Bif&st 2023 – Ingeborg Bachmann. Viaggio nel deserto: recensione del film

I viaggi nel mondo e gli amori turbolenti della celebre scrittrice austriaca nel biopic scritto e diretto da Margarethe von Trotta. Dal concorso della 73esima Berlinale all’anteprima italiana al Bif&st 2023.

Dal concorso della 73esima Berlinale all’anteprima italiana al Bif&st 2023. Prima della futura uscita nelle sale nostrane con Movies Inspired, si è mosso sull’asse Berlino-Bari il destino festivaliero di Ingeborg Bachmann. Viaggio nel deserto, il biopic scritto e diretto da Margarethe von Trotta sulla vita della poetessa, scrittrice, traduttrice e giornalista austriaca Ingeborg Bachmann. E non poteva essere altrimenti per la regista tedesca, visti i legami della von Trotta con le due kermesse. Da una parte c’è la sua città natale e una manifestazione che l’ha vista in più di un’occasione ospitare una sua opera, dall’altra quella che l’ha adottata artisticamente e il cui festival ha potuto contare per alcune edizioni della sua presidenza onoraria, ruolo ereditato dal compianto Ettore Scola. Ecco perché è particolarmente significativo che il percorso della sua nuova fatica dietro la macchina da presa, che arriva a distanza di sei anni da Forget About Nick, sia partito proprio da questi schermi.

Un viaggio fisico ed emozionale nella vita di Ingeborg Bachmann, tra tormenti ed estasi, gioie e dolori, lacrime e sorrisi

Ingeborg Bachmann. Viaggio nel deserto cinematographe.it

Con la suddetta biografia la von Trotta è andata ad aggiungere alla sua personale galleria di figure femminili illustri, che hanno scritto il proprio nome a caratteri cubitali sulle pagine di storia, quello della Bachmann. Quest’ultima va ad aggiungersi a personaggi come quelli della Katharina Blum del suo film d’esordio (in co-regia con Volker Schlöndorff) Il caso Katharina Blum, della pensatrice e rivoluzionaria marxista Rosa Luxemburg di Rosa L., passando per Hannah Arendt, la pellicola omonima incentrata sulla filosofa e politologa ebraico-tedesca. Figure, complesse queste, che la cineasta tedesca ha saputo rievocare in maniera tridimensionale, facendone emergere sfumature, forza e coraggio. Un coraggio che a sua volta la von Trotta ha dovuto afferrare a due mani per raccontare parte di un’esistenza come quella della scrittrice austriaca in un film produttivamente assai complicato da un punto di vista produttivo, poiché girato in sei nazioni diverse.

La pellicola oltre ad essere una topografia dell’anima della protagonista è anche la topografia fisica dei luoghi che ha vissuto e visitato

Ingeborg Bachmann. Viaggio nel deserto cinematographe.it

Scivolando delicatamente sulla linea sottile tra il lato cupo di Ingeborg Bachmann e il suo lato più affascinante, la pellicola oltre ad essere una topografia dell’anima della protagonista è anche la topografia fisica dei luoghi che ha vissuto e visitato, tra cui l’amata Roma, dove era solita trascorre lunghi soggiorni fatti d’incontri umani e professionali come quelli periodici con Giuseppe Ungaretti, per il quale curava le traduzioni in lingua tedesca. Luoghi che l’hanno portata tra gli altri in quel di Zurigo, laddove si era trasferita per convivere con lo scrittore e architetto svizzero-tedesco Max Frisch, con il quale ha intrattenuto una relazione turbolenta tra il 1958 al 1963. Ed è su questo periodo e sugli strascichi che ha lasciato sul resto dell’esistenza della donna che si concentra il film. Un film che più che sulla produzione letteraria e artistica della Bachmann di focalizza sull’amore per Frisch e sui viaggi da lei fatti in giro per il mondo. Viaggi che l’hanno portata anche nel deserto tunisino, dove si è recata per provare a ritrovare se stessa e per pulirsi dalle scorie di una relazione divenuta tossica, fatta d incomprensioni e di gelosie sentimentali e professionali.

Un ritratto nobilitato dalla perfomance di Vicky Krieps nei panni della poetessa e scrittrice austriaca e dalla cura nelle ricostruzioni storiche

Ingeborg Bachmann. Viaggio nel deserto cinematographe.it

I frammenti di vita amorosa tra i due, compresi i bruschi strappi, l’innamoramento e la fine, diventano il tessuto narrativo della pellicola lungo il quale la von Trotta ci conduce per mano al seguito della protagonista. Un pedinamento esistenziale e amoroso che prende forma come un mosaico fatto di tasselli spazio-temporali incastonati l’uno nell’altro, nel quale emergono tanto le fragilità quanto le spinte propulsive di una donna che per scelte di vita e artistiche è sempre stata un passo avanti rispetto ai suoi tempi. Il tutto traspare perfettamente da un ritratto nobilitato dalla perfomance di Vicky Krieps che ne veste intensamente i panni, aggiungendo alla sua filmografia un’altra riuscitissima interpretazione dopo quelle ne Il filo nascosto di Paul Thomas Anderson e in Il corsetto dell’imperatrice di Marie Kreutzer.

Ingeborg Bachmann. Viaggio nel deserto cinematographe.it

L’attrice lussemburghese è uno dei punti di forza di un’opera ben curata nei contenuti e nella composizione estetica, con la regia elegante e dallo spiccato rigore formale che trova delle valide spalle tanto nella fotografia di Martin Gschlacht quanto nei costumi e nelle scenografie, firmate rispettivamente da Uli Simon e Su Erdt. La cura nel dettaglio e l’ottima ricostruzione storica permettono allo spettatore di turno di immergersi nelle atmosfere dell’epoca e di respirare la stessa aria di colei che quei luoghi li ha abitati o più semplicemente sfiorati.

Ingeborg Bachmann. Viaggio nel deserto: conclusione e valutazione

Margarethe von Trotta torna dietro la macchina da presa per raccontare un’altra figura femminile forte e coraggiosa. È la volta della poetessa, scrittrice, traduttrice e giornalista austriaca Ingeborg Bachmann, che la regista tedesca racconta attraverso i frammenti amorosi della relazione turbolenta con il collega Max Frisch. Un biopic nobilitato dalla performance di Vicky Krieps e impreziosito dalla cura nei dettagli della confezione, dove la fotografia, le scenografie e i costumi restituiscono le atmosfere dei tempi che furono. Un’opera elegante nella messa in quadro e dalle basi narrative e drammaturgiche piuttosto solide, che entra ed esce continuamente dalla biografia per varcare la soglia del melò vecchia scuola.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 4.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.8