99 Lune: recensione del film scandalo di Jan Gassmann

Tra l’erotismo sotto acidi di Gaspar Noè, il cinema queer di John Cameron Mitchell, e quello ostinatamente romantico e turbato di Paul Vecchiali e Bernardo Bertolucci, 99 Lune di Jan Gassmann rilegge le Cronache Rohmeriane attraverso una psichedelia fortemente metaforica destinata a mutare come i suoi stessi protagonisti nel corso del tempo che assumendo via via differenti volti e aspetti, passano per un’idea di cinema drammatico che rimanda a Michael Apted, Richard Linklater e Valerio Mieli, sull’incontrarsi ancora, e ritrovarsi, tornando ai luoghi e agli stati d’animo delle origini, così che tutto ricominci, nonostante i cambiamenti, i corpi e il tempo

Passando per la 75ª edizione del Festival di Cannes, 99 Lune, il quinto lungometraggio di Jan Gassmann – pur considerando il segmento del progetto globale 24H Europe: The Next Generation – tra grandi scandali, consensi critici e interessi, raggiunge fin da subito accordi distributivi su grande scala, a differenza dei precedenti titoli dell’autore svizzero classe 1983, tanto da arrivare fino a noi.
Distribuito da Teodora Film, 99 Lune è infatti disponibile nelle sale cinematografiche italiane a partire da giovedì 29 giugno 2023.

Se ad uno sguardo superficiale e disinteressato può corrispondere l’inevitabile ed immediata curiosità rispetto a quanto di effettivamente scandalistico – e scandaloso –ci sia in 99 Lune, ad un altro invece maggiormente interessato e attento a tutti quelli che sono gli aspetti e i toni emotivi, drammatici ed esistenziali del film di Gassmann, risulterà davvero poca cosa la sessualità certamente sfrenata, esplicita, sregolata e di fatto protagonista di 99 Lune, tanto da escluderla se non totalmente, almeno parzialmente, rispetto al giudizio complessivo del film.

Come accaduto più e più volte nel corso di moltissimi anni di storia del cinema, è sufficiente che per un film da Festival sia presente una determinata quantità di materiale – o contenuto – a sfondo sessuale, affinché quel titolo venga definitivamente bollato come scandaloso, attirando immediatamente su di sé un interesse che smette di essere specificatamente critico, divenendo più direttamente merceologico, morboso, voyeuristico e così via.

Accade a David Lynch quando nel 1987 tenta di presentare il suo leggendario e indimenticabile Velluto Blu alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia scontrandosi inaspettatamente contro una risposta negativa e profondamente sdegnata e turbata di Gian Luigi Rondi, il quale, a causa di un contenuto sessuale forte e per i tempi immorale del film, non soltanto non accetta la presenza di Velluto Blu di Lynch in Concorso, ma ne considera l’autore come un semplice fautore di cinema volgarmente scandaloso, kitsch e di scarso interesse.

L’esperienza si ripete poi, più e più volte attorno a figure certamente provocatorie come Pier Paolo Pasolini, Bigas Luna, Bernardo Bertolucci, Lars Von Trier e Abdellatif Kechiche confermando ulteriormente il carattere fortemente censorio, conservatore, pudico, talvolta infantile e facilmente impressionabile dei Festival di Cinema e così delle loro giurie.

Eppure, perfino il linciaggio di un film e così la sua considerazione scandalosa e immorale può tornare utile ad un autore rispetto a questioni di mercato, curiosità, chiacchiericcio e fama.

Forse per questa ragione, un titolo estremamente minore, quasi indipendente come 99 Lune di Jan Gassmann è arrivato fino a noi. Un’anomalia di cui possiamo certamente gioire, poiché un nuovo autore è nato, e non possiamo far altro che osservarne il percorso con grande attenzione e attesa, per ciò che è, e per ciò che verrà.

Incontriamoci nel tempo – Role-Playing, Corpi e Terremoti

99 Lune - Cinematographe.it

Quella di Bigna (Valentina Di Pace) e Frank (Dominik Fellmann) non è una convenzionale storia d’amore. Lei è una scienziata estremamente impegnata, rigida e in movimento. Lui un cuoco indeciso sul proprio futuro, tanto da vivere alla giornata.

Lei vive nella luce, circondata da colleghi, mentre lui in un’oscurità psichedelica popolata da un sottobosco di tossicodipendenti, emarginati, reietti, disperati e individui dalla sessualità fluida e libera che si concedono tra loro, incuranti dei propri volti e corpi, soddisfacendo unicamente pulsioni e desideri privi di qualsiasi possibile dinamica emotiva, così da poter ripetere la medesima esperienza senza mai soffrire realmente il carattere totalmente carnale e mai sentimentale della faccenda.

Eppure ciò che unisce Bigna e Frank è la necessità di incontrarsi nel buio, nell’anonimia, e nell’oscurità di una sessualità torbida, non convenzionale e da non ripetersi più di una volta, così da escludere qualsiasi possibilità di legarsi, incuriosirsi reciprocamente ed infine desiderarsi.

Il Role-Playing perciò diviene la pratica attraverso la quale i due si incontrano e poi si conoscono reciprocamente e in profondità rispetto a ciò che immediatamente li conduce ad un’eccitazione e intesa sfrenatamente e sregolatamente unica. Quella della sessualità violenta, da non confondersi mai con l’amore – seppur non tardi ad arrivare – e identificabile con un’esigenza di sfogo fortemente carnale e poi esistenziale che non può avvenire nella luce, soltanto nel buio protettivo e seducente di una maschera, di un parcheggio sotterraneo oppure di un’auto.

Il distacco e la rigidità professionale e accademica di Bigna però non possono arrestare la chimica tra i corpi ed il fattore unico dell’esperienza Role-Playing non può che ripetersi, ancora e ancora e ancora, nel corso del tempo e delle lune – ciò che non soltanto dà il titolo al film, ma che ne scandisce le parti e gli sviluppi narrativi – costringendo due giovani individui estremamente differenti tra loro ad una reciproca conoscenza, che è sì carnale, ma ancor prima emotiva, sentimentale e perciò inevitabilmente pericolosa e di crescita.

Due realtà sociali si scontrano in 99 Lune, quella della convenzionalità di Bigna, che nasconde le proprie pulsioni nell’anonimia, e quella di Frank, che non le nasconde affatto, vivendo di espedienti, di ciò che accade e di ciò che il suo stesso corpo lo conduce a fare, tanto rispetto al sesso, quanto alla vita di tutti i giorni.

Una dinamica che fin dalle prime sequenze rende chiaro allo spettatore quanto la storia d’amore tra i due non possa certamente raggiungere picchi sentimentali incredibilmente favorevoli, piuttosto di disperazione, tragedia, eppure irrefrenabile attrazione tra i corpi.

Jan Gassmann infatti, muovendosi tra l’erotismo psichedelico e più che esplicito di Gaspar Noè (Love; Enter The Void), il cinema queer, coloratissimo e pop di John Cameron Mitchell (Shortbus – Dove tutto è permesso) e l’ostinazione romantica e drammatica di Paul Vecchiali (Encore – Once More) che può in più di un caso coincidere con la ricerca fortemente poetica e identitaria di Bernardo Bertolucci, elabora il suo 99 Lune come fosse un mix, se possibile ancor più aderente al realismo grezzo di una quotidianità di corpi, pulsioni e dipendenze, di tutti i nomi e i modelli appena citati, trovando fin da subito una propria impronta, visione e sguardo.

Ecco ciò che distingue un autore, la sua visione e l’impronta del suo cinema. 99 Lune ne ha una ed è solidissima e così Jan Gassmann, fautore di una ricerca narrativa ai limiti del documentaristico, sulla possibilità di un’attrazione tra i corpi – e meno tra le menti – assolutamente instancabile, irrefrenabile e per certi versi immortale, nonostante il tempo, l’appartenenza sociale, i mutamenti dei corpi e l’inevitabile dolore degli addii e dei nuovi inizi, o incontri.

Curiosa la questione dei terremoti, scosse naturali eppure chiaramente metaforiche e simboliche di uno sconquassamento e turbamento emotivo e psicologico che rivela l’esistenza di un amore ancor meglio di dialoghi, parole, e via dicendo.
Accade più volte a Bigna e Frank, perché ancora una volta, quella di Gassmann non è una favola, piuttosto la vita, che è fatta di distanze, di sesso, cambiamenti, prese di coscienza, epifanie, terremoti e amori, anche se impossibili, soprattutto se impossibili.

99 Lune: valutazione e conclusione

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Un piccolo film incredibilmente potente che servendosi di due interpreti per la prima volta sul grande schermo lavora fino in fondo sul concetto di cinema verità, risultando di una sincerità e vividezza sorprendenti.

Jan Gassmann, giunto al suo film probabilmente più maturo, solido, audace e riuscito coinvolge tutti noi in un folle, stralunato, disperato e passionale viaggio d’amore, ponendoci infine una domanda: L’amore è possibile, seppur unicamente centrato sull’attrazione tra i corpi?
Ogni risposta è possibile e corretta a modo suo. Non ci sono verità, piuttosto punti di vista, racconti di vita, esperienze e ricordi.
99 Lune di Jan Gassmann è al cinema a partire da giovedì 29 giugno 2023, distribuzione a cura di Teodora Film.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.5