The Suicide Squad – Missione suicida (2021): recensione del film di James Gunn

L'attesissimo reboot di James Gunn sul film corale del DC Extended Universe arriva nei cinema italiani dal 5 agosto.

Forse tra i film più attesi di tutto il 2021, The Suicide Squad – Missione Suicida inaugura il contributo di James Gunn nel DC Extended Universe. Il tocco del regista, che si dedica anche alla scrittura del film, era un intervento molto atteso dai fan DC dei fumetti che abbastanza di rado sono usciti soddisfatti dal cinema. A differenza del MCU, i film DC non sempre hanno centrato lo spirito della materia prima che hanno portato sul grande schermo. Tuttavia, l’astutissimo Gunn qui supera se stesso e prende un grande flop come Suicide Squad del 2016 di David Ayer e salva quanto di buono c’era, per rivitalizzarlo nella sua interpretazione. Non solo: il regista dimostra di avere una conoscenza accurata e minuziosa dell’ambiente in cui si muove, delle storie da cui trae spunto e del loro passaggio verso il media cinematografico. Il risultato è (questo) Suicide Squad: una summa del meglio dei cinecomics in circolazione (o almeno di un particolare filone di essi), potenziato da una produzione anti-disneyana.

Il film, prodotto da Warner Bros., uscirà nelle sale italiane il 5 agosto 2021.

The Suicide Squad (2021): tutto quello che avreste voluto sapere sui fumetti* (*ma non avete mai osato chiedere)

The Suicide Squad - Missione Suicida - Cinematographe.it

Probabilmente non si può concepire una Suicide Squad cinematografica senza la presenza farsesca dell’Harley Quinn di Margot Robbie. Dal suo debutto nel film del 2016, l’evoluzione del rapporto tra personaggio e attrice ha dato vita a situazioni interessanti: il ruolo di produttrice di Robbie è uno di questi, ma anche la svolta girl power politicamente non troppo corretta di Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn. Robbie torna dunque a vestire i panni sgargianti della dottoressa Quinzel, solo che in questo nuovo capitolo DC firmato da Gunn, non è l’unica stella a brillare.

Come accennato in apertura, Gunn salva gli elementi che hanno funzionato nel film di Ayer: dunque si ritrovano nel cast Viola Davis nei panni della terribile Amanda Waller (forse il  villain più spietato del film, di tutti i film) e Joel Kinnaman in quelli dell’eroe Rick Flag. Il resto del film del 2016, bene o male diventa un ottimo esempio di ciò che non si deve fare. Gunn non perde tempo in una presentazione funky dei personaggi e si dedica interamente allo svolgimento della storia, che si costruisce capitolo dopo capitolo svelandosi simultaneamente ai personaggi e al pubblico. Si sofferma sul tono ironico – anzi, più che ironico: divertente – dei dialoghi e dell’interazione dei personaggi.

Ma, soprattutto, Gunn dichiara il tana liberi tutti. Libera alla violenza sfrenata, alle scene splatter, ai dettagli disgustosi. E quando si pensa che ci si sta godendo “semplicemente” un ottimo action a tinte un po’ gore, ecco che riesce anche a lanciare il suo messaggio. Semplice, efficace, emotivamente coinvolgente.

The Suicide Squad – Missione suicidadi James Gunn. Il segreto è conoscere (e amare) i fumetti

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Cos’è la Suicide Squad è piuttosto noto al pubblico. Come dice il nome stesso, si tratta di una squadra dedicata alle missioni più pericolose, quelle a cui nessuna persona sana di mente sceglierebbe di partecipare – se non costretto. Nei fumetti, e nel film, è presto chiarito che in effetti nessuno dei componenti della squad è lì volontariamente, ma tutti hanno qualcosa da guadagnare, o da perdere. Possono essere dieci anni in meno di reclusione, come nel caso di Savant (Michael Rooke), il cui volto torvo apre il film. Oppure può essere la libertà della figlia minorenne, come succede a Robert DuBois/Bloodsport (un Idris Elba particolarmente in forma). Nulla sfugge al controllo di Amanda Waller, e nessuno osa dirle di no.

Così prestissimo (dopo pochissimi minuti di film, la cosa può lasciare interdetti all’inizio, ma funziona) si forma la Suicide Squad. Il gruppo è inviato verso l’isola latino americana di Corto Maltese: il primo step della missione è sbarcare sulla spiaggia e attendere ulteriori ordini. Nel viaggio dunque sono presentati alcuni dei personaggi che nei fumetti DC hanno avuto più o meno spazio: da Capitan Boomerang (Jai Courtney) a Mongal (Mayling Ng), ma anche Javelin (Flula Borg), Blackguard (Pete Davidson), T.D.K. (Nathan Fillion) fino allo stranissimo Weasel (Sean Gunn). A questo gruppo, di cui fanno parte anche Flag e Harley Quinn, si aggiungono Bloodport, Peacemaker (John Cena), Ratcatcher 2 (Daniela Melchior), Polka-Dot Man (David Dastmalchian) e King Shark (Sylvester Stallone).

Il regista e sceneggiatore James Gunn passa in rassegna un campionario dei più bizzarri villain DC, andando a recuperare anche i meno noti, o del tutto ignori al grande pubblico. Inoltre, anche là dove i poteri sembrano (e sono) fuori luogo, bizzarri sullo schermo rispetto all’estro fumettistico con cui sono nati, Gunn preserva la materia e spinge l’acceleratore proprio sul fattore-assurdo. Infine è evidente che lo studio dei personaggi originali è stato ben interiorizzato e le loro caratteristiche essenziali tornano anche nella versione cinematografica. Forse il meno fedele al suo corrispettivo fumettistico è proprio uno dei personaggi principali, Bloodsport, ma – in qualche modo – era esattamente quello che il personaggio meritava, nel senso migliore del termine.

The Suicide Squad: un action dal cuore d’oro

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Conoscere bene i fumetti da cui è tratto il film significa anche cogliere il messaggio più profondo che alcuni personaggi portano con sé. I membri della Suicide Squad, poi, hanno un significato intrinseco già piuttosto commovente: sono i sacrificabili, gli scarti della società su cui nessuno punterebbe un centesimo, quindi se la loro vita ha così poco valore, tanto vale puntare tutto sulla loro morte. Guardandoli da vicino, vedendoli in azione nella parte forzata dei “buoni”, si conoscono meglio le loro intenzioni e si capisce che spesso un villain è solo qualcuno che si ribella con l’arma del crimine perché è l’unico metodo che ha imparato nella sua sfortunata esistenza. Questo è vero per Ratcatcher 2, i cui flashback portano alla sua infanzia di emarginata, con la sola compagnia di suo padre (Taika Waititi) e di tutti i topi della città. Ma è soprattutto vero per Bloodshot che di fatto è il vero protagonista del film.

Inoltre, il punto di svolta della missione suicida metterà in chiaro anche il potenziale sovversivo di questi personaggi. In maniera affatto scontata e, anzi, interessante e reale, i protagonisti rappresentano i due poli in contraddizione dell’American Way of Life. L’ideale di giustizia, di verità, di uguaglianza che muove gli eroi da un lato e la spregiudicatezza del governo pronto a tutto pur di affermare la propria supremazia, dall’altro. A voler dimostrare che il vero eroe non è quello che ubbidisce, ma quello che sceglie la cosa giusta, le ultime sequenze si caricano di un bellissimo crescendo d’azione e di emotività.

Warner Bros. e il DC Extended Universe hanno puntato decisamente sul cavallo vincente, James Gunn dalle mani d’oro.

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Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Recitazione - 3.5
Fotografia - 3.5
Sonoro - 4
Emozioni - 3.5

3.8