The Plane – recensione del film di Jean-François Richet

The Plane riesce a convincere lo spettatore dell’opposto.

Conclusa la visione di The Plane viene naturale pensare a quanto siano lontani ormai i tempi di État des lieux (1995), Un quartiere da schianto (1997) e De l’amour (2001), le prime tre opere cinematografiche di Jean-François Richet, regista e sceneggiatore francese di grande fama che esordendo nel dramma e nella commedia musicale, ha intrapreso poi una direzione tutto sommato inattesa, quella dell’action movie, in qualche modo battezzata da Assault on Precint 13 (2005), remake piuttosto riuscito del celebre Distretto 13 – Le brigate della morte, film cult del 1976 diretto da John Carpenter.

Richet scrive quel remake con James De Monaco, allora nome poco noto all’interno del panorama cinematografico mondiale, destinato però a far parlare di sé appena qualche anno più tardi, con l’uscita nelle sale di The Purge – La notte del giudizio, primo capitolo di un fortunatissimo franchise thriller/horror dai chiarissimi riferimenti Carpenteriani.

Jean-François Richet – La forza di un autore versatile

The Plane recensione cinematographe.it
Gerard Butler as Brodie Torrance in Plane. Photo Credit: Kenneth Rexach

Appena dopo il confronto con un grande del cinema americano e non, qual era Carpenter allora (così come tutt’oggi), Richet dà avvio ad un dittico puramente action, raccontando la storia vera del gangster francese Jacques Mesrine con Nemico Pubblico N. 1 – L’istinto di morte (2008) e L’ora della fuga (2009), per poi tornare al dramma e alla commedia leggera con Un momento di follia (2015).

Insomma, Richet dimostra al pubblico e all’industria cinematografica francese e americana di non desiderare affatto una categorizzazione precisa e immutabile, piuttosto di saper – e voler – muoversi abilmente tra più registri. Ecco dunque il ritorno all’action con l’indipendente, feroce, grezzo ma sorprendentemente lodato Blood Father (2016) seguito dall’attesissimo film del momento, The Plane, titolo che conferma ancora una volta la volontà di Richet rispetto al creare spettacolo ansiogeno action pur sempre accompagnato da un’immancabile dose di realismo e psicologismo drammatico, capace di porre lo spettatore di fronte ad un’esperienza emotiva realmente partecipe, e molto – troppo spesso – ignorata dagli autori di cinema thriller/action.

The Plane – Il solito action con Gerard Butler, oppure qualcosa di nuovo?

The Plane recensione cinematographe.it

The Plane apparendo in un primo momento come il più classico dei blockbuster action ad alto tasso di spettacolarità firmato Gerard Butler, poiché è ben nota ormai la cifra stilistica, produttiva e interpretativa dell’attore scozzese di 300 e Attacco al potere saga – interessata dunque all’azione fine a sé stessa, così come al patriottismo smaccato, alla superficialità narrativa e alla resa gloriosa del solito eroe inscalfibile, apparentemente immortale, eternamente attraente ma in definitiva molto poco interessante – si rivela via via estremamente differente, caratterizzando i suoi personaggi e la sua drammaturgia come se fossero parte di un biopic, o altrimenti, di un’opera cinematografica parzialmente documentaristica.

Ecco ciò che rende realmente interessante e coinvolgente The Plane, rispetto a molti altri titoli prodotti e interpretati da Butler nel corso degli ultimi anni di cinema e quasi sempre relegati al Direct-To-Video, la formula documentaristica.
Richet dirige infatti i primi dieci/quindici minuti di film approcciandosi alla tematica delle manovre di volo aereo con tanto di tensioni, emergenze, ammaraggi e atterraggi d’emergenza con fare estremamente tecnico e attento, se non maniacale, dimostrando l’inattesa ricerca di realismo e credibilità quasi mai presenti nel cinema action, avventuroso, drammatico o spettacolare. Quei modelli che invece dovrebbero – e vorrebbero – raccontare in tutto e per tutto effetti e conseguenze reali del tanto temuto incidente aereo, elaborandolo però nella stragrande maggioranza dei casi come fosse un fatto straordinario e distante dalla nostra quotidianità, con tanto di esplosioni, urla, fulmini e sound design da vero e proprio war movie.

The Plane invece riesce a convincere lo spettatore dell’opposto, dimostrando come un incidente aereo possa essere per un pilota professionista ed esperto un caso fin troppo ordinario, da gestire con tutta la calma, cautela, rigidità, rispetto delle regole, istintività e improvvisazione possibili, affinché i passeggeri non perdano la vita.

Qui la faccenda si complica però, poiché non soltanto il Capitano Brodie Torrence (Gerard Butler), dal passato turbolento e dal vissuto drammatico si ritrova a dover fronteggiare un incidente aereo causato da condizioni climatiche terribilmente avverse con conseguente atterraggio d’emergenza su isola sconosciuta nelle Filippine, ma anche e soprattutto una condizione di pericolo violento, poiché l’isola di Jolo si rivela ben presto essere nelle mani di milizie separatiste, responsabili di numerosi riscatti e massacri a danno di volontari stranieri o in ogni caso individui giunti lì incuranti del pericolo causato dagli abitanti dell’isola.

L’importanza della drammaturgia e della caratterizzazione dei personaggi

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Sorprendentemente The Plane dimostra di voler sacrificare gran parte della dinamica action – pur sempre presente considerata l’esplosione di violenza e spettacolarità della seconda parte del film – favorendo la costruzione drammaturgica e psicologica dei suoi personaggi. La loro caratterizzazione attenta e perfettamente credibile è infatti segno distintivo del lavoro registico e di scrittura operato da Jean-François Richet e Charles Cumming, autore del romanzo omonimo dal quale è tratto il film, che interessandosi all’aspetto tensivo, ostile, pavido e realistico delle conseguenze emotive e psicologiche di alcuni individui a seguito di un incidente aereo potenzialmente mortale, ne evidenziano punti di forza e di debolezza, prestando continuamente attenzione alla sincerità del racconto e delle dinamiche trattate, senza mai escludere nemmeno un volto, o una voce.

D’altronde perfino Gerard Butler sembra allontanarsi da molti dei suoi soliti cliché interpretativi – forti di espressività pressoché assente, gag da cinema muscolare e scanzonata gigioneria – preferendo a questi l’aspetto umano, sensibile ed emotivo del suo Capitano Brodie Torrence, capace di passare da uccisioni a rischio infarto con l’uso esclusivo delle mani – e solo in qualche caso di armi bianche e da fuoco, poiché è bene ricordarlo, non si tratta più del solito eroe action a cui Butler ci ha abituati – a veri e propri momenti di commozione e abbandono alle lacrime, alla paura, alla felicità e al sentimento.

Un vero piacere è proprio il caso di dirlo e che ci ricorda alcuni dei migliori titoli di carriera di Butler, tra i quali Giustizia Privata, Machine Gun Preacher e Quando un padre. Tre titoli piuttosto distanti dal cinema action commerciale e da cassetta cui è solito prendere parte, producendolo perfino.

Tensione, spettacolarità, partecipazione emotiva e violenza – tuttavia giustificata e mai strabordante o fine a sé stessa – sono gli ingredienti di The Plane, un ottimo film sulla dinamica degli incidenti aerei e il pericolo rappresentato da luoghi sperduti e perciò controllati da forze eternamente antagoniste della modernità, in qualche modo primitive, ribelli e sadiche che si ritrovano inaspettatamente a dover fronteggiare due forze violente e positive di tutto rispetto rappresentate dal Capitano Brodie Torrence di Gerard Butler e dal detenuto ed ex forze speciali Louis Gaspare, interpretato dal Mike Colter di Luke Cage, che incuranti del rischio e del pericolo combattono un po’ ingenuamente e senza dubbio ferocemente gli ostili abitanti dell’isola di Jolo.

Un buon prodotto questo film che a causa di una potenziale autodistruttiva campagna pubblicitaria rischia di incasellarsi in un modello cinematografico che non gli appartiene affatto.
In uscita nelle sale italiane a partire dal 25 gennaio, distribuzione a cura di Lucky Red.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

2.8