End of Justice – Nessuno è innocente: il film è una storia vera?

End of Justice - Nessuno è innocente racconta le gesta del caparbio ed eccentrico avvocato immaginario Roman J. Israel, probabilmente caratterizzato da un disturbo dello spettro autistico.

End of Justice – Nessuno è innocente (titolo originale: Roman J. Israel, Esq.) è stato scritto e diretto da Dan Gilroy, il cui unico altro lungometraggio, Lo sciacallo – Nightcrawler, ha offerto, sotto le spoglie di un’appassionata esposizione del meccanismo dei media, un miscuglio di espedienti narrativi e una performance principale esemplare (ad opera di Jake Gyllenhaal).

Il film di Dan Gilroy, nei suoi contorni generali, è composto dagli stessi elementi (inclusa l’ambientazione di Los Angeles), ma la sua premessa e l’idiosincrasia del protagonista del titolo sono così significative e distintive che fanno di un film che ha puntato dritto al botteghino, qualcosa di diverso, al punto da essere da molti creduto (complice il titolo originale) una storia vera.

End of Justice – Nessuno è innocente: chi è Roman J. Israel?

End of Justice - Nessuno è innocente, Cinematographe.it

Roman J. Israel è un immaginario avvocato che ha trascorso la sua intera carriera di trentasei anni come impiegato di un avvocato difensore dai principi coraggiosi e orientato ai diritti civili, di nome William Henry Jackson. Roman si occupa della redazione legale e rimane completamente dietro le quinte; Jackson è l’avvocato del processo. Ma quando Jackson subisce un attacco di cuore e muore, Roman rimane disoccupato. Inoltre, Roman, scarsamente pagato per tutta la sua carriera, non possiede risparmi, e l’azienda si rivela in rosso, licenziandolo senza liquidazione. L’uomo ha bisogno di trovare un altro lavoro, velocemente, e gliene viene offerto uno dall’esecutore testamentario di Jackson, un ricco e famoso avvocato penalista di nome George Pierce (che nel film è interpretato da Colin Farrell).

Roman sembra soffrire di un disturbo dello spettro autistico, anche se tale definizione non emerge mai, nel corso del film. Piuttosto, in una breve voce fuori campo, George dice che Roman è “un po’ savant“.
Roman ha memorizzato i tanti volumi del codice penale. Vive la sua vita secondo una routine rigida. Usa un vecchio computer con un monitor simile a una TV e ha un ufficio pieno di schede, post-it, pile polverose di carta e libri, che servono alla memoria completa su cui fa affidamento al posto del software dell’ufficio legale. Ascolta la musica degli anni Settanta (su un iPod), usa un telefono cellulare a conchiglia, la sua dieta è ricca di panini e ciambelle con burro di arachidi e gelatina e i suoi vestiti sgualciti e larghi hanno un sapore vintage anni Ottanta. (Secondo quanto riferito, Denzel Washington ha messo su circa 13 Kg per interpretare il ruolo.) Ha anche difficoltà sociali: non ha filtri e si lascia andare compulsivamente ad osservazioni franche, insolenti e offensive che, a volte, gli causano seri problemi.

Che cos’è la Sindrome del savant?

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Vi ricordate Rain Man? Bene, il protagonista di End of Justice – Nessuno è innocente sembra soffrire di una sfumatura dello stesso disturbo del personaggio ammirevolmente interpretato da Dustin Hoffman. Il comportamento del protagonista del film ricorda una forma di autismo detta Asperger, corredata da una Sindrome del savant che giustifica le sue spiccate abilità cognitive settoriali. A differenza della maggior parte degli autistici (che risultano parzialmente o totalmente non verbali e incapaci di stabilire un qualunque contatto sociale con il prossimo), gli Asperger possiedono abilità linguistiche e intellettive spesso spiccate, o addirittura di gran lunga superiori alla norma, restando invece carenti o problematici per quanto riguarda l’area della relazione e quindi dell’affettività e dell’espressione emotiva.

La sindrome di Asperger e quella del Savant appaiono spesso correlate nei  soggetti autistici definiti ad alto funzionamento; all’interno di uno spettro che va dalla disabilità totale (come accennato, nei casi più gravi di autismo si osserva assenza del linguaggio, spiccato deficit cognitivo e sociale e anomalie comportamentali incompatibili con l’autonomia del soggetto) alla genialità settoriale.

Un avvocato “senza peli sulla lingua”

End of Justice - Nessuno è innocente, Cinematographe.it

Il Roman di End of Justice – Nessuno è innocente è un avvocato per i diritti civili, un attivista da tutta la vita (anche se il suo attivismo è stato condotto principalmente in segreto). Ha lavorato con Jackson per aiutare gli imputati – che altrimenti sarebbero stati nelle mani di difensori pubblici – a far fronte a un sistema giudiziario che è contro i poveri e le persone di colore. Nel frattempo, nel corso degli anni, Roman ha lavorato in privato alla costruzione di una massiccia causa sui diritti civili, una causa collettiva per sfidare il sistema di patteggiamento in base al quale agli imputati, sostiene, viene effettivamente negato il diritto a un processo equo. Crede che il suo caso sia di importanza storica e metterà fine a una pratica diffusa in grado di tradursi in gravi ingiustizie.
Ma Roman sa che il suo caso richiede, per così dire, un grande volto, oltre a risorse significative dietro di esso, e spera che Pierce, il suo nuovo capo potente e prominente, sia il professionista adatto.

Con il suo modo di parlare implacabile e non filtrato, Roman – privo di diplomazia e privo di ipocrisia – dice la verità al potere in modi che a volte portano l’ira dei potenti contro di lui e dei suoi clienti. Un personaggio, dunque, che potrebbe anche appartenere o essere appartenuto alla vita reale, in grado di mettere al centro delle sue azioni (in questo caso complice – forse – il suo disturbo) un obiettivo moralmente ammirevole, senza curarsi delle reazioni e delle conseguenze. Un esempio di come, spesso, ciò che potrebbe essere considerato un limite si rivela il mezzo per raggiungere un traguardo altrimenti più difficilmente accessibile.