Jeremy Renner: “Dopo Wind River vorrei fare altri film drammatici”

Jeremy Renner è conosciuto come attore di film d'azione, ma dopo il thriller di Taylor Sheridan Wind River, vorrebbe fare più film drammatici

Jeremy Renner vorrebbe lavorare a più ruoli in piccola scala, personali, proprio come ha fatto in Wind River, film in prossima uscita diretto dal regista Taylor Sheridan con Elizabeth Olsen e John Bernthal. L’attore lo ha dichiarato al Karlovy Vary Film Festival, dove il film è stato presentato. L’attore ha definito il thriller di Sheridan, “super, super intelligente”, aggiungendo che vorrebbe tornare a lavorare con lui.

“È un tipo con i piedi per terra, da pane al pane, vino al vino. Porta a termine i progetti, li rende concreti. L’immagine che traspare di lui è simile a quella di un cowboy, ma è davvero incredibilmente, iper-intelligente”.

Quando Sheridan produrrà il suo prossimo film, Renner vorrebbe farne parte:

“Spero che ci sarò. Per essere un novellino come regista, è un creatore incredibile”.

Renner ha definito Wind River e la sua rappresentazione delle comunità native americane “attuale”, mostrando perfettamente le problematiche con il governo federale, mentre l’agente dell’FBI interpretato da Elizabeth Olsen cerca di investigare su un terribile omicidio avvenuto in una riserva del Wyoming. Ma, ha aggiunto, “il film non intende essere una polemica contro l’amministrazione Trump”.

“Per caso è qualcosa di cui stiamo parlando ora, nei media, ma abbiamo girato un film drammatico in una riserva e raccontando di una comunità come ce ne sono tante”.

L’appeal, per lui, è stata la sceneggiatura e le sfumature date al suo personaggio, un cacciatore trasformato in investigatore. Anche se Jeremy Renner è conosciuto, per lo più, come attore di film d’azione, per i suoi ruoli nei franchise di Mission: Impossible e degli Avengers:

“Sto facendo più cose che mi permettano di essere riconosciuto per altro oltre ai film d’azione”.

L’obiettivo di Renner sembrano essere i film drammatici, che abbiano più cose in comune con il film premio Oscar del 2008 di Kathryn Bigelow The Hurt Locker, dove interpretava il protagonista: un artificiere esperto, in pieno conflitto con se stesso, in Iraq:

“Sono quelle cose che so che amo fare e che mi mettono alla prova. Sono tutte buone ragioni per rimettermi al lavoro, imparare e crescere”.