The Circle: recensione del film con Emma Watson e Tom Hanks

Facendo leva sul motto “Stare tutti collegati”, The Circle parla del fascino che la tecnologia esercita giornalmente su tutti noi, ma sa davvero terrorizzare come dovrebbe?

Il mondo della tecnologia del ventunesimo secolo ha trovato ormai da qualche tempo il suo militante motto: siamo tutti connessi. Prendendo gli elementi di una contemporaneità fatta di social, Youtube e i suoi video virali, internet come infinito magazzino di ingabbiamento dati, lo scrittore Dave Eggers rende esplicite le preoccupazioni per il futuro dell’uomo in unione all’informatica nel suo libro uscito del 2013 Il cerchio, fulcro della rivisitazione in chiave cinematografica del lavoro del regista James Ponsoldt The Circle (trailer).

Mea Holland (Emma Watson) ha bisogno di un lavoro che la soddisfi e aiuti economicamente la sua famiglia. Arrivata nell’agenzia di telecomunicazioni The Circle grazie all’amica Annie (Karen Gillan) per la giovane donna si aprirà una realtà fatta di condivisioni e vita online, dove mostrare e mostrarsi sono le principali funzioni di qualsiasi dipendente dell’azienda. Un’insistenza da parte di capi e superiori che porterà Mea ad aprire una finestra mondiale sulla propria sfera privata, conducendola pian piano fino a un tragico epilogo.

The Circle, dove tutto è connesso

La vita filtrata attraverso la tecnologia e The Circle come tessuto sociale invalicabile. Dave Eggers con il suo romanzo e James Ponsoldt con il suo film fanno coincidere il disprezzo per la privacy causato dalla sovraesposta socialità dalla quale siamo circondati negli ultimi anni, ponendosi il compito di far alzare le menti imbambolate dai telefonini e laptop per far riflettere sulla prospettiva di un avvenire che si prefigura sempre più inconsciamente esposto.

The Circle è il fantascientifico thriller sulla facilità di manipolazione delle persone soggette ad un’alta influenzabilità derivata dall’assoluta fascinazione per una piattaforma sulla quale esibirsi anche solo con il più piccolo commento; la voglia che diventa con il tempo bisogno di “Stare tutti collegati” non rendendo più la comunicazione digitale una funzione della nostra quotidianità, ma vivendo – al contrario – in funzione di essa. La trasparenza di ogni utente può diventare un’arma di controllo per chiunque abbia le possibilità di sfruttarla, un’esistenza non davvero vissuta se non tramite uno schermo.

Argomenti che fanno rabbrividire al solo pensiero, ma che The Circle – scritto, diretto e prodotto dall’americano James Posnoldt – non riesce a enfatizzare. Un film per la maggior parte della sua durata piatto, che ci mostra le inquietanti potenzialità della società per cui lavora la protagonista Mea senza realmente spaventarci sulle conseguenze che dalla sua capillare diffusione potrebbero derivare. Una pellicola che si ispira al presente estremizzandolo, ma non cogliendo – quindi non riuscendo a trasmettere – la pericolosità verso la quale ci stiamo disastrosamente dirigendo, mancando inoltre degli ingredienti di ritmo e mistero che caratterizzerebbero un qualsiasi buon thriller.

The Circle – la condivisione che non intimorisce

Emma Watson non riesce a togliersi di dosso l’aria da prima della classe, rivelando ancora una volta nelle vesti del personaggio principale Mea Holland uno scadente appiglio sulla macchina da presa e sul pubblico, quest’ultimo già tediato dal livellato andamento del film e costretto a subire una protagonista priva del benché minimo carisma. Meglio, ma non per questo in grado di risollevare le sorti del film, gli attori di contorno di The Circle, tra i quali spunta un sempre ottimo Tom Hanks alle prese con un incitatore di folle.

La condivisone offerta come sviluppo di conoscenze, ma in verità manovra per accedere alle decisioni di milioni di inconsapevoli utenti, tutto banalmente riportato in un film che fa meno paura rispetto a fatti esistenti che oggigiorno si apprendono riguardo l’universo cibernetico e ci conducono verso un’eccessiva quanto irresponsabile apertura alla realtà della rete.

Il finale scontato e per nulla ottimistico pare non lasci altro consiglio se non quello di spegnere lo schermo e riprendere in mano l’intramontabile 1984 di George Orwell, un vero distillato di terrore sul futuro e le sue fatali – e non più così assurde – aspettative.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 2

2.5