Cast Away: la storia vera del film di Robert Zemeckis con Tom Hanks

L'appassionante storia di Chuck Noland e Wilson, dispersi su un isolotto in mezzo all'Oceano nel film Cast Away, è in realtà una storia vera?

Cast Away è il film realizzato da Robert Zemeckis nel 2000 che ha confermato ancora una volta la bravura di Tom Hanks come attore. La storia del dirigente della Fed Ex Chuck Noland, disperso nel bel mezzo dell’oceano dopo un disastro aereo, è valsa all’attore anche la nomination come miglior attore agli Oscar (premio strappatogli in quell’occasione da Russel Crowe per Il Gladiatore). Chuck Noland è quasi l’unico personaggio del film e il ruolo richiese all’attore la perdita di molti chili. Dopo aver visto il film viene da chiedersi se questa storia così incredibile non abbia un fondo di realtà.

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Nel caso di Cast Away, non esiste una vera storia che ha ispirato il film: si tratta infatti di un’avventura del tutto inventata, ispirata però alle tante storie di questo tipo, realmente accadute. Tra le fonti principali del film troviamo, ad esempio, Robinson Crusoe: il romanzo scritto nel 1719 da Daniel Defoe, ispirato alla disavventura toccata in sorte ad un marinaio britannico di nome Selkirk, è l’unica vera colonna portante del film. D’altra parte, la storia del mercante inglese che, grazie alla sua intelligenza, riesce a sopravvivere nel più ostile degli ambienti, ha da sempre solleticato la fantasia occidentale, permettendoci di immaginare luoghi e situazioni lontanissime dalla realtà che viviamo tutti i giorni nelle nostre città.

Sappiamo poi di molte altre storie che ricordano quella del film: quella più simile al racconto della pellicola con Tom Hanks è probabilmente quella di Jose Salvador Alvarenga. Una storia che apparve così simile che Alvarenga venne ribattezzato “il vero cast away” dai media. Si tratta comunque di un fatto avvenuto successivamente all’uscita del film e che dunque non può aver ispirato il film di Robert Zemeckis.

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José Salvador Alvarenga al momento del suo recupero dopo 13 mesi trascorsi in mare aperto.

Jose Salvador Alvarenga infatti, rimase disperso nel bel mezzo dell’Oceano Pacifico per più di un anno. Per l’esattezza dal 21 dicembre del 2012 al 30 gennaio 2014: tredici mesi. La differenza fondamentale tra le due storie la troviamo nei luoghi: mentre Noland naufraga su un’isola deserta, Alvarenga, che era uscito in barca con un altro pescatore per una battuta di pesca, restò in balia delle onde per tredici mesi prima di approdare sulle spiagge di un atollo delle Isole Marshall. La sua casa per quei tredici mesi fu la sua stessa barca da pesca. In più, ad aggiungere una sfumatura dark a questa storia, si aggiunge il fatto che non si sa di preciso come sia morto il compagno di pesca di Alvarenga, né che cosa ne sia stato del corpo.

Esperto pescatore, Jose Salvador Alvarenga è riuscito a sopravvivere grazie alle sue abilità di esperto pescatore. Esattamente come Tom Hanks nel film, anche il pescatore messicano si è trovato costretto ad utilizzare le sue sole mani per poter pescare qualche pesce da mettere sotto i denti. In ogni caso, come il protagonista di Cast Away, al momento del ritrovamento, l’unico problema che sembrava aver intaccato la salute dell’uomo era la disidratazione. Per il resto, considerato quello che aveva passato, le sue condizioni di salute erano davvero sbalorditive.

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Insomma, sebbene possa risultare affascinante l’idea che qualcuno possa aver vissuto le stesse avventure di Tom Hanks in Cast Away, dobbiamo rassegnarci all’idea che questa storia è stata completamente inventata, Wilson compreso. In ogni caso, il fatto che si tratti di pura invenzione non toglie di certo fascino al film, né alle tante storie di naufragi e di sopravvivenza estrema che ogni tanto spuntano in mezzo alle pagine dei giornali. Dopotutto, sia i racconti inventati, sia i fatti realmente accaduti su naufraghi sopravvissuti contro ogni previsione, non fanno altro che ricordarci quanto le nostre capacità di adattamento possano svilupparsi in condizioni di necessità e, almeno nel tempo del racconto, possiamo sentirci un po’ supereroi.