IO: recensione del film Netflix con Margaret Qualley e Anthony Mackie

La nostra recensione di IO, nuovo film di fantascienza post apocalittica di Jonathan Helpert disponibile da qualche giorno su Netflix

IO è un film di fantascienza post apocalittica del 2019 diretto da Jonathan Helpert, alla sua seconda regia cinematografica dopo House of Time. I protagonisti del film sono Margaret Qualley (The Leftovers, Death Note), Anthony Mackie (Falcon nel Marvel Cinematic Universe) e Danny Huston (21 grammi, Wonder Woman). IO è stato distribuito su Netflix a partire dal 19 gennaio.

IO: il nuovo film di fantascienza post apocalittica di Netflix
IO

In un cupo e prossimo futuro, il pianeta Terra è al collasso, a causa di un progressivo peggioramento del clima e dell’atmosfera che spazzato via quasi tutte le forme di vita umana, animale e vegetale. Gli esseri umani superstiti si sono quasi tutti rifugiati su IO, una luna di Giove che assicura accettabili condizioni di vita, raggiungibile attraverso un lungo ma essenziale viaggio spaziale. In un paesaggio desolato e spettrale, si muove la giovane Sam (Margaret Qualley), che ha deciso di rimanere sulla Terra insieme a suo padre (Danny Huston), conducendo una vita di solitudine e privazioni, fatta di esperimenti, classificazioni e brevi colloqui a distanza con il fidanzato Elon.

L’esistenza di Sam viene scombussolata nel momento in cui la ragazza incontra Micah (Anthony Mackie), altro sopravvissuto all’apocalisse, in cerca di un posto per l’ultimo shuttle con destinazione IO disponibile. Questo fortuito incontro condizionerà le azioni e i pensieri di entrambi, cambiando radicalmente il loro destino e quello di tutta l’umanità.

IO

IO si inserisce con ambizione in uno dei filoni da sempre più cari alla fantascienza, ovvero l’ambientazione post apocalittica, trasportando lo spettatore in uno scenario sinistro quanto, purtroppo, sempre più realistico, in cui l’uomo ha definitivamente distrutto ciò che gli sta intorno, per poi battere in ritirata verso un pianeta più ospitale. Anche se questa tematica è già stata esplorata abbondantemente e con successo negli scorsi anni, i primi minuti del film di Jonathan Helpert lasciano sperare non in qualcosa di completamente originale, ma in un racconto che riesca almeno a fondere con successo la propria anima ecologista, un efficace approfondimento psicologico dei personaggi e quel minimo di azione necessaria a fare sognare a occhi aperti lo spettatore.

IO sacrifica la forza delle immagini sull’altare di vuoti ed estenuanti dialoghi

Purtroppo, in IO non accade nulla di tutto ciò. Jonathan Helpert sommerge letteralmente lo spettatore di parole, affidandosi a vuoti ed estenuanti dialoghi fra i due protagonisti e cimentandosi persino in dotti quanto forzati richiami ad autori di riferimento come PlatoneWilliam Yeats. Il regista compie una scelta che sul grande schermo si rivela quasi sempre fallimentare, ovvero cercare di raccontare una storia e dei personaggi non attraverso la forza e la qualità delle immagini, ma cercando invece continuamente la parola e la spiegazione, anche quando non necessario. Il risultato è un inesorabile e inevitabile allontanamento emotivo dello spettatore dal cuore del racconto. Vengono nascosti alla vista dello spettatore anche i più semplici dettagli della vita su IO e non abbiamo il privilegio di vedere neanche un breve flashback incentrato sul collasso del pianeta Terra. Ascoltiamo troppo, e sentiamo troppo poco.

Il motore del racconto viene così affidato prima alla tediosa e ripetitiva vita di Sam, poi al nascente sentimento fra la ragazza e il nuovo arrivato Micah, che però, anche a causa della scarsa chimica fra i due interpreti, non viene mai scandagliato nel profondo. Mentre l’azione ristagna rovinosamente, lo spettatore si trova così ad assistere a niente di più che una serie di valide ma stantie riflessioni sulla pericolosità dell’uomo per il proprio habitat, inframezzate da qualche riferimento alla storia dell’arte e della letteratura, che nulla aggiungono all’arco narrativo del film.

IO: la spossante attesa per qualcosa che non avverrà mai

Ripensando a pietre miliari del cinema contemporaneo come WALL•E, con la sua memorabile rappresentazione di un pianeta Terra in rovina, e Interstellar, con la sua pregevole miscela di azione e dramma familiare, ma anche a titoli meno riusciti come OblivionElysium, è pressoché inevitabile catalogare questo IO come un fallimento su tutti i fronti, affossato da un’imperdonabile mancanza di idee, dall’inconsistenza della messa in scena e dall’incapacità di intraprendere una direzione chiara e precisa.

IO

IO immerge lo spettatore in uno stato di perenne e spossante attesa di qualcosa che non avverrà mai, non riuscendo mai ad appagare lo spettatore né dal punto di vista dell’introspezione psicologica, né da quello della riflessione ambientale, né tantomeno da quello del puro intrattenimento, nonostante i pallidi tentativi di scuotere il racconto nel terzo atto con una serie di fiacchi colpi di scena. Un dimenticabile tassello nel catalogo delle produzioni originali Netflix, che ci lascia con una sensazione di sconfortante disagio, dovuta non alla pessimistica rappresentazione di un ipotetico futuro dell’umanità, ma alla sconcertante banalizzazione di un tema così urgente e importante.

Regia - 2
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 2
Recitazione - 2
Sonoro - 2
Emozione - 1.5

1.8

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