Slender Man: recensione del film horror di Sylvain White

La recensione di Slender Man, horror ispirato al personaggio di Victor Surge che terrorizza il web, al cinema dal 6 settembre.

Un gruppo di adolescenti troppo curiose, una leggenda che corre di bocca in bocca, un essere mostruoso che vive nel buio. Slender Man di Sylvain White è un horror come si deve, in cui la tensione si taglia col coltello, scena dopo scena. Per quanto la trama possa non risultare particolarmente orginale, infatti, non si potrà fare a meno di sviluppare un crescente malessere durante la visione: ottimo risultato per un film di questo genere, che basa tutta la sua suggestione su una regia ineccepibile e una sinistra intersezione tra fiction e realtà.

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L’uscita del film è stata accompagnata in America anche da una polemica, portata avanti dal padre di una ragazzina che nel 2014 fu accoltellata dalle amiche in una specie di rito sacrificale dedicato al mostro. Quello che per noi è un ottimo spunto per un film dell’orrore, per alcune menti fragili è diventato motivo di confusione tra ciò che è vero e ciò che è solo immaginato, con conseguenze decisamente preoccupanti.

Slender Man e l’orrore ai tempi di Internet

Slender Man: origini e storia vera del terrificante creepypasta

La storia prende il via durante una serata tra amiche. Tra alcol, confidenze e qualche film, l’attenzione di Wren (Joey King), Hallie (Julia Goldani Telles), Chloe (Jaz Sinclair) e Katie (Annalise Basso) è attratta da un video, di quelli che montano varie immagini disturbanti con il solo scopo di torcere le budella e far passare qualche notte in bianco. (Anche) questa volta, però, da un semplice video preso sottogamba si scatena una tragedia che colpirà, una dopo l’altra, le incaute spettatrici. L’espediente del video maledetto in un film horror non è certamente di primo pelo, ma in questo caso è spinto da qualche elemento creepy in più: Slender Man è realmente un fenomeno che si è diffuso in rete e una rapida ricerca basterà allo spettatore per constatare l’esistenza di leggende e testimonianze che circondano il personaggio, reso noto dai famigerati Creepypasta. Quello che fanno le ragazze sullo schermo, dunque, è qualcosa che chiunque di noi in una sera annoiata potrebbe fare o che ha già fatto: ecco il terreno in cui si ramifica l’inquietudine del film di Sylvain White, un terreno piuttosto fertile considerando l’età media del pubblico privilegiato del cinema dell’orrore.

Se per molti il nome di Slender Man potrà giungere nuovo, infatti, per gli adolescenti – e quindi coetanei delle protagoniste –  il personaggio e la sua fisionomia sono piuttosto familiari. All’epoca di Internet si aggiorna la pratica del racconto da brivido narrato attorno al fuoco e il gruppo di ascoltatori è diventata una community che cresce ora dopo ora. White raccoglie allora la suggestione delle storie rimbalzate tra i ragazzi e la porta sul grande schermo, sugellando l’operazione con una regia precisa e incalzante.

Slender Man e l’estetica del disturbo

Slender Man Cinematographe.it

Il profilo sottile di Slender Man (interpretato dallo spagnolo Javier Botet) si candida immediatamente a entrare nell’immaginario horror, superando molti suoi colleghi degli ultimi anni. A metà tra un grosso ragno e il Re delle Zucche burtoniano Jack Skellington, Slender Man è un concetto che risale all’alba dei tempi: è l’Uomo Nero di cui si racconta ai bambini per minacciarli quando fanno i capricci, è il Pifferaio che incanta i piccoli abitanti di Hamelin per punire i loro genitori, è l’ombra del Baobao che si distingue nelle tenebre e si insinua negli incubi degli innocenti. Per aggiornare questo archetipo narrativo e attualizzare la sua carica raccapricciante, il regista ha pensato bene di introdurlo attraverso un montaggio inquietante, serrato, che adotta il linguaggio che definiamo estetica del disturbo. Oltre al celebre esempio del Tamara’s Tape, generatore di disgrazie nella saga di The Ring, video realizzati secondo questi canoni estetici sono quelli – ad esempio – di Flora Sigismondi, regista e video artist celebre per le sue collaborazioni con Marilyn Manson. Accostare immagini con un montaggio anti-narrativo, unite solo dal fil rouge dell’orrore, dà vita a dei brevi filmati particolarmente virali in determinate cerchie, dall’aria sinistra e quasi stregata.

Partendo dal video incriminato, tramite il quale le ragazze protagoniste della storia entrano in contatto con il mostro, Sylvain White decide di utilizzare questo tipo di atmosfere – estremamente visive e deliranti – nelle sequenze clou del film. Una delle conseguenze del contatto con Slender Man, infatti, è la condanna a una sorta di delirio autolesionista che il regista mette in scena attraverso lunghe scene surreali, in cui ci chiediamo – fino alla fine – se stiamo partecipando all’allucinazione collettiva di un gruppo di adolescenti o alla manifestazione di una vera e propria minaccia. Tutto il film gioca su questo filo sottile, insinuando nel pubblico un senso di inquietudine e immediata partecipazione a questo gioco mortale.

Slender Man: un horror semplice ed efficace

Anche se per tutta la durata del film non vediamo neanche una goccia di sangue, non si può negare l’impatto decisamente cruento che Slender Man ha sul pubblico. Il regista e lo sceneggiatore sono stati bravi a non dedicare più del dovuto all’introduzione di mostro e personaggi principali, portando in tempi abbastanza celeri gli spettatori al centro della trama. Il dosaggio tra scene di tensione – in cui sentiamo, sappiamo, che sta per succedere qualcosa – e azione è equilibrato, mantendendo quasi per tutto il tempo una linea estetica sobria e credibile (e per questo decisamente agghiacciante). Salvo due o tre scene in cui gioca con un’escalation di immagini disturbanti e volutamente sopra le righe, White si serve di ombre, attese e rivelazioni improvvise mettendo in atto tutte le regole della regia di genere.

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Il risultato è un horror ben confezionato, che merita una serata al cinema. Piacerà in particolar modo ai più giovani – e i cosiddetti nativi digitali – , ma non mancherà di accattivare gli spettatori di ogni età, proprio grazie a un’impeccabile tecnica che travalica il tema e  la trama. Se cercate un film in grado di instillare in voi una certa inquietudine, che si protrae anche oltre l’ora e mezza della sua durata, allora Slender Man potrebbe essere una buona scelta.

Slender Man sarà distribuito in Italia da Warner Bros a partire dal 6 settembre 2018.

Regia - 4
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.3