Dahmer fu il serial killer statunitense noto anche come Il cannibale di Milwaukee o Il mostro di Milwaukee. Responsabile di diciassette omicidi effettuati tra il 1978 e il 1991 con metodi particolarmente cruenti, fu condannato nel 1992 alla pena dell’ergastolo per poi essere ucciso, due anni dopo, da Christopher Scarver, un detenuto affetto da schizofrenia.

All’età di sei anni, Dahmer sviluppò un carattere chiuso e apatico, incominciando a collezionare resti di animali morti. Destino che toccò anche alla sua prima vittima, Steve Hicks, ucciso appena dopo il diploma. Dal settembre 1987  al maggio 1990 Dahmer intensificò la sua attività omicida, adottando più o meno lo stesso modus operandi che usava con gli animali, finché, nel luglio 1991, una vittima riuscì a fuggire dalle grinfie dalle sue grinfie e riuscì a contattare la polizia.

Poco prima di morire, Dahmer rilasciò una lunga intervista–confessione nella quale cercò di spiegare le ragioni profonde del suo agire, rifiutando ogni tipo di colpevolizzazione dei genitori e della loro educazione e assumendosi appieno la responsabilità di quei delitti. In parte attribuì il perché delle sue azioni alle sue incontrollate pulsioni sessuali e all’essersi allontanato dalla fede. Il suo cervello fu in seguito prelevato e conservato per studi scientifici.

Nel 2002 venne girato un film sulla sua vita: Dahmer – Il cannibale di Milwaukee diretto da David Jacobson con Jeremy Renner nel ruolo del mostro di Milwaukee.

Nel 2015 il personaggio di Jeffrey Dahmer viene interpretato da Seth Gabel in due puntate della serie horror antologica American Horror Story: Hotel di Ryan Murphy. Nel 2017 viene interpretato da Ross Lynch nel film My Friend Dahmer.

Mindhunter – stagione 3: John Wayne Gacy

Mindhunter John Wayne Gacy, cinematographe.it

Soprannominato Killer Clown per il nome del suo alter ego Pogo il Clown, da cui era solito mascherarsi alle feste ed intrattenere i bambini, John Wayne Gacy ha rapito, torturato, sodomizzato e ucciso 33 adolescenti, 28 dei quali seppelliti sotto la sua abitazione o ammassati in cantina, dal 1972 fino alla sua cattura avvenuta nel 1978.

Nonostante un’infanzia di abusi Gacy dimostrò di essere un uomo brillante e socialmente integrato. A 18 anni divenne membro del Partito Democratico, si laureò in economia e commercio, ebbe un matrimonio con due figli, partecipò a numerose iniziative di beneficenza e dimostrò per anni di essere un grande dirigente di azienda.

Il primo segnale di squilibrio ci fu quando aggredì sessualmente il suo primo adolescente,  evento che segnò un’escalation sfociata ad una prima condanna e alla perdita immediata di tutto quello che si era costruito. Dopo 18 mesi di carcere però, Gacy tornò in libertà e andò a vivere a Chicago, dove riuscì ad aprire una sua impresa edile di successo. Fu in quello stesso periodo però che scoprì il brivido dell’omicidio poiché uccise casualmente un quindicenne dopo una colluttazione avvenuta durante un adescamento. Da allora non si fermò più.

Nessuno poteva immaginare che un rispettato esponente della comunità di Chicago e membro di un gruppo di volontari che si travestivano da clown per feste ed eventi di beneficenza, potesse essere anche un terribile assassino. Finché avvenne l’arresto nel 1978, quando la polizia andò a casa sua per indagare sulla scomparsa di un quindicenne.

In prigione l’uomo incominciò a dipingere: i soggetti erano principalmente pagliacci, tra i quali c’era anche il suo “Pogo”. Molti dei suoi dipinti furono venduti nel corso di varie aste, con prezzi oscillanti tra i 200 e i 20.000 dollari. Il 10 maggio 1994 fu ucciso per mezzo di un’iniezione letale endovenosa. Le sue ultime furono semplicemente: “Baciatemi il culo!”.

Anche se mai esplicitamente ammesso dallo scrittore, è indubbio che Stephen King abbia tratto ispirazione dalla figura di Gacy per creare il suo clown assassino Pennywise. È stato inoltre girato un film sul killer dal titolo Gacy (2003) diretto da Clive Saunders. Infine, nella serie horror antologica American Horror Story: Hotel, il personaggio di John Wayne Gacy è interpretato da John Carroll Lynch. Nella stagione precedente, American Horror Story: Freak Show, Lynch interpreta un clown assassino di nome Twisty, un personaggio palesemente ispirato a Gacy.

Mindhunter – stagione 3: Edward Theodore Gein

Mindhunter Edward Theodore Gein, cinematographe.it

Dal matrimonio dei fanatici religiosi, violenti e conservatori George e Augusta Gein nacquero Henry e il piccolo Edward. I quattro vivevano in una fattoria nel Wisconsin dove la madre aveva premura di mantenere i fratelli in uno stato di costante isolamento dal mondo esterno, esercitando su di loro pressioni psicologiche intense, mirate più che altro all’odio verso le donne e alla repressione sessuale.

Dopo che il padre morì però, Henry cominciò ad opporsi alla madre, tentando di convincere anche Edward, il quale, durante un incendio nella fattoria nel 1944, colpì a morte il fratello maggiore.  Egli visse così da solo con l’amata madre, ma per poco più di due anni, perché la donna morì a causa di un ictus, lasciando il figlio solo nell’isolata fattoria.

Tra il 1947 e il 1957 sei persone scomparvero dalle città del Wisconsin di La Crosse e Plainfield; di queste solo due sono state associate a Gein. Fu invece provato che commise atti di squartamento e necrofilia sulle vittime, che era solito violare delle bare e anche che assemblava vari pezzi di arredo con parti di corpi. L’uomo confessò che dopo la morte della madre aveva avuto il desiderio di cambiare sesso: secondo molti egli aveva creato il suo “abito da donna” per poter assumere le sembianze della madre.

Gein fu giudicato mentalmente instabile e al processo fu discolpato per infermità mentale. Scampata la sedia elettrica, l’uomo passò gli ultimi 16 anni in un manicomio criminale. Il 26 luglio 1984 Ed morì per insufficienza respiratoria in seguito a un cancro. La sua lapide nel cimitero di Plainfield è stata frequentemente vandalizzata nel corso degli anni, finché non fu rubata nel 2000.

Le particolarità della sua vita e dei suoi assassini hanno ispirato film come Ed Gein – Il macellaio di Plainfield, Psycho, Non aprite quella porta, Il silenzio degli innocenti, Deranged e il personaggio di Bloody Face nella seconda stagione del telefilm American Horror Story.

Mindhunter – stagione 3: Robert Christian Hansen

Mindhunter Robert Hansen, cinematographe.it

Appassionato alla caccia fin da piccolo, Robert Hansen inizia ad avere problemi con la giustizia ad appena 21 anni, quando viene arrestato per aver dato fuoco ad un garage. Negli anni seguenti viene ancora arrestato per piccoli furti finché, nel 1967, si trasferisce ad Anchorage, in Alaska, per iniziare una nuova vita con la seconda moglie, dalla quale ha due figli. Nella sua nuova città viene accettato e benvoluto dai concittadini, che lo considerano un provetto campione di caccia (tra il 1969 e il 1971 quattro animali uccisi da Hansen vengono inseriti nel Pope & Young’s Trophy Hunting World).

L’apparente pace finisce nel 1982, quando, dopo il ritrovamento di un cadavere femminile nell’area di caccia vicina la città, ci fu un improvviso incremento di casi di persone scomparse, quasi tutte ballerine di night e prostitute. Le indagini subiscono una svolta improvvisa nel giugno del 1983, quando una giovane riesce a fuggire da Hansen, il quale, interrogato sull’accaduto, nega ogni accusa e, grazie a un alibi, scampa alle accuse. Le indagini portano però di nuovo a lui e, in una perlustrazione in casa sua, gli investigatori scoprono gioielli appartenenti ad alcune donne scomparse e molte armi da fuoco, oltre ad una mappa aerea della zona con dei segni “x”. Interrogato, Hansen tenta di difendersi, fino a quando, di fronte all’evidenza delle prove, inizia a confessare gli omicidi delle donne, a cui sparava dopo averle portate nei boschi.

Le sue prime vittime risalivano al 1971 ed erano giovani donne di età compresa tra i 16 e i 19 anni. Il 18 febbraio 1984 viene riconosciuto colpevole di 4 omicidi e viene condannato a 461 anni di carcere, che ha scontato allo Spring Creek Correctional Center di Seward. Trasferito dal carcere ad un centro medico per le sue condizioni di salute in peggioramento, è morto nel 2014 all’età di 75 anni.

Nel film di Scott Walker del 2013 Il cacciatore di donne, che ricostruisce le vicende investigative che portarono all’arresto di Hansen, l’omicida è interpretato da John Cusack e il sergente Jack Halcombe da Nicholas Cage.

Mindhunter – stagione 3: Herbert William Mullin

Mindhunter Herbert Mullin, cinematographe.it

Nato a Salinas, in California, Herbert Mullin ebbe un’infanzia serena. Durante gli anni del liceo fu eletto “lo studente più promettente della scuola” e fu inoltre uno dei ragazzi più popolari, essendo nella sua squadra di baseball dell’istituto.

Poco dopo il diploma, Mullin cominciò a fare uso di droghe e venne presto ricoverato per un breve periodo in un ospedale psichiatrico. All’età di 25 anni, il ragazzo cominciò a sentire delle voci nella sua testa, che lo spinsero a uccidere un senza tetto, convincendolo che la sua morte avrebbe evitato un terribile terremoto. La seconda vittima fu una studentessa. La terza fu invece un parroco cattolico da cui Mullin si era appena confessato.

Nel gennaio del 1973, ormai pulito dall’abuso di alcool e droga, cominciò a considerare i suoi problemi causati dalla droga, finendo con l’incolpare il suo spacciatore. Recatosi a casa sua, Mullin scoprì che aveva cambiato casa e che ora al suo vecchio indirizzo abitava un’altra famiglia. Ottenuto da loro il nuovo indirizzo, Mullin non solo ucciderà lo spacciatore e la moglie, ma anche la famiglia stessa.

Circa un mese dopo, Mullin incontrò quattro giovani adolescenti che campeggiavano in una zona vietata e li uccise con un fucile. L’ultimo omicidio avvenne il 13 febbraio 1973: senza un motivo apparente, mentre passava in una zona residenziale con la sua auto, Mullin accostò e uccise un anziano che curava il suo giardino. L’omicidio venne eseguito in pieno giorno, con la presenza di diversi testimoni, uno dei quali prese il numero di targa della macchina di Mullin e avvertì la polizia.

Mullin venne dunque arrestato e accusato di quest’ultimo omicidio, ma, al momento dell’interrogatorio, l’uomo si autoaccusò di altri dodici omicidi, spiegando come li avesse commessi per evitare che un terremoto distruggesse la città e mietesse centinaia di vittime. Mullin è stato condannato al carcere a vita ed è attualmente incarcerato in un penitenziario californiano.

Mindhunter – stagione 3: The Toolbox Killers

Mindhunter Toolbox Killers, cinematographe.it

Lawrence Sigmund Bittaker e Roy Lewis Norris sono due serial killer statunitensi, soprannominati i Toolbox Killers, che insieme hanno rapito, stuprato, torturato e ucciso cinque ragazze in un periodo di poco più di cinque mesi nella California del Sud nel 1979.

Descritto dallo stesso ex agente dell’FBI John E. Douglas come l’individuo più sconvolgente sul quale abbia mai effettuato un criminal profiling nella sua lunga carriera, Bittaker è stato condannato a morte per cinque omicidi il 24 marzo 1981 ed è attualmente incarcerato nel braccio della morte nel carcere di San Quintino. Norris ha invece accettato di testimoniare contro Bittaker ed è stato condannato all’ergastolo il 7 maggio 1980, con possibilità di richiedere la libertà condizionata dopo aver scontato 30 anni di condanna. È attualmente in carcere nella prigione statale di Donovan.

Bittaker e Norris furono soprannominati i Toolbox Killers (gli assassini della scatola degli attrezzi) a causa degli strumenti da lavoro con cui torturavano e uccidevano le loro vittime. I due si conobbero in prigione nel 1977 e presto cominciarono fantasticare sull’uccidere giovani donne fino all’elaborazione di un vero e proprio piano: una vittima all’anno una volta tornati liberi.

Due anni dopo, fuori di prigione, i due comprarono un furgone (soprannominato “Murder Mac“) e, dopo qualche giro di prova, uccisero la loro prima ragazza a cui ne seguirono altre quattro, l’ultima il 31 ottobre 1979. Un mese dopo Norris confidò gli omicidi ad un suo vecchio amico di prigione, il quale ne parlò alla polizia. L’indagine che ne seguì porto al quasi immediato arresto dei due uomini.

L’investigatore capo nelle indagini per gli omicidi di Bittaker e Norris, si suicidò nel dicembre 1987. Aveva 39 anni. In una nota lasciata prima di suicidarsi fa riferimento più volte agli omicidi commessi da Bittaker e Norris, scrivendo che lo perseguitavano e che aveva paura che un giorno i due potessero essere rilasciati.

Mindhunter – stagione 3: George Peter Metevsky

Mindhunter George Peter Metevsky, cinematographe.it

George Peter Metevsky, soprannominato Mad Bomber, fu un reduce della Prima Guerra Mondiale che terrorizzò New York per 16 anni, piazzando, nel corso del tempo, più di 33 bombe in giro per la città e ferendo 15 persone.

Metevsky era un’elettricista, che divenne disabile a causa di un incidente sul lavoro nel 1931 in seguito ad una esplosione generata da un incendio alla caldaia che stava riparando. Tale evento gli costò il posto di lavoro e l’azienda gli negò qualsiasi tipo di risarcimento. A nulla valsero tutti i suoi appelli.

L’insuccesso della battaglia legale lo caricò di un odio incontenibile verso la compagnia e gli avvocati e decise quindi di lasciare la sua prima bomba proprio sul davanzale di una finestra dell’edificio aziendale, siamo nel 1940. Le prime esplosioni non attirarono molto l’attenzione, ma la serie di ordigni piazzati in modo casuale dal 1951 misero in crisi la città.

Mevinsky era solito avvertire i giornali con lettere e telefonate dei suoi obiettivi, ma non rivelava mai esattamente la posizione delle bombe. Furono proprio queste lettere a tradirlo, poiché non ci mise a troppo a sbottonarsi sulle sue intenzioni vendicative. Elemento che indirizzò l’indagine della polizia, la quale, con l’aiuto di una indagine interna alla veccha azienda dell’uomo, lo arrestò nel 1957.

Dopo l’ammissione del piazzamento di 32 bombe, il giudice affidò Mevinsky al manicomio criminale di Metawa, a New York. Nonostante fosse malato di tubercolosi l’uomo si rimise in salute e venne rilasciato dopo 25 anni di detenzione, nel 1973. Egli disse che aveva abbandonato ogni tipo di violenza, ma che era ancora carico di odio verso i suoi ex datori di lavoro. Morì a 90 anni.

Mindhunter – stagione 3: Peter Sutcliffe

Mindhunter Peter Sutcliffe, cinematographe.it

Peter Sutcliffe, anche noto come Lo Squartatore di Yorkshire, è un serial killer britannico accusato dell’omicidio di tredici donne e del tentato omicidio di altre sette.

La sua prima vittima risale al 1969, una prostituta uccisa per questioni di soldi, anche se Sutcliffe stesso affermerà sempre che i suoi omicidi erano guidati dal volere di Dio. Dopo qualche anno di apparente pausa, l’uomo commise un secondo omicidio nel 1975, stavolta con l’uso di un coltello, nuovo modus operandi che diverrà canonico nelle sue aggressioni. Fino al 1981 continuerà a compiere aggressioni senza sosta, soprattutto nei confronti di prostitute, e, nonostante le testimonianze di molte delle vittime sopravvissute ai suoi assalti, egli riuscì sempre a sfuggire alle autorità.

Fu l’ennesima prostituta a costare all’uomo la libertà. Stutcliffe venne infatti fermato dalla polizia proprio perché in compagnia della ragazza e, vista la vicinanza tra il profilo dell’assassino e quello di Sutcliffe, egli venne sottoposto ad un’interrogatorio di due giorni. Davanti alle prove evidenti (gli agenti trovaronono le armi del delitto), l’uomo si ritrovò costretto ad ammettere qualcosa: i sette tentati omicidi e un omicidio colposo attribuibile però ad infermità mentale.

Il processo durò appena due settimane e, nonostante gli sforzi dell’avvocato, Sutcliffe venne condannato per tutti i capi di accusa e condannato a 30 anni, diventati ergastolo nel 2010.

Mindhunter – stagione 3: Carlton Michael Gary

Mindhunter Carlton Gary, cinematographe.it

In adolescenza Carlton Gary fu un tossicodipendente ed ebbe numerosi guai con la giustizia sin dai 14 anni, a causa di vari furti e piccole rapine. A 20 anni l’uomo si trasferì ad Albany per cercare di dare una svolta alla sua vita come cantante, fu in quel periodo che cominciarono a verificarsi delle aggressioni a danni di donne anziane.

Gary finì in mezzo all’ultima di queste, ma riuscì a cavarsela dando la colpa al suo partner John Lee Mitchell e nel 1975 si trasferì nuovamente, stavolta a Syracuse. Qui altre due donne anziane furono aggredite e violentate, una di loro morì, l’altra riuscì in qualche modo a sopravvivere. Nonostante la testimonianza che identificò l’aggressore come un afroamericano con i baffi e l’arma del delitto individuata in una calza, Gary non fu mai accostato a questi crimini, ma venne invece arrestato per rapina nel 1977. L’uomo riuscì comunque a fuggire dal carcere e un mese dopo morì un’altra donna anziana, ancora stuprata, ancora strangolata e ancora con l’uso di una calza. A questa seguirono altre 6 morti, tutte donne anziane, ma nell’ultimo caso non fu trovata alcuna calza sulla scena del delitto.

Nonostante le indagini della polizia stessero finalmente dando dei frutti, Gary fu salvato dall’arrivo di un altro afroamericano che si presentò agli agenti come Il Presidente delle Forze del Male. L’uomo voleva incolpare dei suoi omicidi lo Strangolatore della Calza (così era chiamato Gary), ma la polizia scoprì presto come non si trattasse della stessa persona e l’uomo venne assassinato poco dopo.

Fu nel dicembre 1978 che Gary fu arrestato, ma per rapina, e condannato a 21 anni di prigione. 5 anni dopo l’uomo riuscì a fuggire, ma dopo un solo anno venne nuovamente fermato, stavolta con l’accusa di essere lui il famigerato strangolatore, visto l’affiorare di nuove prove.

Gary fu condannato per l’omicidio e lo stupro di 7 donne e condannato a morte, avvenuta nel 2018 tramite iniezione letale.

Mindhunter – stagione 3: Lynette Alice “Squeaky” Fromme

Mindhunter Lynette Squeaky Fromme, cinematographe.it

Nonostante la nascita in una famiglia ricca e un’infanzia serena passata tra le comodità della sua casa, Lynette Fromme cominciò a fare uso di alcool e droghe in adolescenza e decise di allontanarsi dai suoi genitori dopo un litigio violento con il padre.

La ragazza cominciò quindi a vagare per le città, vivendo di elemosina, fino ad arrivare a Venice Beach, dove conobbe Charles Manson, siamo nel 1967. I due divennero presto amici e piano piano riuscirono a convertire altri giovani al loro modo di vivere e alle loro credenze apocalittiche. Quando la Famiglia Manson divenne numerosa, si trasferirono tutti allo Spahn Ranch, California del Sud, dove Lynette si guadagnò il soprannome di “Squeaky”, dati i versi che faceva quando la toccavano.

Dopo gli arresti di Manson e di alcuni membri della Famiglia per gli omicidi di Sharon Tate e dei coniugi LaBianca nel 1969, la Fromme, seguì il suo “Maestro” in ogni città in cui veniva trasferito. Finché, dopo la conclusione del processo a Manson, la ragazza andò a vivere insieme ad alcuni membri della fratellanza ariana e compì rapine e piccoli furti per sopravvivere. Fu anche implicata in un caso di duplice omicidio, ma venne assolta per mancanza di prove, al contrario di tutti i suoi coinquilini.

L’arresto avvenne nel 1975, quando tentò di uccidere il presidente Ford. Il processo fu breve: la Fromme rifiutò di collaborare con la sua difesa e aggredì un avvocato. Condannata all’ergastolo, fu trasferita in un istituto correttivo a Dublino nel 1979, dopo aver aggredito con un martello una detenuta. Alla notizia della malattia di Manson, nel 1983, tentò l’evasione da un campo di prigionia in Virginia per raggiungerlo, ma fu presto catturata.

La Fromme fu rilasciata solo nel 2009, dopo aver scontato quasi 34 anni. Squeaky è interpretata da Dakota Fanning in C’era una volta a… Hollywood di Quentin Tarantino.

Mindhunter – stagione 3: Larry Gene Bell

Mindhunter Larry Gene Bell, cinematographe.it

Dopo un’infanzia passata senza fissa dimora, visti i continui trasferimenti della sua famiglia, Larry Gene Bell si arruolò in Marina, dalla quale venne congedato dopo appena un anno per un incidente che lo vide spararsi ad un piede mentre puliva il fucile.

Di indole violenta, Bell lavorò come guardia in un istituto correttivo nel 1972, per poi trasferirsi a Rock Hill, in Carolina del Sud. L’uomo si rese protagonista di un modus operandi curioso: egli rapiva le sue vittime, che probabilmente uccideva nel giro di appena 12 ore, e si divertiva a chiamare la famiglia della sua preda per tormentarla e schernirla.

La prima vittima fu rapita nel 1985 nella contea di Lexington e i suoi resti furono ritrovati dalla polizia seguendo le indicazioni fornite dallo stesso Bell alla famiglia. La seconda fu una bambina di 9 anni per la quale la polizia mise in atto la più grande caccia all’uomo della storia della Carolina del Sud, durante la quale l’assassino fece 8 telefonate alla famiglia della vittima. Il corpo fu trovato anche quella volta seguendo le indicazioni di Bell.

La polizia riuscì a catturare l’uomo il 27 giugno del 1985 partendo da un’indagine che prese in esame un foglietto con scritto il numero di telefono della famiglia della bambina, ritrovato nel luogo di lavoro di Bell.

L’assassino sembrò delirare durante l’interrogatorio, continuando a commettere errori di colpa banali e a professare di essere la reincarnazione di Gesù Cristo. Bell morì sulla sedia elettrica il 4 ottobre 1996, l’ultimo condannato a morte della Carolina del Sud.

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