Confidenza: recensione del film di Daniele Luchetti

Un film intrigante, una visione complessa e a tratti respingente. Confidenza è in sala dal 24 aprile 2024.

L’amore finisce quando non c’è più niente da svelare, quando le bugie più innocenti sono già state raccontate e non restano che i segreti. Quelli sepolti e taciuti che se svelati possono cancellare ogni traccia di ciò che è stato e ancor peggio, di ciò che si è stati. Cioè persone che si sono amate, comprese, perfino annullate, poiché talvolta accade anche questo, destinando però all’oscurità il reale, ciò che realmente si è provato, ciò che realmente si è fatto, prima, durante e dopo l’amore, così come prima, durante e dopo quella persona. Però non sempre accade che entrambe le parti vogliano conoscerlo. Si preferisce infatti non vedere, pur sapendo che c’è. Questo non accade a Pietro Vella (uno straordinario, paranoico e destabile Elio Germano) e Teresa Quadraro (che brava Federica Rosellini, che un po’ si ama e un po’ si teme), i protagonisti di Confidenza. Ventunesimo film di carriera di Daniele Luchetti, adattato ancora una volta, dopo il meraviglioso Lacci, da un omonimo romanzo di Domenico Starnone, Confidenza ci permette dunque di conoscere tutto ciò che accade quando quel reale viene svelato, quando tutta quella paura abbandona l’oscurità e raggiunge la luce. E che paura.

Ciò che resta di quei lacci

Lacci raccontava di un uomo, Aldo (Luigi Lo Cascio/Silvio Orlando) che potenzialmente aveva tutto, un lavoro, degli amici, una moglie e dei figli e che nonostante questo, non smetteva di cercare l’amore altrove, trovandolo dapprima in Lidia (Linda Caridi), una collega più giovane e per questo libera e negli anni seguenti in molte altre donne, senza tuttavia considerare che la sua famiglia e la sua prima vita, quella con la moglie Vanda (Alba Rohrwacher/Laura Morante), non si sarebbero mai allontanate da lui, piuttosto legate ulteriormente attraverso i codici della sofferenza, dei tradimenti, del dolore, dell’incoerenza e della mancata cura.

Eppure c’era quel passaggio così bello affidato all’anzianità di Vanda che diceva “Forse ho capito perché volevo così tanto che tu tornassi, perché dicevo, così se torna, poi, posso andarmene io”. Confidenza invece, pur mantenendo alcuni elementi propri di Lacci e degli uomini che quest’ultimo raccontava, si intenda romanzo e lungometraggio adattato alla stessa maniera, si spinge oltre, raccontando quello che può essere nella vita delle persone, dunque nell’amore, a tradimento taciuto, a male causato e celato, desiderando non più la fuga e l’apparente libertà della scappatoia, piuttosto la sicurezza del nido che si è creato, seppur retto dalle bugie e dai segreti non detti, perciò fragile, traballante, eppure persistente e duraturo.

Luchetti questa volta dà vita insieme a Francesco Piccolo, sceneggiatore e amico di lunga data, ad un film intrigante, eppure a differenza di Lacci e di moltissimi altri film di carriera, si pensi a Dillo con parole mie, Anni felici o ancora, Momenti di trascurabile felicità, sorprendentemente respingente e in qualche modo perfino complesso in termini di visione partecipata ed emotiva dello spettatore. Quest’ultimo infatti si ritrova ad osservare molteplici forme d’amore, così come molteplici forme di violenza, spesso intrecciate tra loro, dunque confuse, eppure, in realtà visibili e chiarissime, chiedendosi più volte quale possa essere la sua posizione morale, quale possa essere la sua posizione empatica.

Confidenza: valutazione e conclusione

Confidenza: recensione del film di Daniele Luchetti

Qui non c’è mistero, ma c’è la possibilità di credere che anche i mostri, perché questo sono, possano di fatto cambiare, sia chiaro, non divenire santi o innocenti, ma comunque individui capaci di comprendere e di vivere nella volontà di non procurare mai più alcun dolore, negando sé stessi, mettendo in primo piano gli altri, la famiglia soprattutto e i figli che innocentemente osservano, senza tuttavia capire realmente. Da qui l’urlo della figlia Emma (Pilar Fogliati), in un momento di svelamento soltanto immaginario.

Quanto male procuriamo agli altri senza di fatto rendercene conto? Quante maschere indossiamo pur di non mostrare la nostra vera natura, perché temiamo ciò che naturalmente accadrà quando e se decideremo di farlo? Quanto sfruttiamo la nostra posizione o il nostro status per possedere ciò che altrimenti non potremmo avere? Sono tutti interrogativi che Confidenza e così Luchetti, Starnone e Piccolo ci pongono, spingendoci a riflettere e perfino a ritrovare in noi stessi alcune delle ombre che un po’ appartengono a Pietro, un po’ a Teresa e un po’ a Nadia (la prova di Vittoria Puccini è dolorosa e quanto mai veritiera), sfidandoci dunque e mettendo in luce spietatamente effetti e conseguenze del male che gli uomini fanno, al pari di un horror, al pari della quotidianità più cruda e reale.

Thom Yorke malinconicamente ci accompagna in questo cammino, tra paranoia, terrore, ingenuità apparente e suo modo amore, suggerendo ciascuno di questi stati emotivi attraverso una musicalità, che al pari della scrittura, raggiunge vette di panico, crollo e stabilità d’animo – tanto dello spettatore, quanto dei personaggi che il film racconta – difficilmente replicabili. Per questa ragione Confidenza è un film che necessita di essere visto, per questa ragione Confidenza è un film che non può che spaventarci.
Confidenza è al cinema a partire da mercoledì 24 aprile 2024, distribuzione a cura di Vision Distribution.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

3.8