First Reformed – La creazione a rischio: temi e stilemi del film di Paul Schrader

In occasione dell’ingresso nel catalogo di Netflix a partire dal 9 agosto, siamo tornati a occuparci del film del 2017 del regista e sceneggiatore statunitense, per cercare di fare luce sui temi chiave e le influenze estetiche che lo hanno alimentato.

A meno di un mese dalla première di The Card Counter nel concorso della 78ª Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di Venezia, la stessa Netflix che si è rifiutata di acquisirne i diritti, ha deciso invece di accogliere nel suo catalogo il lavoro precedente di Paul Schrader. Si tratta di First Reformed – La creazione a rischio, anch’esso presentato nella competizione principale della kermesse lidense, per poi approdare prima nelle sale cinematografiche statunitensi  nel maggio del 2018 e cinque mesi dopo in Italia direttamente in direct-to-video con la Universal Pictures Home Entertainment. Per chi all’epoca se lo fosse perso, quella offerta dal broadcaster a stelle e strisce è un’ottima occasione per recuperare l’ennesima controversa pellicola firmata dal regista statunitense, disponibile sulla piattaforma a partire dal 9 agosto. Noi l’abbiamo rimessa sotto la lente d’ingrandimento per cercare di riportare a galla i temi, gli stilemi e tutti quei buoni motivi per i quali non bisogna assolutamente farselo sfuggire.

Leggi anche la recensione di First Reformed da Venezia74

First Reformed: i buoni motivi per vedere il film

First Reformed - La creazione a rischio cinematographe.it

I motivi per premere play sono diversi, a cominciare dalla possibilità per lo spettatore di turno di assistere a una delle più complesse e riuscite interpretazioni di Ethan Hawke, qui nelle scomode vesti di un ex cappellano militare devastato dalla morte di suo figlio in Iraq, sommerso dai dubbi e in condizioni fisiche precarie, che incrocia la sua storia con quella altrettanto difficile di una donna (Amanda Seyfried) che frequenta la chiesa e il cui marito, un ambientalista radicale, decide di suicidarsi. Dal ritrovamento del corpo dell’uomo, le loro strade si intrecciano pericolosamente, mentre la restante parte della comunità di fedeli scopre che dietro la chiesa che li sta accogliendo si celano numerosi segreti.

First Reformed - La creazione a rischio cinematographe.it

In questo giro di vite, che è valso allo Schrader sceneggiatore una meritatissima nomination agli Oscar per la migliore sceneggiatura originale, c’è l’altra mole di validi motivi per abbandonarsi alla visione di un’opera capace di lasciare un segno tangibile del suo passaggio nella retina e nella mente dello spettatore di turno. Lo fa attraverso le pagine di un diario scritte sull’onda di un malessere crescente e i flussi orali e mnemonici di un uomo di chiesa tormentato, alla deriva e votato all’auto-distruzione, che solo l’amore potrà salvare. Tra la vita e la morte, il credere e lo smettere di farlo, c’è un “percorso minato” da affrontare, che mescola senza soluzione di continuità L’ultima tentazione di Cristo, Al di là della vita e Taxi Driver. Film, questi, che seguendo traiettorie narrative e drammaturgiche hanno permesso alla penna di Schrader di consegnare a Martin Scorsese delle riflessioni che scavano ben al di sotto della superficie.

Il risultato è un labirinto teologico, filosofico e sensoriale nel quale il protagonista e la platea rischiano di perdersi. Ed è questo smarrirsi per poi ritrovare nei sentimenti la via d’uscita, il cuore pulsante di una pellicola che ogni cinefilo che si rispetti non può e non deve colpevolmente lasciarsi alle spalle per non farsi un torto.

Forma e contenuto nella poetica del cinema di Schrader

First Reformed - La creazione a rischio cinematographe.it

Lo spettatore avrà la possibilità di confrontarsi faccia a faccia con un film stratificato e dal forte impatto, nel quale convergono tanto le tematiche chiave del suo cinema, quanto le fonti d’ispirazione che da decenni lo alimentano. Se da una parte sono rintracciabili  le tematiche e le ossessioni che attraversano tutta la sua filmografia (fede, superbia, grazia, redenzione e colpa), dall’altra la confezione e le scelte stilistiche in essa presenti restituiscono quelle che sono state le influenze di ieri e quelle più recenti. Nell’architettura che sorregge il film c’è un’estetica rigorosa e priva di orpelli, caratterizzata dall’immobilità di inquadrature chirurgiche e geometriche nel taglio e nella composizione, incastonate in un 4:3 che come in Ida di Paweł Pawlikowski e Il figlio di Saul di László Nemes restituisce sullo schermo la centralità dell’essere umano e del personaggio.

First Reformed: le influenze dei grandi Maestri

First reformed

La pellicola del 2017 ha permesso finalmente a Schrader di chiamare in causa tutti quei registi che, durante e dopo il percorso di formazione accademico all’University of California e all’American Film Institute, hanno avuto su di lui un’influenza diretta e ai quali dedicherà la sua tesi di laurea. In tal senso First Reformed rappresenta un compendio che sfiora le due ore circa, nel quale è riassunto il modus operandi di Schrader, gli elementi fondanti e il percorso che porta al suo concepimento.

Il regista americano ci porta mediante le le coordinate del dramma a tinte dark e thriller nella mente di un reverendo in piena crisi esistenziale, religiosa, fisica e psicologica, lasciando che le fonti d’ispirazione della sua formazione, da lui sempre dichiarate (Robert Bresson, Yasujirō Ozu e Carl Theodor Dreyer), lo guidino nella costruzione della messa in quadro e del senso di ogni singolo fotogramma. In questo modo la fissità glaciale e cristalizzata di un Ozu finisce con lo sposarsi con il procedere narrativo del Diario di un curato di campagna bressoniano e con la caratterizzazione dei personaggi e le atmosfere del Luci d’inverno bergmaniano. Senza dimenticare la sequenza in cui il pastore Toller per auto-punirsi si flagella con il corda di cilicio, riportando immediatamente la mente a La passione di Giovanna d’Arco del cineasta danese.