Campioni: recensione del film di Bobby Farrelly

Profilo registico sulla parabola cinematografica dei Fratelli Farrelly, con uno sguardo approfondito su Campioni, l'esordio di Bobby, con un sempre ottimo Woody Harrelson.

La storia del cinema americano, o ancor più specificatamente della commedia popolare nordamericana non può che annoverare tra i principali tasselli della propria crescita e mutazione, la parabola cinematografica dei Fratelli Farrelly che nasce con Scemo & più scemo e culmina con Campioni.

A partire dal 1994, anno d’uscita di Scemo & più scemo, titolo ormai considerato cult e interamente poggiato sulle spalle del fenomenale duo comico Jim Carrey/Jeff Daniels, i Farrelly sembrano voler perseguire con inaspettata convinzione i registri parodistici di classe, facendo da contraltare a quelli decisamente più sciocchi, sregolati e immorali del fortunatissimo franchise prodotto dai fratelli Weinstein, Scary Movie, un buffo progetto cinefilo ormai più che concreto sulla carta e destinato a fare scintille sui grandi schermi di tutto il mondo di lì a poco.

Due fratelli riscrivono la nuova commedia nordamericana

Da Scemo & più scemo, a Tutti pazzi per Mary, fino a Lo spaccacuori e I tre marmittoni, si rileva immediatamente nella cinematografia dei Farrelly, una tendenza spiccatissima e decisamente arguta alla creazione di vere e proprie icone, proseguendo seppur in modo estremamente differente il discorso dello Star System proprio della Hollywood classica, non più interessato alla celebrazione e messa a fuoco di estetiche e stili assolutamente rispettabili poiché eleganti e borghesi, piuttosto di nuovi e nuove interpreti o protagonisti, dal gusto sfrenatamente seduttivo, oppure definitivamente goffo e farsesco.

Basti pensare alla rapidissima ascesa verso l’olimpo hollywoodiano di alcuni nomi lanciati nel corso dei primissimi anni di carriera dai Fratelli Farrelly come Cameron Diaz, Ben Stiller, Jim Carrey, Jack Black, Renée Zellweger e così via.

Indiscutibilmente, i Farrelly intercettando ben prima di altri registi, il potenziale comico e grottesco di alcuni interpreti come quelli appena citati, divengono non soltanto pedine di grande peso nel panorama cinematografico nordamericano di quel periodo, ma anche e soprattutto autori capaci di illuminare per la primissima volta, oppure l’ultima – sulla capacità dunque di riportare in auge -, volti e corpi destinati a segnare la storia del cinema.

Dopo un’intera carriera collaborativa, seppur composta da titoli firmati in regia, così come in sceneggiatura, esclusivamente dall’uno o dall’altro fratello, i Farrelly seguendo a ruota i Coen, si separano, intraprendendo assoli registici senza tuttavia perdere l’anima originaria del loro cinema, ormai focalizzata sul dramma e sempre meno interessata ai registri comici decisamente più nelle loro corde, o almeno, così avevamo pensato.

Caduta, ascesa e perdizione di Peter Farrelly, mentre Bobby resta a guardare

Se Scemo & più scemo annoverando esclusivamente la firma di Peter in regia, pur mantenendo in sceneggiatura una collaborazione a tre, tra Bobby, Bennet Yellin e Peter Farrelly, riscrive i registri e modelli della commedia americana apportandole un gusto demenziale sempre più spinto, sregolato e desideroso di abbattere i paletti della decenza e moralità, tanto da incontrare un consenso di pubblico  e meno di critica – celebre lo scontro sul film tra Gene Siskel e Roger Ebert – senza precedenti, la storia non sembra affatto destinata a ripetersi.

Infatti, non appena Peter e Bobby scelgono di separarsi, distruggendo più o meno consapevolmente una potenziale miniera d’oro, quella che i Weinstein pochi anni più tardi difenderanno con gli artigli, e forse anche qualcosa di più, le carriere dei Farrelly cominciano ad incontrare lunghi periodi di stasi e grandi flop.

In questo senso a fallire è Peter, che improvvisamente disorientato dalla nuova commedia hollywoodiana, mutata ancora una volta poiché in continua esplorazione, non sembra più ritrovare sé stesso e in un definitivamente tragico tentativo di auto sabotaggio prende parte a Comic Movie, una celebre – poiché stellare in termini di cast – esperienza di fallimentare commedia demenziale ad episodi che floppa al botteghino, distruggendo per un paio d’anni, in qualche caso anche di più, intere carriere già maturate, se non addirittura premiate, riservando a Peter Farrelly una poltrona nella temutissima Director Jail.

Dopo cinque anni di pena, Peter torna alla ribalta, vivendo sulla propria pelle quella che è a tutti gli effetti la classica parabola americana, divenuta nel tempo un vero e proprio filone cinematografico: From rags to stars, ossia caduta e ascesa.

È l’11 settembre del 2018 e al Toronto International Film Festival viene presentato Green Book, dramma razziale dalla sottile vena umoristica che nel ribaltare i meccanismi e le dinamiche narrative dell’indimenticabile A spasso con Daisy riflette sul machismo, il valore dell’arte, dell’amicizia e più in generale dell’amore nella vita di tutti noi. Green Book tra nomination ai Premi Oscar, Golden Globe, Screen Actors Guild Award e Hollywood Film Awards segna la nuovissima ascesa di Peter Farrelly.

Ciò che però rende letale l’industria cinematografica Hollywoodiana è una legge non scritta che recita: Non importa chi tu sia, quale carriera o successo tu abbia ottenuto. Qui, sei e sarai sempre l’ultimo film che hai fatto. Ecco dunque che Peter Farrelly riacquistando una ritrovata fama e considerazione, finisce ben presto per perderla nuovamente, firmando il clamoroso flop prodotto da Apple Tv, Una birra al fronte.
Mentre Peter fallisce, Bobby resta a guarda, qui nasce Campioni, remake in lingua inglese dell’omonimo film spagnolo del 2018, diretto da Javier Fesser.

Woody Harrelson allena The Friends e ci regala Campioni

A stupire di questo film non è tanto il fatto che sia il remake di un film europeo – dinamica piuttosto rara considerato il panorama cinematografico americano recente -, piuttosto il fatto che pur avendo come protagonista assoluto un interprete realmente in stato di grazia come lo è Woody Harrelson, Campioni non riesca mai davvero a raggiungere quell’intensità e sincerità emotiva che sembrerebbe invece voler costruire, percorrendo instancabilmente ciascuna traccia narrativa propria dei feel good movie, nella speranza che questo sia abbastanza, eppure non lo è. Ma nonostante tutto, si fa davvero fatica a non amarlo.

Raccontando sé stesso, Bobby Farrelly firma in regia, affidando la sceneggiatura all’esordiente Mark Rizzo, un film che è a tutti gli effetti esempio concreto della parabola americana precedentemente citata: From rags, to stars.

La sua narrazione vede infatti alternarsi un prima e un dopo nella vita di un tanto celebre, quanto discusso assistente allenatore di Basket di altissimo livello, passando da un incarico di tutto rispetto quale è una squadra professionistica, ad una invece formata da giovani con difficoltà di apprendimento, oppure Sindrome di Down, The Friends.

Campioni - Cinematographe.it

Dalla grande città, all’America di provincia, Campioni si fa percorso di rinascita, crescita e disintossicazione, raccontando la parabola di Marcus (Woody Harrelson) un uomo rovinato dall’alcolismo, dalla rabbia incontrollata e dalla solitudine che nella condizione forzata di condivisione d’una passione e vita quale è il basket, con soggetti meno fortunati sul piano fisico, eppure ben più acuti e attenti di lui su quello psicologico ed emotivo riscopre la spensieratezza ed il significato profondo della passione e della bontà d’animo.

Conclusione e Valutazione di Campioni

Tra strade innevate, umorismo sregolato ma pur sempre distante dal politicamente scorretto, fatta eccezione per uno o due momenti, ed una prova come al solito sinceramente divertita di Woody Harrelson, Campioni di Peter Farrelly dimostra fin dalle prime sequenze di non aspirare a nulla più di ciò che è, ossia un piccolo film dai buoni sentimenti e dalla grande morale che ci fa sorridere, riflettere e ancora sorridere.

Al netto di uno script ben poco ispirato e anche piuttosto ingenuo di fronte all’esigenza di Farrelly di tornare a fare cinema tanto credibile e maturo, quanto di facile accoglienza da parte di pubblico e critica, Campioni convince pur con qualche riserva, vuoi per merito di un Woody Harrelson mai così dolce e sinceramente divertito, oppure per la tenerissima squadra dei The Friends.
Nulla è perduto per sempre e il riscatto se desiderato è lì ad attendere ciascuno di noi.

Campioni è al cinema a partire da giovedì 31 maggio 2023, distribuzione a cura di Universal Pictures.

 

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3

2.9