Dacci un taglio (Nappily Ever After): recensione del film Netflix

Attraverso il gesto simbolico del taglio dei capelli, Dacci un taglio ci racconta il costante senso di inadeguatezza delle giovani donne di oggi.

Dacci un taglio (Nappily Ever After il titolo originale) è un film del 2018 diretto da Haifaa Al-Mansour (prima regista donna dell’Arabia Saudita) e basato sull’omonimo romanzo di Trisha R. Thomas. I protagonisti sono Sanaa LathanRicky Whittle, Lyriq Bent, Lynn Whitfield, Daria Johns ed Ernie Hudson (l’indimenticabile Winston Zeddemore di Ghostbusters). Dacci un taglio è disponibile dal 21 settembre per tutti gli abbonati a Netflix.

Dacci un taglio (Nappily Ever After): il difficile percorso per metterci alle spalle le nostre fragilità
Dacci un taglio

La donna in carriera Violet (Sanaa Lathan) ha una vita apparentemente perfetta, fatta di soddisfazioni sul lavoro e un rapporto con il ragazzo Clint (Ricky Whittle) che sembra ormai prossimo a trasformarsi in matrimonio. La delusione per la mancata proposta matrimoniale da parte di quest’ultimo manda però in frantumi l’idilliaca esistenza di Violet, costringendola a riconsiderare la propria vita sentimentale e lavorativa e facendo riaffiorare vecchie fragilità mai del tutto superate, come la paura di mostrare la reale struttura dei suoi capelli, naturalmente crespi.

Nappily Ever After – ecco il trailer ufficiale del film Netflix

Dacci un taglio

Uno dei maggiori pregi della strategia produttiva e pubblicitaria di Netflix è certamente quella di sapersi incuneare in fasce di pubblico ben precise ed estremamente redditizie, come l’universo dei trentenni nostalgici e allo stesso tempo privi di punti di riferimento (saziati, in modi diversi, con serie come Stranger Things e BoJack Horseman), gli adolescenti (accuditi con Tredici ed Everything Sucks!) e l’universo femminile, esaltato con tutti i suoi pregi e le sue complessità in show come Orange Is the New Black e GLOW. Con Dacci un taglio siamo di fronte a un timido, ma non privo di qualità, tentativo di fare un passo successivo, ovvero fidelizzare un pubblico femminile leggermente più maturo, andando a toccare e sviscerare le difficoltà e i piccoli e grandi traumi legati all’essere donna nella sempre più competitiva società contemporanea.

Attraverso il gesto simbolico del taglio dei capelli, Dacci un taglio ci racconta il costante senso di inadeguatezza delle giovani donne di oggi

Sulla base del libro di culto di Trisha R. Thomas, che si cercava di trasporre sul grande schermo dal 2000, Haifaa Al-Mansour mette in scena un ondivago ma efficace ritratto delle giovani donne di oggi e del loro fragile equilibrio fra carriera, desiderio di famiglia e ataviche fragilità. Emblema di questo racconto è la Violet dell’ottima Sanaa Lathan (che per l’occasione si è realmente rasata i capelli), che dietro la sua smania di perfezione cela un trauma apparentemente superficiale, quasi puerile, ma capace di condizionare continuamente la sua esistenza, ovvero i suoi capelli afro, raffigurati da sempre dalla madre come una vergogna da nascondere o camuffare. Un’ossessione che l’ha portata a non lasciarsi mai del tutto andare nei rapporti personali e a scegliere in un ambito come quello pubblicitario, che fonda gran parte del proprio business sul desiderio e sulla necessità di fare profitto su modelli estetici e sociali superficiali.

Dacci un taglio ruota intorno al tema del senso di inadeguatezza, utilizzando la sempre verde metafora del taglio di capelli come cambiamento interiore come colonna portante del racconto, arrivando addirittura a scandire i capitoli che compongono il film attraverso le variazioni dell’acconciatura della protagonista. Haifaa Al-Mansour evita la trappola della retorica, ma sembra a tratti soffrire dello stesso disorientamento della protagonista, non riuscendo ad accompagnare in maniera del tutto convincente i continui sbalzi di Violet fra il suo passato e ciò che vorrebbe realmente essere e il suo contraddittorio percorso sentimentale, fatto di costanti interruzioni e riavvicinamenti. Il contatto fra lo spettatore e la protagonista viene però mantenuto costantemente vivo dall’immersa performance di Sanaa Lathan, che centra la prova migliore della propria carriera colmando abilmente gli spazi lasciati vuoti dalla sceneggiatura e dà vita con la scena della rasatura dei capelli a quello che è il fulcro emozionale del film.

Dacci un taglio (Nappily Ever After) prosegue il trend positivo delle recenti produzioni Netflix

A consentire a Dacci un taglio di rimanere sempre su livelli più che dignitosi è anche un notevole parco di personaggi secondari, fra i quali brilla l’immarcescibile Ernie Hudson nei panni di un padre ironico, comprensivo e dallo smisurato charme nei confronti dell’altro sesso. Paradossalmente, rimaniamo così con la voglia di scoprire di più su personaggi come la piccola Zoe o sull’apprensiva madre di Violet, mentre l’arco narrativo della protagonista riesce ad appagarci pur nella sua incompiutezza, proprio perché il suo percorso non consiste nel legame con uno specifico personaggio o con una determinata situazione, ma nel desiderio di accettarsi e di ritrovare la propria indipendenza, anche nelle scelte apparentemente più banali, come un’acconciatura.

Dacci un taglio

Tirando le conclusioni, Dacci un taglio prosegue quindi il momento abbastanza positivo delle recenti produzioni originali Netflix, riuscendo, nonostante le sopra citate imperfezioni in termini di gestione del racconto, a dipingere un ritratto umano sincero e coinvolgente, capace di rappresentare con efficacia i piccoli e grandi turbamenti che ci impone una società sempre più basata su stereotipi e ridicoli canoni estetici.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

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Tags: Netflix