Michelangelo – Infinito: le opere più belle del Buonarroti nel film Sky
Il film d’arte Sky ci porta alla scoperta delle opere di Michelangelo: un racconto cinematografico coinvolgente ed innovativo della sua vasta produzione artistica, tra scultura, pittura e disegni, spettacolari riprese in ultra definizione (4K HDR), punti di vista esclusivi e inedite ricostruzioni con evoluti e sofisticati effetti digitali. Ecco quelle che sono, a nostro parere, le opere che dovreste proprio non perdere.
Prodotto da Sky e Magnitudo Film e distribuito da Lucky Red, Michelangelo – Infinito è un viaggio tra le opere e tra le ossessioni di Michelangelo Buonarroti, assoluto e indiscusso protagonista del Rinascimento italiano.
Maestro dalla vita irrequieta e dalle intuizioni geniale, la figura di Michelangelo è stata portata su grande schermo da Emanuele Imbucci ed Enrico Lo Verso, che ne veste i panni e ne è protagonista, insieme a Ivano Marescotti, che interpreta Giorgio Vasari. Michelangelo – Infinito è un film di autorevole finzione, il primo di questo tipo, che cambia profondamente il proprio genere, incastrandosi a metà fra il documentario e la fiction biografica.
Le magnifiche opere di Michelangelo sono il centro del film con la regia di Emanuele Imbucci e la direzione artistica di Cosetta Lagani
Centro evidente di questo film-documentario rivoluzionario è la ricchissima carriera dell’artista, costellata di capolavori avveniristici e magnifici, scolpiti nella storia dell’arte europea e mondiale. Si tratta di opere che sono l’espressione massima e più appassionata di un movimento che pone l’uomo al centro del mondo, traducendo nella bellezza delle opere pittoriche, scultoree e architettoniche la filosofia posta alla base di quell’Umanesimo che andava plasmandosi nella metà del XIV secolo.
Michelangelo – Infinito, dunque, pone al centro del suo ipnotico excursus il lavoro dell’artista, quando non l’artista stesso al lavoro. Sono numerose, infatti, le opere presenti nel film, riprese nei luoghi in cui è possibile tutt’ora ammirarle, con tecniche di ripresa e tecnologie tali che ci permettono quasi di toccarle con mano.
Museo delle Cappelle Medicee, Sagrestia Nuova, Basilica di San Lorenzo
La macchina da presa di Imbucci si addentra all’interno delle Cappelle Medicee, luogo di sepoltura dei Medici situato a Firenze. Qui si trova la Sagrestia Nuova dell’edificio, edificata dal Buonarroti nel 1519 nell’arco di dieci anni. Mentre la Sagrestia Vecchia salvaguarda opere di Donatello e Brunelleschi, la Sagrestia Nuova raccoglie e custodisce alcuni dei più importanti lavori di Michelangelo come architetto (la progettazione dell’edificio è da attribuirsi a lui) e come scultore.
Il Mosè che orna il complesso statuario della tomba di Giulio II
Attraverso elaborati movimenti di macchina e affascinanti giochi di luce, che evidenziano i contrasti chiaroscurali delle sculture, Michelangelo – Infinito si sofferma in seguito sulla più suggestiva delle opere marmoree conservate a San Pietro in Vincoli (a Roma): si tratta del Mosè che siede e trionfa al centro esatto del complesso statuario della Tomba di Giulio II, ivi custodito. Michelangelo ideò l’opera ispirandosi proprio al pontefice: l’espressione vigile e corrucciata del volto rispecchia la nomea del papa e la grandezza della struttura marmorea – il doppio rispetto alle dimensioni naturali – non fa che rendere ancor più disarmante l’opera dinnanzi a chi la guarda.
A far trasparire tutti i dettagli dell’opera provvede un’accortezza dell’artista, che predispose il suo Mosè verso la luce naturale proveniente da un’apertura laterale. A tal proposito il film ci fornisce una serie di timelapse e piani sequenza straordinari atti a riprodurre l’evolvere della luce da calda a fredda e a evidenziare il passaggio dall’alba, al giorno, al crepuscolo, alla notte, facendo della vista del Mosè all’interno di Michelangelo – Infinito una delle scene più suggestive della pellicola, insieme a quella inerente le già citate Cappelle Medicee.
La Cappella Paolina
Fluttuando all’interno del Palazzo Apostolico, la macchina da presa di Imbucci perlustra poi la Cappella Paolina. È qui che alcune delle opere pittoriche più tarde e mature di Michelangelo sono conservate: si annoverano, per esempio, la Crocifissione di San Pietro (l’ultimo degli affreschi di Michelangelo) e la Conversione di Saulo, entrambe risalenti circa alla metà del ‘500, realizzate dal Buonarroti all’età di 75 anni.
Ciò che ci viene mostrato nel film è uno dei luoghi più riservati nel cuore del Palazzo Apostolico, le cui intimità ci vengono svelate grazie al supporto di Vatican Media (partner del film), lasciandoci scorgere prospettive ravvicinate che, attraversando la Sala Ducale e la Sala Regia, conducono allo svelamento della Cappella Paolina.
La Cappella Sistina e il Giudizio Universale
Ma prima di cimentarsi nella realizzazione di queste due opere, Michelangelo era reduce da quello che probabilmente è il suo lavoro più monumentale e simbolico. Infatti il Giudizio Universale, che copre la magnifica Volta della Cappella Sistina, può essere datato a un periodo di tempo che intercorre fra il 1535 al 1541. Il grandioso affresco, raffigurante la Parusia, sostituisce la preesistente decorazione a cielo notturno realizzata da Pier Matteo D’Amelia (di cui si hanno solo testimonianze scritte), e Michelangelo – Infinito ci mostra per la prima volta l’evoluzione graduale della decorazione pittorica della Cappella Sistina dal 1508 (anno in cui il giovane Michelangelo viene incaricato da Papa Giulio II di sostituire la preesistente decorazione di Pier Matteo D’Amelia), fino alla conclusione del Giudizio Universale nel 1541.
Grazie a immagini in altissima risoluzione, ricostruzioni storiche di scene di finzione ‘compositate’ con evoluti visual effects, il film ricostruisce per la prima volta, e con la massima correttezza filologica possibile (grazie ai preziosi documenti dei Musei Vaticani), la realizzazione del lavoro michelangiolesco, mostrandoci le dure giornate di lavoro e i dubbi dell’artista, presentandoci la Cappella Sistina pre-michelangiolesca, vale a dire una versione sconosciuta della stessa, almeno fino a questo momento.
Come ha spiegato anche il regista Emanuele Imbucci, il film ci porta in un viaggio indietro nel tempo e verso l’ignoto, in un percorso di ricostruzione che ci fa non solo vedere come poteva apparire la Cappella Sistina prima dell’intervento del Buonarroti, ma ci fa anche comprendere la magnificenza di un uomo che ha disegnato e dipinto da solo uno dei tesori culturali più ammirati del mondo. L’attenzione di Imbucci è rivolta, in particolar modo, a seguire l’esatta progressione del lavoro di Michelangelo, giorno dopo giorno, sull’affresco.
La Pietà Vaticana
Ci si sposta verso la celebre Pietà Vaticana, la cui esplorazione cinematografica qui è in grado di sormontare le teche di vetro entro le quali è conservata nella Basilica di San Pietro a Roma, nella Città del Vaticano.
Per realizzarla, il 28 agosto 1498, Michelangelo si recò presso l’attuale Cava Calacata Borghini, in cerca del cubo di marmo perfetto dal quale estrapolare una delle sue opere più note. Nella Pietà michelangiolesca si scorge tutta la magnificenza ultraterrena dell’arte del Buonarroti (all’epoca poco più che ventenne e privo di fama). A colpire sono i dettagli dei drappeggi, le venature corporee; le minuziosità che fanno parlare l’opera rendendola in grado di oltrepassare ogni tempo. Dettagli che Emanuele Imbucci cattura totalmente per riproporceli nella magia del grande schermo, supportato dalla risoluzione del 4K HDR, che ci dà modo di “toccare” i corpi della Vergine Maria e del Cristo.
All’interno di Michelangelo – Infinito scorgiamo altresì la scritta MICHEL.ANGELVS BONAROTVS FLORENTINVS FACIEBAT, ossia “Lo fece il fiorentino Michelangelo Buonarroti”, lunga la cintola che regge il manto della Vergine.
Si tratta dell’unica opera dell’artista in cui è possibile leggere la firma!
Il David di Michelangelo
Tra le iconiche sculture di Michelangelo non può di certo mancare il suo magnifico David, divenuto simbolo della città di Firenze. Nel film d’arte Sky ci troviamo in un faccia a faccia con l’eroe, scorgendo il suo volto concentrato e i muscoli del corpo contratti; con lo sguardo fermo e l’aria di sfida è pronto a scagliare la pietra contro Golia.
Altamente comunicativa è la sequenza in cui Imbucci ci mostra l’artista dinanzi alla scultura ancora custodita e coperta da un manto che la protegge. Per la realizzazione di tale scena è stato ricostruito il catafalco dentro il quale il Buonarroti ha lavorato per tre anni, con annessa la riproduzione in legno e a grandezza naturale del David (oltre 5 metri di altezza per 2 metri di larghezza). I movimenti roteanti della macchina da presa, corredati da luci e ombre, hanno l’obiettivo di restituire allo spettatore la stessa suggestione che poteva provare chi, un tempo, si accingeva inutilmente a scrutare la statua, potendo intravedere dai teli di iuta che la attorniavano solo il profilo di questo magnifico David che man mano prendeva forma.
È con gradualità che si passa dal “finto” David ligneo a quello reale, che si palesa ai nostri occhi grazie a una risoluzione in 4K HDR e all’uso di un braccio telescopico di 15 metri che ci dà la sensazione di poter accarezza l’opera, alta oltre 5 metri.
Custodita attualmente presso la Galleria dell’Accademia, l’opera si trovava in principio presso la Chiesa di Santa Maria del Fiore; da lì fu poi spostata presso Piazza della Signoria (ci vollero 4 giorni!) per volere di Pier Soderini il quale, innamoratosi dell’opera, riunì una commissione della quale facevano parte anche Leonardo e Botticelli al fine di dare al David la collocazione che meritava e nella quale rimase fino alla fine dell’Ottocento.
Ciò che Michelangelo – Infinito ci racconta con minuziosità è l’eroico trasporto dell’opera, corredato da disegni dell’artista Marco Romano che nella realtà non avremmo mai potuto rintracciare. Per realizzarli Romano si è avvalso della consulenza del Prof. Vincenzo Farinella, prendendo ispirazione dai quaderni tecnici in uso dagli artisti-scienziati-architetti dell’epoca.
Il Tondo Doni
Per la realizzazione di Michelangelo – Infinito è stata eseguita una riproduzione fedele, in scala 1:1 del Tondo Doni, usata all’interno della scena di finzione (che vedete nella clip qui sopra) in cui si racconta la storia della commissione dell’opera. Tale esatta riproduzione è stata realizzata da Bottega Artigiana Tifernate, che per questo dipinto su tavola ha scelto un legno del ‘500 preparato con le tecniche di allora (gesso di Bologna e colla di coniglio).
Il Tondo Doni è attualmente conservato nella Galleria degli Uffizi, a Firenze, ed è stato realizzato per il banchiere Angelo Doni nei primi del ‘500. Il film di Imbucci segue Michelangelo alle prese con la ripetuta realizzazione dell’opera. Non che i risultati non sembrassero soddisfare l’ambizioso committente fiorentino, che invece (secondo l’aneddoto dell’epoca) pare fosse piuttosto avaro. Lo scopo era quello di riprodurre la Sacra Famiglia in tondo, opera-oggetto che poi avrebbe ornato casa Doni.
Una volta recapitata l’opera in casa Doni, Michelangelo venne pagato di soli quaranta franchi (anziché settanta, come richiesto). Sempre secondo leggenda, l’artista accettò di recapitarlo nuovamente solo al prezzo maggiorato di centoquaranta ducati, il doppio!
Il film di Imbucci illustra, in una sequenza dal sapore comico, questa piccola odissea fra il banchiere committente e l’artista, uno dei primi ad avere il senso del valore delle proprie opere.