Strade Perdute: 5 curiosità sul film di David Lynch

Sono passati circa 25 anni da quando, per la prima volta, i cinema di tutto il mondo hanno potuto accogliere in sala un autentico sogno ad occhi aperti. Strade Perdute è una delle insostituibili pedine dello scacchiere lynchano che poggia sullo straniamento e vive nell’anticamera del convenzionale. David Lynch fa sempre un tutt’uno del ciò che sembra e del ciò che è, lasciando che la pellicola venga dominata dall’onirico, e il film che vede protagonisti Bill Pullman (Casper, The Sinner) e Patricia Arquette (Una vita al massimo, Medium) ne è una perfetta dimostrazione. Una destrutturazione che trova la sua logica nel disorientamento, un neo-noir, a detta dello stesso regista, in cui non esiste la realtà, esiste solamente la verità di ciò che viene ripreso. Un’opera che vive di curiosità, che meritano di essere indagate partendo da qua e proseguendo recandosi in sala a godere nuovamente di un film straodinario.

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1. Strade Perdute: Il principio matematico

Curiosità su Strade Perdute cinematographe.it

1858, il matematico tedesco August Ferdinand Möbius scopre il principio geometrico che viene successivamente ribattezzato “Nastro di Möbius”. Tale nastro è una superficie non orientabile dotata di un’unica faccia, per la quale viene a mancare il principio secondo cui esisterebbero sempre un lato superiore e uno inferiore su qualsivoglia superficie. Come conseguenza di ciò, sarebbe quindi possibile ritrovarsi al punto di partenza del nastro solo dopo averlo percorso due volte, senza bisogno di fare deviazioni lungo il tragitto, ma semplicemente continuando a camminare in avanti. Strade Perdute è l’esatta esemplificazione cinematografica del teorema, in esso tutto si ripete, il tema del doppio è tanto centrale quanto lo sarà anche nel successivo Mulholland Drive e non vengono mai definiti esattamente e limitati un inizio e una fine.

2. 37 modi di interpretare

Patricia Arquette e Bill Pullman cinematographe.it

Durante le riprese del film, lo scrittore e saggista David Foster Wallace ebbe l’occasione di aggirarsi per tre giorni per il set di Strade Perdute, sia per raccontare la genesi e lo sviluppo del film sia, soprattutto, per studiare e per provare a comprendere l’arte di un cineasta, a suo modo di vedere, unico e irraggiungibile. Terminato il suo sopralluogo, Wallace scrisse che c’erano più o meno 37 modi differenti per interpretare la complessità di una pellicola senza eguali.

3. Curiosità su Strade Perdute: il fondamentale ruolo della musica

Curiosità su Strade Perdute cinematographe.it

Tra le curiosità su Strade Perdute vi è l’importante rapporto che intercorre tra lo stesso lungometraggio e la musica, che ne muove le destrutturate sequenze. La colonna sonora, prodotta dal leader dei Nine Inch Nails, Trent Reznor, include brani di David Bowie, che apre il film con I’m Deranged, dei Rammstein e di Marilyn Manson, presente come cameo, assieme al suo bassista Twiggy Ramirez, nel filmato porno che in una scena del film viene fatto vedere a Laurent (Robert Loggia). Altro cameo è quello del cantante, attore e compositore Henry Rollins, che interpreta uno dei poliziotti.

4. La nascita di una trilogia

Patricia Arquette cinematographe.it

Strade Perdute può essere inteso come il primo capitolo di un’ideale trilogia, mai così ufficialmente definita e mai considerata tale, seppur connessa da evidenti elementi artistici e da un sostrato tematico-narrativo che traccia un unico percorso per tre differenti strade. La trilogia dell’onirico, dell’anticonvenzionale, dell’imprevedibile ed ipnotica destrutturazione, inizierebbe quindi nel 1997 con Strade Perdute, per poi proseguire nel 2001, con Mulholland Drive, e nel 2006 con Inland Empire.

5. La definizione di Lynch tra le curiosità su Strade Perdute

David Lynch curiosità su Strade Perdute cinematographe.it

Un film noir del XXI secolo. Una vivida descrizione di crisi d’identità parallele. Un mondo dove il tempo è pericolosamente fuori controllo. Un viaggio terrificante lungo la strada perduta“. David Lynch definisce con queste parole il suo 7° lungometraggio ma è, al contempo, egli stesso a sostenere che non ci sia bisogno di provare a spiegare il film. Strade Perdute è un’opera che si apre alle più disparate interpretazioni e non ne esiste una lettura univoca e imprescindibilmente vera.

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