Resta Con Me: recensione del film con Shailene Woodley e Sam Claflin

Basato sulla tragica vicenda di Tami Oldham, sopravvissuta 41 giorni in mare aperto, Resta con me risulta essere un film troppo fragile per ritagliarsi un angolo nel cuore dello spettatore.

Resta con me (Adrift il titolo originale) è un film del 2018 diretto da Baltasar Kormákur (Everest, Cani sciolti) e interpretato da Shailene Woodley e Sam Claflin. Il film è basato sulla storia vera di Tami Oldham, coinvolta in un terribile uragano mentre si trovava in mare insieme al fidanzato Richard Sharp e sopravvissuta a 41 giorni di isolamento nel mezzo dell’Oceano Pacifico. Dopo l’uscita nelle sale statunitensi l’1 giugno e la presentazione in anteprima italiana al Ciné di RiccioneResta con me sarà distribuito in Italia a partire dal 29 agosto da 01 Distribution.
Resta con me Cinematographe.it

Dopo essersi fortunosamente conosciuti a Tahiti, dov’erano entrambi approdati in cerca di una svolta avventurosa per le loro vite, Richard Sharp (Sam Claflin) e Tami Oldham (Shailene Woodley) scoprono di avere diverse affinità e di essere irrefrenabilmente attratti l’uno dall’altro. Dopo aver visto nascere il loro amore e avere solcato ripetutamente l’oceano sulla barca di lui, la coppia viene approcciata da un conoscente, che gli propone di portare la sua barca a San Diego, in un viaggio lungo più di 4000 miglia. Sulle ali dell’entusiasmo, Richard e Tami accettano la proposta e mollano gli ormeggi, ma il fato li mette di fronte a un terribile uragano di forza 4, che li costringerà a una durissima lotta per sopravvivere.

Resta con me: la debole ricostruzione di una tragica storia veraResta con me Cinematographe.it

Dopo Everest e il meno conosciuto The Deep, il cineasta islandese Baltasar Kormákur torna a raccontare il dramma dell’uomo alle prese con una natura crudele e inospitale, intrecciando la precisa ricostruzione di un angosciante dramma realmente accaduto con una meno convincente storia d’amore. Fin dalla scelta dei protagonisti Shailene Woodley e Sam Claflin, protagonisti degli incroci fra amore e morte di Colpa delle stelle (interpretato dalla prima) e Io prima di te (con Clafin come coprotagonista insieme a Emilia Clarke), appare chiara la volontà di incanalare la storia verso un melodramma sentimentale dalla forte presa emotiva su un pubblico avvezzo a queste atmosfere e ai suoi inevitabili cliché.

Dove però i film sopra citati riuscivano, anche con disarmante semplicità, a raggiungere i propri obbiettivi, Resta con me risulta deficitario proprio nella componente prettamente romantica, perdendosi in uno scialbo ping pong fra il presente sulla barca alla deriva, le origini della storia fra Richard e Tami e il racconto dell’incidente su cui è imperniata la pellicola. Il background dei due protagonisti è sterile e soltanto abbozzato sul comune desiderio di avventura e sul complesso rapporto con i rispettivi genitori. Anche a causa della scarsa chimica fra Shailene Woodley e Sam Claflin, non percepiamo così mai i protagonisti come due personaggi con una parabola esistenziale da completare, ma solo come le due stereotipate metà di una piatta storia d’amore, afflitte da dialoghi di una rara banalità (“Ho navigato mezzo mondo per incontrarti“), che nulla aggiungono alla drammaturgia della storia.

Resta con meShailene Woodley non riesce a reggere sulle proprie spalle il peso del racconto

Le cose non vanno molto meglio per quanto riguarda il lato più drammatico della vicenda, ovvero l’isolamento e la lotta per la sopravvivenza in seguito all’uragano. Ci troviamo infatti di fronte a una sorta di replica di All Is Lost – Tutto è perduto, con la Woodley (visibilmente dimagrita per la parte) che, pur dimostrando nuovamente un buon carisma e una convincente presenza scenica, a differenza di Robert Redford non riesce nell’intento di reggere l’intero film sulle proprie spalle e di creare un solido legame emotivo fra lo spettatore e la disperata ricerca di sostentamento e salvezza del suo personaggio. A mostrare evidenti limiti in termini di espressività è inoltre Sam Claflin, che, anche se parzialmente giustificato dalla svolta narrativa dell’ultima parte del film, non trasmette mai né lo spirito avventuroso né la sofferenza di Richard Sharp.

Ciò che convince maggiormente di Resta con me è invece paradossalmente quello che dovrebbe essere un aspetto secondario della pellicola, ovvero la ricostruzione dell’uragano in cui vengono coinvolti i protagonisti. Dopo aver messo in scena per il resto del film convincenti sequenze acquatiche, anche se fondamentalmente fini a se stesse, Baltasar Kormákur si supera dando vita a un naufragio che per spettacolarità e intensità ci ha ricordato quello del sottovalutato La tempesta perfetta di Wolfgang Petersen: i giganteschi cavalloni in cui si imbattono Richard e Tami e lo struggente e disperato tentativo di superare un invalicabile muro d’acqua ripagano così lo spettatore di quanto è mancato in precedenza, dando finalmente un’epica drammaticità alla vicenda.

Resta con me: un film troppo fragile per ritagliarsi un angolo nel cuore dello spettatore

Dopo aver faticato per tutto il film a percepire il senso di smarrimento e progressivo indebolimento dei protagonisti, lo spettatore vive così emblematicamente il proprio picco di emotività nel momento in cui Richard e Tami devono piegarsi alla forza e alla brutalità di una natura cinica e crudele. Troppo poco per salvare Resta con me, ma abbastanza per uscire parzialmente appagati da un anomalo e incerto disaster movie a sfondo sentimentale, in cui la messa in scena di discreto valore supera di gran lunga la scrittura e l’approfondimento dei personaggi.

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In definitiva, Resta con me si rivela un tentativo fallito di dare lustro e visibilità a una tragica storia vera, privo di una convincente coesione interna e sostenuto solo dalla sporadica forza di alcune sequenze marine. Con la complicità della naturale empatia che genera Shailene Woodley e delle immagini dei reali protagonisti della vicenda, che prevedibilmente si incrociano con la finzione scenica nelle ultime battute del film, non abbiamo dubbi che arriveranno le lacrime per molti spettatori. Resta però la sensazione di aver assistito a un’occasione sprecata e a una pellicola troppo fragile per ritagliarsi un posto duraturo nel cuore del pubblico.

Regia - 3
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 2
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.5