Hellboy (2019): recensione del film di Neil Marshall

Torna al cinema Hellboy, questa volta portando l'Apocalisse e una serie di alti e bassi a caratterizzare il film con protagonista David Harbour.

All’annuncio di un nuovo reboot, c’è sempre una parte di fandom che muore. È ciò che è avvenuto con i seguaci di Hellboy, personaggio nato nel 1993 da Mike Mignola e destinato ad entrare nelle file della suggestiva casa fumettistica Dark House Comics. Un demone che conquistò la fascinazione di un autore come Guillermo Del Toro, che decise di trasportarlo nell’universo cinematografico regalandogli un film e anche il suo sequel: Hellboy (2004) ed Hellboy: The Golden Army (2008).

A più di dieci anni da quell’apparizione di Red sul grande schermo, il regista Neil Marshall riporta il figlio del regno dei morti al cinema, cominciando nuovamente dall’esplorazione delle radici di Hellboy e presentandola in quella che, per l’inventore Mignola, è “l’unica versione originale del personaggio”. Pompata, straboccante, sfacciatamente confusionaria: questa la veste rinnovata dell’ultimo Hellboy, che riporterà sulla Terra le fiamme dell’inferno.

Hellboy – Azione, splatter e caos hellboy cinematographe

È il ventunesimo secolo ed Hellboy (David Harbour) si ritroverà a fare i conti con la mitologia di Re Artù e il suo fidato Mago Merlino. È, infatti, una strega quella che, su commissione del padre adottivo Trevor Bruttenholm (Ian McShane), dovrà fermare, prima che diffonda una peste mortale e faccia risalire dagli inferi i mali più mostruosi. Ma nei piani di Nimue, regina di Sangue, (Milla Jovovich) Hellboy ha un ruolo fondamentale, un futuro da re pronto a scatenare l’Apocalisse.

Volevano l’azione, Hellboy ha portato l’azione. Volevano lo splatter, Hellboy ha portato lo splatter. Volevano le frecciatine irriverenti del personaggio, Hellboy ha portato le frecciatine irriverenti del personaggio. Tutte le aspettative che il film di Neil Marshall prometteva vengono completamente rispettate nella pellicola, andando a rimpolpare in continuazione le sequenze del film fino a renderlo un agglomerato di paranormale e mitologia pronto a esplodere in qualsiasi momento.

Hellboy – L’esorbitante abbondanza del film di Neil MarshallHellboy cinematographe

Costantemente al limite delle proprie possibilità, giocando con la propria stessa funzione di giocattolone da intrattenimento, Hellboy esagera nell’abbondanza di atrocità sovrumane e nella messa in scrittura per raccontarle, inserendole senza alcun freno nel tessuto dell’intricata narrazione firmata per l’occasione da Andrew Cosby. Complicata, complicatissima. Talmente aggrovigliata da annullare in parte l’attività cognitiva dello spettatore, che nell’accettare l’essere esorbitante dell’opera non ne accusa più l’assurdità, ma la lascia scorrere davanti agli occhi per una visione disimpegnata.

Incredibile, dunque, la linearità con cui volgono alla soluzione le conseguenze poste in scena, a sciogliere in maniera estremamente chiara il quantitativo della trama e riportando ogni singolo pezzettino al proprio posto. Una narrazione che va equiparandosi all’abbondanza visiva di Hellboy, che più della sceneggiatura – la quale, come delineato, si presenta comunque già precaria – sconfina in un’opulenza feroce e truculenta, che non può che venir apprezzata dai cultori del genere, ma che mostra un’alternanza di riprese tecniche preoccupantemente sbilanciata. Un’inadeguatezza degli effetti speciali che fa nutrire non pochi dubbi sulla fattura della pellicola, tant’è che sono più le sequenze cheap a far rabbrividire il pubblico, più che le nefandezze inflitte a chi si trovi sul cammino di Hellboy o della Regina di Sangue.

Hellboy – L’empatia del protagonista David HarbourHellboy cinematographe

David Harbour riesce a districarsi tra il caos generato dal film di Marshall e, nonostante la debordante composizione, riesce ad uscirne quasi illeso, offrendo al protagonista una tridimensionalità da renderlo subito empatico allo spettatore e non facendogli rimpiangere la mancanza del predecessore Ron Pearlman. Un personaggio meno stilizzato che, del proprio ricercare un luogo nel mondo, ne fa ancora la caratteristica prima più elaborata e da scavare con interesse, riposta nel marasma filmico, ma tangibile in qualsiasi discorso e in qualsiasi inquadratura.

Con una colonna sonora da urlo, che carica al massimo la catena di eventi del film, Hellboy è un viaggio nelle viscere nel territorio del demonio da cui sembra impossibile uscire incolumi, tanto da santi quanto da peccatori.

Hellboy, prodotto da Campbell Grobman Films, Dark House Entertainment, Lawrence Gordon Productions e Millennium Films, sarà nelle sale dall’11 aprile, distribuito da M2 Pictures.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 2.5

2.7