Mission Impossible – Dead Reckoning – Parte Uno: recensione del film di Christopher McQuarrie

Tom Cruise sempre più regista di sé stesso, oltrepassa i limiti posti dal precedente capitolo Mission Impossible – Fallout, senza minimamente perdere di credibilità e aderenza rispetto ad un ruolo ormai iconico e in qualche modo superomistico, come lo è quello di Ethan Hunt. Continuamente estremizzato e lanciato nel vuoto – letteralmente - alla scoperta di una nuova abilità e verità, che non riflette mai davvero su sé stessa, preferendo piuttosto l’incoscienza ed il beneficio del dubbio, Hunt/Cruise torna in azione, ripercorrendo le tracce del proprio passato che è per noi indelebile memoria cinematografica destinata ad espandersi sempre più attraverso la spettacolarità di questa prima parte di Dead Reckoning, e l’attesissima seconda parte, della quale ad oggi ci è impossibile conoscere la natura. Viaggio verso un glorioso aldilà? No, adrenalinico e instancabile attaccamento alla vita. Mission Impossibile – Deak Reckoning – Parte Uno è al cinema a partire da mercoledì 12 giugno, distribuzione a cura di Paramount Pictures Italia

Mission Impossible – Dead Reckoning – Parte Uno è al cinema dal 12 luglio 2023.
Che Tom Cruise corrisponda ad una di quelle ultimissime star Hollywoodiane capaci di dare una svolta – e risvegliare – le proposte cinematografiche delle grandi Majors e così del botteghino statunitense e più in generale internazionale, vestendo fino in fondo i panni dei personaggi interpretati, tanto da aderirvi totalmente, sparendo in essi e sposandone perciò incondizionatamente cause e sentimenti, è fuor di dubbio.

Prova ne è Ethan Hunt, il protagonista della sempre più iconica, leggendaria e longeva saga cinematografica di Mission Impossible, nata dalle ceneri dell’omonima serie televisiva anni ’60-’70 di Bruce Geller che Brian De Palma riconduce alla vita, seppur in veste differente.

Assoldato infatti dalla Paramount Pictures e dalla Cruise/Wagner Productions, De Palma modella e associa per la primissima volta all’interprete Cruise la follia sregolata ed il divertimento action di un personaggio che nessun altro interprete Hollywoodiano avrebbe saputo rendere così concreto, appassionante e umano. Quasi immediatamente diviene chiaro, non si tratta di Ethan Hunt, piuttosto di Cruise stesso.

Mission Impossible dunque non è soltanto un franchise come un altro, capace di raggiungere di capitolo in capitolo un buon successo, tanto da garantirsi sopravvivenza, bensì l’opera di salvezza di un sistema cinematografico e di una macchina produttiva e industriale sempre più poggiata su annoiate e impigrite logiche di emulazione che nulla più esplorano al di là del già conosciuto, testato e convenzionale.

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Se quella macchina produttiva risulta infatti ancora in vita, è proprio grazie al franchise Paramount fortemente desiderato da Cruise, che d’altronde ha sempre dimostrato di non volersi affatto risparmiare, incarnando i panni del suo protagonista Ethan Hunt perfino nella vita reale e sul set, rompendo molto spesso la convenzione stuntman/interprete e facendosi carico della quasi totalità delle sequenze pericolose, spettacolari e action dei suoi film, guardando negli occhi il pericolo, al punto tale da desiderarlo, senza temerlo mai.

A distanza di cinque anni, che hanno visto inevitabilmente la pandemia da Covid-19 affacciarsi sul cinema ed imporre lo stop a piccoli e grandi set, rallentando notevolmente diversi franchise Hollywoodiani, la saga di Mission Impossible è tornata nelle sale cinematografiche internazionali con il suo ottavo e attesissimo capitolo, Mission Impossible – Dead Reckoning – Parte Uno, che dovrebbe aprire la strada a numerosissimi altri sequel considerata la volontà sempre più appassionata e sfrenata di Cruise rispetto al vestire i panni di Hunt fino all’età di ottant’anni.

Qualche tempo fa avremmo potuto – e dovuto – dubitare di una simile ipotesi, eppure, appena dopo la visione di questo ottavo capitolo, non vi resteranno dubbi, Cruise è davvero in grado di gestire il cammino d’anzianità di Ethan Hunt, anche se è speranza comune quella di non osservarlo affatto, nonostante l’inspiegabile interesse Hollywoodiano per il cinema action della senilità, basti pensare a Eastwood e Bridges.

La Mission Impossible di Cruise è una critica all’intelligenza artificiale, tra treni in corsa, maschere e addii

È interessante osservare come la visione di Tom Cruise sulla gestione degli strumenti tecnologici, del proprio pensiero, dello strumento cinema e del ruolo dell’uomo nella famiglia e poi nella società, sia stata capace di influenzare numerosissimi progetti cui l’interprete di Ethan Hunt ha preso parte dai primi anni novanta, fino ad oggi, impedendo la netta distinzione tra ruolo e interprete, perciò confondendoli tra loro.

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Non fa eccezione questo settimo capitolo del franchise Mission Impossible, che riflettendo sul potenziale sempre più in crescita delle intelligenze artificiali, negli ultimi tempi protagoniste sotterranee di un dibattito cinematografico di enorme importanza come lo sciopero degli sceneggiatori Hollywoodiani, le vorrebbe perfino potenzialmente letali e minacciose, un po’ alla Terminator di James Cameron, oltreché discutibili e bizzarre come è logica comune considerarle in questo periodo.

Avanzatissime e instancabilmente affamate delle nostre informazioni più sensibili e private, le IA potrebbero rivoltarcisi contro, non più imbracciando armi e lottando violentemente contro l’uomo fino a distruggerlo, come immaginato da James Cameron e Gale Anne Hurd nell’ormai lontano 1984, piuttosto servendosi abilmente dell’uomo in quanto tramite e strumento necessario per il suo utilizzo più libero, sfrontato e criminale.

Ecco che Mission Impossible – Dead Reckoning – Parte Uno, raggiunge qui un ulteriore studio sulla capacità di Ethan Hunt di affrontare il non visibile, ciò che non è più concreto – L’entità – e che per buona parte del film sembrerebbe non aver alcun volto, fino a identificarsi, seppur non totalmente, con quello di Gabriel (Esai Morales), un fantasma del passato, che a partire dal nome riflette sul carattere metaforico dell’intera faccenda.

Un’entità come detto che in un primo momento sembrerebbe rimandare all’astrazione più spaventosa, oscura e nebulosa, tipica di molto cinema horror e sci-fi, rivelandosi ben presto di una concretezza e attualità sconcertanti.

Operazione di scrittura che mostra quanto interessi globali, politici, economici e sociali siano inevitabilmente protagonisti a nostra insaputa di uno spietato scambio interattivo, evidentemente votato alla messa in vendita di ciascuno di noi, al punto tale da esporci senza limite alcuno al pericolo e all’impossibilità di mantenere segretezza, esibendoci come vera e propria merce di scambio, in un susseguirsi di codici, criptovalute e così via.

Basti pensare all’ordigno con annesso indovinello destinato direttamente a Benji.
Non vi è alcuna reale vittima da piangere, piuttosto sacrifici necessari da accettare, al fine di uno scopo superiore. Questo prevede la sempre più temibile IA che tutte le superpotenze si contendono, eppure per Ethan Hunt e squadra – Benji Dunn (Simon Pegg), Luther Stickell (Ving Rhames), Eugene Kittridge (Henry Czerny), Ilsa Faust (Rebecca Ferguson) e Grace (Hayley Atwell) – non può in alcun modo essere così.

Protagonisti come al solito di una corsa mozzafiato, spettacolare, adrenalinica e fortemente ansiogena, i disertori/salvatori della IMF (Impossible Mission Force) al soldo della CIA, non possono che mutare nuovamente, raggiungendo via via una carica simbolica che si rifà tanto alla famiglia – che c’è sempre stata – quanto ad un coro di comune denuncia nei confronti di un nemico sempre più protagonista della nostra quotidianità, e a noi pericolosamente invisibile.

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Tom Cruise e Ethan Hunt si fondono e confondono in una danza di dinamismo, azione, follia e divertita incoscienza che nulla può arrestare, né un treno in corsa, né tantomeno una rupe dalla quale lanciarsi nel vuoto, con tanto di motocicletta e paracadute.

Tornano le maschere e così gli stilemi dello spy movie, abilmente riletti dalla lente spassionatamente hi-tech del franchise Mission Impossible, all’inseguimento incessante di quel divertimento cartoonesco e ai limiti dello sci-fi che da sempre caratterizza e contraddistingue la saga di e con Tom Cruise, che perde qui parte della propria fanciullezza, raggiungendo gli addii, l’arrivo di nuovi membri e così di una maturità ai limiti del crepuscolare.

Mission Impossible – Dead Reckoning – Parte Uno: valutazione e conclusione

Ne è valsa la pena d’attendere cinque anni prima di rivedere sul grande schermo le nuove avventure di Ethan Hunt, dopo il memorabile e autunnale Mission Impossible – Fallout, poiché Christopher McQuarrie, ancora una volta al timone di un’ennesima operazione blockbuster e a tutti gli effetti titanica interpretata da Tom Cruise, supera sé stesso, offrendo agli spettatori un’esperienza visiva senza precedenti, nonostante una richiesta d’impegno piuttosto sorprendente che se soddisfatta non può che condurre ad un divertimento, è il caso di dirlo, incredibile.

Un po’ 007, un po’ Jason Bourne, Ethan Hunt è tornato ed è più folle che mai. Mission Impossible – Dead Reckoning – Parte Uno è al cinema a partire da mercoledì 12 giugno 2023, distribuzione a cura di Paramount Pictures Italia.

Regia - 4.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4.5
Recitazione - 4
Sonoro - 4.5
Emozione - 4.5

4.3