Carnival Row: recensione della nuova serie Amazon Prime Video

Recensione di Carnival Row che, riprendendo il budget corposo de Il Trono di Spade, ma impiegandolo in una realtà storica di splendida fattura, tenta di eccellere sul profilo tecnico e di ritagliarsi una sua identità.

Amazon Prime Video impiega tutte le sue risorse, dopo la rivelazione The Boys, per proporre un prodotto al di sopra della media in termini di spese di produzione. Dalla penna di Travis Beacham e René Echevarria (sceneggiatore di punta delle serie Dark Angel, Star Trek: The Next Generation e Star Trek: Deep Space Nine), Carnival Row pone le basi per un nuovo franchise di matrice fantasy su vasta scala. Si combinano elementi familiari in modo creativo e inseriti in un setting invitante e contornato da una fotografia lugubre.

La serie è disponibile sulla piattaforma Amazon Prime Video dal 30 agosto.

Carnival Row: una convivenza forzata diventa il motore della trama

carnival row recensione serie amazon cinematographe.it

La serie si svolge in uno scenario denominato The Burgue, che corrisponde alla Londra vittoriana, con tecnologie e mode che rientrano perfettamente in questo contesto storico. Il set massiccio e potenziato dalla computer grafica immerge di prepotenza i suoi personaggi e il pubblico in un mondo oscuro, costituito da strade e fogne che conducono a vicoli ciechi. The Burgue può assumere innumerevoli sembianze: è sia una città ricca di opportunità che una prigione di gigantesche dimensioni, dove le creature magiche vengono considerate dei rifugiati senza vie di scampo.

Il protagonista della storia è Rycroft “Philo” Philostrate (Orlando Bloom), un detective che indaga su orribili omicidi che possono ricordare i crimini commessi da Jack lo Squartatore, con una lunga scia di cadaveri che dipingono di rosso le vie e le piazze della città. Philo è stato un soldato che alla protezione dei confini del Burgue per molti anni e, durante la battaglia nella terra mistica di Tirnanoc, si è innamorato di una fata di nome Vignette Stonemoss (Cara Delevingne). Dopo sette anni dal conflitto, i due si ricongiungono e cercheranno, nel corso delle otto puntate, di affrontare l’ondata di razzismo e l’ignoranza imperante che ricopre l’ambientazione principale.

Carnival Row: il “world-building” spicca all’interno della produzione

carnival row recensione serie amazon cinematographe.it

I creatori Travis Beacham e René Echevarria, con la supervisione di Marc Guggenheim e Guillermo del Toro che figurano come produttori esecutivi, catapultano lo spettatore nel mezzo del loro mondo attentamente ricostruito. Influenze steampunk si sposano con una realtà vittoriana grigia e piena di smog, dove persone poco raccomandabili si nascondo negli angoli più angusti pronti a rubare, rapire, traviare e insultare chiunque capiti a tiro. Una giungla industriale corrosiva ospita le più svariate tipologie di creature mitologiche, fantastiche e magiche.

Le interazioni tra personaggi umani e controparti provenienti dalla terra perduta di Tirnanoc sono il punto cruciale della serie, all’interno della quale emergono questioni fondamentali come l’integrazione e i processi sociali che possono regolare o disfare di netto i valori e le norme comportamentali dentro la città. In Carnival Row si riesce, con dovizia di particolari, a rappresentare il dualismo di una società in costante mutamento, riportando alla luce una location terribile simultaneamente piena di meraviglia. Da questo contesto si generano personaggi puri all’apparenza ma contaminati dalle storture delle dinamiche interne e dei partiti politici altamente corrotti. Si aggiunge al cast sir Jared Harris (Chernobyl) nei panni del cancelliere Absalom Breakspear, un elemento di spicco e pronto a illuminarci sulla situazione socio-politica del Burgue, facendoci addentrare in un vortice di eventi sconvolgenti che possono cambiare drasticamente l’assetto narrativo.

Carnival Row: una mistura inizialmente scomposta che ha bisogno di carburare

carnival row recensione serie amazon cinematographe.it

La contaminazione messa in primo piano, fra strizzatine d’occhio al soggetto di Bright (2017) di David Ayer con Will Smith protagonista e una scenografia magniloquente che ricorda la serie Penny Dreadful scritta e ideata da John Logan, potrebbe far storcere il naso nelle fasi iniziali dello show, ma il focus sui personaggi stratificati, la componente romantica che lega i due assoluti protagonisti, i crimini violenti e fortemente espliciti e la classificazione che modera il funzionamento della società rappresentata compongono un mosaico variopinto e pregno di ammirevoli spunti riflessivi.

Fate costrette alla prostituzione, fauni che diventano protetti o servitori assidui e instancabili e vittime sacrificali di un killer seriale misterioso. Non vi è traccia di momenti spensierati e consolatori in Carnival Row. L’intento dei realizzatori è quello di ricreare un ospizio su grande scala finanziato dalla corona in cui i poveri, gli abbietti e i soggetti più disagiati vivono sotto una disciplina severissima, pena le punizioni corporali. Gli inserti fantasy giocano un ruolo fondamentale all’interno della produzione: essi vengono alimentati da effetti speciali all’avanguardia votati alla meraviglia che stridono volutamente con i toni prettamente dark e crudeli del quadro storico destabilizzante.

I soldi sono stati spesi scrupolosamente, con una regia attenta a valorizzare lo scontro ideologico fra abitanti di una città corrotta e immigrati clandestini che cercano una nuova casa. Durante le puntate centrali si possono avvertire sporadici cali di ritmo, dovuti all’approfondimento di personaggi secondari non particolarmente incisivi, ma nel complesso Carnival Row risulta un prodotto televisivo valido e pieno di inventiva sul fronte visivo e scenografico. Un altro colpo a segno targato Amazon Prime Video.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 4

3.7