Interceptor: recensione dell’action Netflix con Elsa Pataky

La recensione dell’action-movie diretto da Matthew Reilly e interpretato da Elsa Pataky e Luke Bracey. Dal 3 giugno 2022 su Netflix.

In attesa di vederlo impegnato dal 17 giugno 2022 su Netflix in Spiderhead di Joseph Kosinski, dove veste i panni di un visionario direttore di un carcere i cui ospiti vengono utilizzati come cavie per la sperimentazione di farmaci in grado di alterare la mente, Chris Hemsworth ha regalato con un paio di settimane di anticipo ai suoi estimatori e agli abbonati della piattaforma a stelle e strisce una breve apparizione in un altro film targato grande N. Trattasi di Interceptor, l’action movie da lui prodotto con protagonista la dolce metà Elsa Pataky, rilasciato lo scorso 3 giugno 2022 e balzato subito in testa alla top ten dei titoli più visti della settimana. Risultato, questo, ampiamente prevedibile dato il forte appeal che pellicole come quelle dirette da Matthew Reilly sono solite avere con il pubblico del colosso dello streaming.

Interceptor è un blockbuster usa e getta che punta solamente all’intrattenimento

Interceptor cinematographe.it

Quello affidato allo scrittore e sceneggiatore australiano, qui all’esordio dietro la macchina da presa, è uno di quei blockbuster usa e getta il cui unico compito sta nell’intrattenere lo spettatore di turno senza troppi giri di parole. O meglio di parole ce ne sono, ma servono a comporre una sequela di dialoghi che poco hanno da offrire in termini di spessore. Quelli messi a disposizione dei personaggi di Interceptor sono in linea con il livello medio rintracciabile nei B-Movie, ossia futili, coloriti e con battute ad effetto dal forte tasso di strafottenza. E infatti quelli pronunciati dalla capitano dell’esercito JJ Collins interpretata dalla Pataky e dai membri del gruppo terroristico guidato da Alexander Kessel (Luke Bracey) contro il quale la protagonista si trova a combattere, sono inscrivibili nella suddetta categoria, alla pari del modo in cui gli autori della sceneggiatura (il regista stesso con il supporto di Stuart Beattie) chiamano in causa e trattano con superficialità tematiche attuali e dal peso specifico rilevante come l’abuso di potere, il meToo, le tensioni politiche internazionali e le restrizioni da Covid. Argomenti, questi, sollevati per poi essere strumentalizzati al fine di provare a rimanere attaccati all’oggi.

Interceptor chiama in causa temi dal peso specifico rilevante e attuali ma trattandoli in maniera assolutamente superficiale

Interceptor  cinematographe.it

Attraverso il disegno del personaggio della Collins, Reilly tenta di percorrere la strada del femminismo e del riscatto, portando sullo schermo l’ennesima soldatessa guerriera sicura di sé, testarda e dal carattere ostico, oltre che dalla grande preparazione tattica e atletica, diventata famosa nell’ambiente dopo aver denunciato molteplici volte, contribuendo al suo allontanamento dall’esercito, un suo superiore, che l’aveva ripetutamente molestata. Insomma, un incrocio genetico tra la Demi Moore di Soldato Jane e la Lara Croft di Tomb Raider, capace di sventare da sola un attacco missilistico nucleare da una piattaforma galleggiate chiamata SBX-1, situata in una posizione top secret nell’Oceano Pacifico a 2400 km a nord-ovest delle Hawaii. Ma a conti fatti il ritratto che ne scaturisce, al di là delle buone intenzioni di dare la centralità a una figura femminile forte che non si è lasciata schiacciare dalle persone e dagli eventi, è stereotipato e non aggiunge nulla alla riflessione sul ruolo della donna nel cinema d’azione e in generale. Motivo per cui che il personaggio principale sia una donna o un uomo non fa alcuna differenza ai fini narrativi e drammaturgici, poiché la scrittura si dimostra incapace di dare un valore effettivo e determinate all’elemento in questione. Ecco perché vedere Interceptor è come assistere al classico show balistico, dinamitardo e marziale che si può vedere in un qualsiasi action più o meno adrenalinico e testosteronico come possono essere un The Rock o Un trappola sulle Montagne Rocciose, con i quali il film dell’esordiente regista australiano ha moltissime assonanze per quanto concerne il plot e i personaggi che lo animano.

In Interceptor va in scena il classico show balistico, dinamitardo e marziale che si può vedere in un qualsiasi action 

Interceptor cinematographe.it

Ci si trova quindi a contatto con un prodotto audiovisivo da fruire senza particolari aspettative e con i neuroni del cervello in modalità aereo per via dell’assurdità di alcune scene che abbassano e non di poco la soglia del realismo e della credibilità. Sulla timeline di Interceptor non mancano, diventando parte integrante di quelle regole d’ingaggio che bisogna accettare prima di approcciarsi a prodotti di genere come questi, dove il come e la confezione contano di più di qualsiasi perché ed esigenza narrativa. Per cui schiacciate play e mette in stand-by il cervello, al resto ci pensano le sparatorie e i combattimento corpo a corpo che si consumano sulla piattaforma galleggiante che fa da cornice ancora una volta allo scambio poco amichevole tra Russia e Stati Uniti.

 

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 1
Fotografia - 2
Recitazione - 1.5
Sonoro - 2
Emozione - 1

1.7