Venezia 75 – Driven: recensione del film sulla vita di John DeLorean

Una commedia di eccessi e contraddizioni scritta da Colin Bateman e diretta da Nick Hamm.

Driven è una pellicola del 2018 scritto da Colin Bateman e diretto da Nick Hamm, presentato fuori concorso alla 75ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, di cui è stato film di chiusura. Il film è incentrato sulla figura di John DeLorean, imprenditore statunitense e fondatore della DeLorean Motor Company, celebre per l’unico modello di auto prodotto, ovvero la DeLorean DMC-12 utilizzata da Doc in Ritorno al futuro per viaggiare nel tempo. Protagonisti di questo biopic non convenzionale e sopra le righe sono Lee PaceJason SudeikisCorey StollJudy Greer.
Driven cinematographe.it

Nel 1974, Jim Hoffman (Jason Sudeikis) conduce una vita apparentemente normale insieme alla moglie (Judy Greer) e ai due figli, ma in segreto sfrutta il suo lavoro di pilota per contrabbandare droga negli Stati Uniti. Durante una delle sue missioni truffaldine, Jim viene colto sul fatto dall’agente FBI Benedict J. Tisa (Corey Stoll), che invece di sbatterlo in galera lo convince a fare da informatore governativo sui boss della droga. Trasferitosi a San Diego insieme alla famiglia, Jim fa amicizia con un suo carismatico vicino, ovvero il costruttore d’auto John DeLorean (Lee Pace). La necessità di soldi per avviare l’attività da parte di DeLorean si scontra con il bisogno di Jim di trovare criminali da consegnare all’FBI, portando a conseguenze nefaste per entrambi.

Driven – la storia vera del creatore della DeLoreanDriven

Nick Hamm mette in scena un biopic atipico, il cui soggetto, il milionario eccentrico e sognatore John DeLorean è rappresentato di sbieco, attraverso gli occhi del mediocre Jim Hoffman, a sua volta a caccia della strada più comoda verso la ricchezza e la popolarità. Un rapporto che si fa sempre più tossico e funesto per entrambi, portando alla somma delle rispettive debolezze e problematiche personali. Con Driven, Nick Hamm sa però osare, non sempre con successo, anche dal punto di vista narrativo, attraversando diversi registri  e generi (dalla commedia allo spy movie, toccando anche il buddy film e addirittura il legal movie) in quella che possiamo leggere sia, più semplicisticamente, come una controversa ma fortemente umana amicizia al confine della legge, sia, più metaforicamente, come celebrazione della definitiva sconfitta del Sogno Americano, con il suo carico di illusioni sulle effettive possibilità di migliorare il proprio tenore di vita.

Un materiale di partenza che il regista riesce a gestire in maniera abbastanza convincente, trovano il giusto bilanciamento fra commedia, ricostruzione dei fatti e introspezione dei personaggi. Si evidenzia però ben presto una netta frattura fra la storyline che coinvolge esclusivamente il personaggio di Jason Sudeikis (come spesso gli accade, più brillante nei momenti comici che nei toni più drammatici) e i momenti in cui al centro dell’attenzione c’è il John DeLorean di un ottimo Lee Pace, personaggio decisamente più complesso e affascinante, perché costantemente in bilico fra slanci utopici e rovinose cadute nella più banale mediocrità. L’inettitudine di Jim Hoffman e il suo cerchiobottismo nel cercare di arricchirsi e al contempo di salvaguardare la propria fedina penale risultano molto più prevedibili, e al pari di gran parte delle sequenze ambientate in tribunale (troppo retoriche e prive della necessaria enfasi) si rivelano il vero punto debole di Driven.

Driven –  una commedia di eccessi e contraddizioni, ma forte di un personale e atipico concetto di amicizia e lealtà

Come puro film di intrattenimento, Driven adempie comunque in buona parte al proprio dovere, dando vita a qualche spassoso scambio fra Lee PaceJason Sudeikis e Corey Stoll e mantenendo la giusta leggerezza nei confronti di quello che è fondamentalmente una tragicomico e autodistruttiva caduta nell’abisso dei protagonisti, coinvolti in doppi giochi sempre più tortuosi e pericolosi. I fan di Ritorno al futuro potrebbero rimanere delusi dalla scarsa presenza di riferimenti al film (solo una breve comparsata della mitica DeLorean DMC-12 e un bozzetto dell’automobile, con tanto di strizzata d’occhio alla fantascienza), mentre la componente che emerge con sempre più forza con il passare dei minuti è l’amicizia fra Jim e John, che pur basandosi sul sotterfugio e sulla convenienza si fa sempre più forte e con un proprio atipico concetto di lealtà.

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Pur con qualche battuta a vuoto e con la scarsa caratterizzazione dei personaggi secondari (in particolare quelli di Judy Greer ed Erin Moriarty, stereotipati nella più classica moglie comprensiva e nella più banale donna oggetto), Driven si rivela un biopic scorrevole e godibile, sostenuto dalla solida performance di un magnetico Lee Pace, per il quale è ormai giunta l’ora di un ruolo da protagonista in un progetto di primissimo piano. Una commedia dell’eccesso e delle contraddizioni, che ha il coraggio di avventurarsi in diversi sottoboschi cinematografici per restituire il racconto di un uomo disposto a qualsiasi sacrificio e ai più insidiosi compromessi per salvaguardare il suo più grande sogno.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.3