Mario De la Rosa svela il successo dietro La casa di Carta, “è difficile distinguere il bene dal male”

L’intervista all’attore madrileno, tra i protagonisti dell’acclamata serie spagnola La casa di carta nel ruolo di Suárez, realizzata in occasione della prima edizione del Season - International Series Festival.

Era sicuramente uno degli ospiti più attesi tra quelli intervenuti nel corso della prima edizione del Season – International Series Festival. Si tratta di Mario De La Rosa, attore madrileno che ha raggiunto la notorietà grazie al personaggio dell’agente Suárez nell’acclamata serie spagnola La casa di carta. La sua straordinaria performance nelle cinque stagioni del celebre show che ha spopolato a livello internazionale grazie all’ingresso nel catalogo di Netflix è stata il trampolino di lancio di una carriera che lo aveva già visto impegnato in diversi prodotti per il piccolo e grande schermo. Tra questi figurano anche gli impegni su set di blockbuster come Hellboy di Neil Marshall e Terminator – Destino oscuro di Tim Miller.

Mario De La Rosa intervista cinematographe.it

Lo abbiamo incontrato a margine di un talk dedicato alla serialità spagnola organizzato nell’ambito della neonata kermesse salentina ideata e diretta da Simona Gobbi nella splendida cornice del Borgo Terra Rossa tra i comuni di Gallipoli e Alezio, approfittando dell’occasione per rivolgergli qualche domanda sul successo di La casa di carta e sui suoi futuri impegni in terra italiana.

La nostra intervista a Mario De La Rosa, protagonista della serie La serie di carta nel ruolo di Suárez

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Mario De La Rosa durante il talk Serie TV Spagnole: Oltre il Confine dello Schermo al Season – International Series Festival 2023.

Qual è stato secondo te l’ingrediente fondamentale del successo planetario di La casa di carta?
Per me il riscontro di pubblico ottenuto da La casa di carta è stata una vera sorpresa, perché inizialmente nessuno ipotizzava o poteva nemmeno immaginare un successo tale a livello internazionale. È molto difficile spiegare le ragioni del suo successo. Sicuramente dietro c’era quello ottenuto dalla squadra di tecnici che aveva già lavorato precedentemente a un altro prodotto audiovisivo di grande qualità come Vis a Vis, a cominciare dallo showrunner Álex Pina. Oltre alla componente tecnica e alla bravura di tutte le persone che hanno collaborato nei vari reparti alla sua realizzazione, la forza della serie sta a mio avviso anche nel raccontare storie in grado di emozionare e arrivare al pubblico. Quindi parliamo di stile, d’impulso e della bravura nel narrare storie capaci di fare scattare qualcosa nello spettatore di turno.

Cosa ti ha lasciato da un punto di vista professionale il lavoro nella serie?
Il lavoro sul set che ho fatto nell’arco delle cinque stagioni mi ha permesso di crescere professionalmente e di conseguenza anche umanamente. Ed è un apprendimento continuo che avviene quotidianamente grazie al regista e a tutte le persone che hanno preso parte alla costruzione e alla realizzazione della serie. Tutti hanno contribuito alla mia crescita, perché ho potuto imparare qualcosa da ciascuno di loro, figure che avevano già una grandissima esperienza alle spalle sia in ambito televisivo che cinematografico. In generale questa serie mi ha dato tanto, mi ha fatto sentire finalmente un attore riconosciuto dal pubblico, ma soprattutto mi ha permesso di andare oltre un confine mio personale.

Mario De La Rosa: “La forza e il segreto del successo di La casa di carta stanno nella capacità di raccontare storie in grado di emozionare e arrivare al pubblico”

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Mario De La Rosa in una scena della serie La casa di carta

Quando è stata difficile dare corpo e voce a un personaggio così complesso, ambiguo e pieno di sfumature come quello di Suárez?
In generale è difficile distinguere il bene dal male. A volte quello che è buono può diventare cattivo e viceversa. Nel caso de La casa di carta, ad esempio, la polizia che normalmente viene vista come la componente buona nella serie finisce con il passare dall’altra parte della barricata e viceversa. C’è dunque uno scambio dei ruoli, ma dipende dal punto di vista dal quale si osservano le cose. Il mostrare questo ribaltamento attraverso il rimescolamento delle carte, i suoi effetti, le emozioni e ciò che ne consegue, è il riflesso del nostro lavoro di attori.

Dove ti vedremo prossimamente?
Recentemente ho preso parte a due film girati in Italia, entrambi in uscita nel periodo natalizio. Il primo è ambientato a Roma e risponde al titolo di Un Babbo Natale per amico, per la regia di Volfango De Biasi, nel quale ho avuto la possibilità di recitare per la prima volta in italiano. La seconda è una pellicola in lingua inglese girata sulle Dolomiti, ancora senza titolo, con un cast internazionale che comprende tra gli altri Danny DeVito e Andie MacDowel.