Venezia 75 – Un peuple et son roi (One Nation One King): recensione

Un peuple et son roi si esprime in tre anni difficili, caotici ed intrepidi in cui a prendere buona parte della scena è il fervore, la furia del popolo.

Un peuple et son roi (One Nation One King) è un film di Pierre Schoeller, presentato fuori concorso durante la 75 edizione della Mostra del Cinema di Venezia, con un cast composto da Gaspard Ulliel, Adèle Haenel, Olivier Gourmet, Louis Garrel, Izïa Higelin, Noémie Lvovsky, Céline Sallette e Denis Lavant.

La storia è ambientata nel 1789 a Parigi. La Bastiglia è appena stata presa. La popolazione di Parigi versa in condizioni disperate, il drammatico stato di povertà che attanaglia la gente sta culminando in una grave carestia. Françoise, una giovane lavandaia, assieme ad alcuni compagni, percepisce nelle persone e nell’aria un nuovo spirito di rivalsa che, con la Presa della Bastiglia, può portare ad un vero cambiamento e ad un miglioramento della vita della classe povera. L’assemblea nazionale, appena costituita, accoglie anche il popolo che può assistere alla riformazione del sistema politico francese, corrotto e non amato dalla gente. Ma l’epicentro di questa scossa tellurica è il re, Luigi XVI, sovrano e detentore dell’ordine politico e sociale per volontà divina, che dovrà scontrarsi con le discussioni e le rivolte popolari, che segneranno il suo destino, decretando la nascita della repubblica.

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Un peuple et son roi: il film di Pierre Schoeller presentato durante la 75 edizione della Mostra del Cinema di Venezia

Un peuple et son roi è un film che ci accompagna nella ricostruzione di una nazione, un film che fotografa un popolo attivo che discute e si mobilita per il proprio paese. Il popolo francese ha letteralmente forgiato la propria sovranità e ha formato la sua identità sull’uguaglianza e sui diritti. Il film scandisce quelli che sono gli episodi cruciali della rivoluzione, dalla Presa della Bastiglia alla cacciata da Versailles, dalla repressione di Campo di Marte alla presa delle Tuileries.

Il racconto di Pierre Schoeller è profondamente esplicativo, fotografa la Rivoluzione Francese laddove è nata, laddove ha serbato le sue ragioni ovvero nella resistenza e nella sofferenza del popolo. Certo, non mancheranno i momenti in cui, durante l’Assemblea Nazionale, si discuterà della rivoluzione, della costituzione, lasciando che ad esporre le proprie idee siano personaggi monumentali come Robespierre e Marat, ma ciò che è davvero attraente è come il regista si avvicini alle condizioni del proletariato mostrandone tanto i sacrifici quanto i limiti.

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Il punto di vista di Schoeller è quello di un regista che ha saputo cogliere con efficacia i tre punti nevralgici della rivoluzione, ovvero il Re e il suo destino, il clero e la ribellione del terzo stato. Ognuno di loro ha modo di compiersi all’interno del film, di considerare le proprie posizioni e di favorire ora il benessere della monarchia, ora il benessere della repubblica. Ciò che viene fotografato è il cambiamento di rotta e di direzione di una nazione, luogo di nascita della prima grande costituzione che l’uomo abbia mai conosciuto, ma affinché questa potesse nascere non era necessario solo che qualcuno la pensasse e la scrivesse ma che se ne sentisse l’assoluta necessità.

La rivoluzione francese è un evento che non ha eguali, che a distanza di duecentocinquanta anni riesce ancora a far percepire la sua potente eco. Ciò che il regista ha realizzato è un’architettura drammaturgica che declina il dibattito ideologico senza perdersi nelle sovrastrutture, e che soprattutto svela i volti delle persone che ne hanno fatto parte: donne, uomini e bambini. I personaggi femminili hanno una grande centralità nella storia: il contributo e la partecipazione delle donne è fondamentale per il benessere e per l’andamento della rivoluzione e, pur essendo spesso anche più attive degli uomini, è incredibile come nessuno riconoscesse il loro diritto di voto.

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Un peuple et son roi si esprime in tre anni difficili, caotici ed intrepidi in cui a prendere buona parte della scena è il fervore, la furia del popolo, che persegue la propria ostinazione per dare vita ad una ricostruzione, cantando, ballando e combattendo con una frenesia dirompente. Tutto l’arco temporale che delinea e delimita il film è ben costruito grazie ad un montaggio eccellente ed a una continuità narrativa precisa, che cadenza alla perfezione i momenti salienti che dalla Presa della Bastiglia hanno portato alla condanna a morte di Luigi XVI.

Ciò che ha conferito al film quel carisma e quel sapore di verità è l’aver girato molte scene nel ventre di Parigi del XVIII secolo, nei luoghi reali dove nacque la rivoluzione, come anche nel castello di Versailles, nel Cour Carrée del Museo del Louvre e nel castello di Chantilly, ed usando spesso la luce naturale, con le scene che sono semplicemente illuminate da candele e dal fuoco. Ma il vero carattere simbolo del film è forgiato nelle parole e nella presenza scenica di personaggi come Basile, Françoise, Louis XVI e Robespierre, ognuno dei quali vive all’interno della pellicola una propria storia individuale ben sviscerata e che riescono ad incontrarsi nell’implodere della Rivoluzione, come pianeti allineati che si incrociano in una danza emotiva, politica e battagliera, una congiunzione letale e crudele che porterà morte e libertà. Ma come dice Françoise (Adèle Haenel) in Un peuple et son roicosa contano le ferite rispetto alle vittorie?

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 3
Sonoro - 4
Emozione - 3

3.4