Romantiche: recensione del film di e con Pilar Fogliati

Al cinema dal 23 febbraio 2023, Romantiche è un film incredibilmente divertente, amaro, eppure di una comicità consolatoria e speranzosa.

Romantiche, l’esordio alla regia di Pilar Fogliati, è il più classico esempio di prodotto cinematografico italiano che il pubblico – o spettatore – medio, a partire dalle primissime immagini, clip, locandine e trailer ama odiare, senza nemmeno prendersi la briga di attendere il momento della sua uscita nelle sale e vederlo per davvero, decidendo allora e solo allora, se i pregiudizi ed i commenti caustici e aprioristici – quasi sempre pensati, espressi e condivisi pubblicamente – fossero corretti, perciò premonitori e assolutamente motivati, o al contrario del tutto inopportuni ed estranei, rispetto al reale contenuto del film.

Quella che infatti poteva apparire inizialmente come la sola resa a lungometraggio della fortunatissima e ormai notissima clip video pubblicata su YouTube nel 2019 – ed in seguito rintracciabile su tutte le altre piattaforme social – dalla stessa Fogliati, o comunque da una personalità dello spettacolo a lei vicina, nella quale la giovane interprete romana metteva in scena con apparente e sorprendente facilità una moltitudine di dialetti romani creando veri e propri personaggi, chiaramente bozzettistici, estremizzati e parodistici, in realtà si rivela essere molto di più.

In qualche modo Romantiche scansa immediatamente il pericolo d’apparire una bieca operazione commerciale avviata sulla scia di quel successo virale tutt’oggi ricordato, dimostrando fin dai primissimi minuti quanto la sua idea di cinema, tanto rispetto alla struttura narrativa, quanto all’arco dei personaggi, sia forte e soprattutto generata da una riflessione importante e chiara rispetto alla volontà autoriale da parte della stessa Fogliati di raccontare con piglio deciso, caustico, grottesco, esilarante eppure dolcissimo una generazione che vivendo sospesa tra rincorsa del sogno, rassegnazione e false certezze, appare perduta e per certi versi relegata ad un immaginario surreale che inevitabilmente riflette la vita e la realtà attuale.
Non c’è niente di falso, oppure molto poco, questo sembra osservare la Fogliati, guardando a noi e alle nostre debolezze.

Romantiche, un film a episodi

Romantiche - Cinematographe.it

Romantiche rifacendosi – almeno apparentemente – ad una tradizione di cinema italiano radicatissima, tanto da essere sopravvissuta fino ad oggi, tra vecchie e nuove leve, struttura la sua narrazione episodica incrociandola soltanto attraverso un personaggio, quello della Dottoressa Panizzi, la dolcissima psicoterapeuta e in qualche modo spirito guida (interpretata da una sempre ottima Barbora Bobulova) che ascolta, consiglia e sottolinea il racconto di vita delle quattro giovani donne – Eugenia, Uvetta, Michela e Tazia – interpretate da Pilar Fogliati che nelle loro differenze, idiosincrasie, fragilità e punti di forza, appaiono come continuamente destinate ad incontrarsi, pur non facendolo mai.

Ciascun episodio infatti più che risultare una gag dalla durata senz’altro importante, diviene via via un cortometraggio a sé stante e poi un pezzetto di un puzzle più ampio, da incastrare all’evolversi del film con tutti gli altri, tanto da illuminare un vero e proprio affresco di vita capace di guardare – concentrandosi sul punto di vista femminile e non solo – alle differenti realtà su cui si affacciano le quattro trentenni interpretate con sorprendente efficacia e realismo comico-grottesco da Pilar Fogliati, come nessun altro autore e autrice hanno saputo fare, da molti anni a questa parte.

Un racconto femminile episodico che si dipana infatti non soltanto in un singolo contesto spazio-temporale, bensì in una moltitudine, tra provincialismo, agiatezze idilliache eppure alienanti e drammaticamente comiche di campagna, così come ferree convinzioni e orgogliosa presunzione di città e infine tenace e aggressiva femminilità di quartiere anche se in definitiva schiava di un modello autodistruttivo debole e inutile.

Romantiche - Cinematographe.it

È interessante osservare come l’introduzione episodica e narrativa di Romantiche avvenga attraverso lo scrollare sconosciuto e invisibile di una bacheca social Instagram, che se sceglie di eludere alcuni contenuti, si sofferma invece su altri, introducendoci in tutto e per tutto a finestre e spezzoni di vita che osserviamo brevemente, senza perciò conoscerne il pregresso, né tantomeno il susseguente, soltanto l’immediato, per poi passare oltre, dandoci l’idea di aver conosciuto un personaggio, anche se di fatto ne abbiamo osservato solamente alcune dinamiche, conducendoci all’inevitabile considerazione dell’insensatezza del giudizio.

Non ci è infatti concesso giudicare queste giovani donne, poiché non ci è dato conoscere il loro intero percorso di vita. Ciò che ci è concesso però è di osservarne un frammento, ritrovandoci probabilmente, oppure non facendolo affatto, a sorridere oppure a riflettere amaramente sul fatto che quel frammento appaia così somigliante, seppur nella sua estremizzazione e discorso parodistico quasi sempre eccessivo e grottesco, ad una quotidianità che noi stessi – o terzi – abbiamo vissuto, oppure che tutt’oggi viviamo, senza curarci mai di evidentissime contraddizioni, debolezze, difetti e false certezze che rischiano non soltanto di allontanarci dalla gente, ma anche e soprattutto da noi stessi.

Donne che si perdono e donne che si ritrovano

romantiche recensione cinematographe.it

Le quattro donne di Pilar Fogliati si perdono, cercandosi continuamente, nella rincorsa cieca, ingenua e comicamente disperata di sogni, speranze, convinzioni e idee di vita, talvolta tenaci, talvolta fragilissime, ricorrendo inevitabilmente alla rassegnazione, o comunque all’accettazione di una condizione prescelta, che non deve però condurre all’autodistruzione, bensì alla volontà di miglioramento e di cambiamento.

Basti pensare ad Eugenia, la sceneggiatrice palermitana trapiantata a Roma che nella sua rincorsa incondizionata e velleitaria del sogno e del successo cinematografico senz’altro in arrivo, sceglie di non guardare affatto ai propri difetti, perciò presunzione e arroganza, rischiando non soltanto di auto sabotarsi, ma anche e soprattutto di costringere gli altri, uomini e donne che siano, ad allontanarla dalle loro vite, per via di un carattere senza dubbio complesso eppure esilarante, logorroico, logorante e coraggiosamente tenace che guarda alla rincorsa del sogno come fragilità e al tempo stesso forza indistruttibile che nulla o nessuno può scalfire, se non nutrire ulteriormente.

Oppure a Uvetta che nella sua condizione di aristocratica e nobile agiatezza e idilliaca e sospesa leggerezza da contessa di campagna d’altri tempi, perciò fortemente e ingenuamente alienata – l’ingenuità ricorre per ciascun personaggio femminile del film – non può far altro che osservare la vita altrui, quella del lavoro, della fatica e del sacrificio, considerandola come una realtà che non le apparterrà mai, a cui se vorrà però, potrà prendere parte per scelta – senza dubbio momentanea – dandosi a sporadiche esperienze lavorative, che non faranno altro che trovarla impreparata oppure convinta d’osservare un semplice gioco e non una quotidianità basilare ed essenziale.

La stessa riflessione Pilar Fogliati sembra operarla rispetto a ciascuno dei suoi quattro personaggi che ci permette d’osservare nel corso del film, tra risate amare, oppure comiche e grottesche prese di coscienza – i cugini, sempre i cugini – e ancora momenti no e crolli quotidiani, vuoi per debolezze altrui, vuoi per sorprendenti illuminazioni, che però cedono immediatamente il passo ad una feroce, eterna e parodistica fanciullezza che accomuna, senza lasciar loro scampo, Eugenia, Uvetta, Michela e Tazia.

L’amore e gli uomini

Ciò che sorprende poi di Romantiche è l’accuratezza del racconto maschile, che Pilar Fogliati, scrivendo il film a sei mani in compagnia di Giovanni Veronesi e Giovanni Nasta esplora a tutto tondo mostrandone meschinità, false convinzioni, ipocrisie, menzogne e pochissimi punti di forza, dando una visione dell’universo maschile senz’altro distruttiva, ferocemente comica e per questo esilarante.

Gli uomini perciò divengono per Romantiche e per le quattro giovani donne interpretate da Pilar Fogliati nient’altro che dei passatempo, oppure degli zimbelli, passioni fugaci e velleitarie, o ancora limitati ma senz’altro amorevoli individui e infine eterni Peter Pan che concentrati sul proprio ego si ritrovano divisi tra apparente ma fragilissima fedeltà e sguardo sempre attratto e interessato verso il tradimento, come condizione inevitabile per il nutrimento sciocco di un machismo e virilità atavica e ingenua.

Romantiche è in definitiva un film incredibilmente divertente, amaro, eppure di una comicità consolatoria e speranzosa, che guardando ad estremizzazioni e gusto parodistico come chiavi essenziali di un racconto episodico leggero ma non per questo dimenticabile e superficiale, racconta la donna e il significato dell’amore con un’immediatezza ed un realismo sorprendenti ed una vera e propria sincerità autoriale capace di rendere Pilar Fogliati una voce ed uno sguardo a cui certamente presteremo attenzione.

In uscita nelle sale a partire dal 23 febbraio 2023, distribuzione a cura di Vision Distribution.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.2