Escape Room: recensione del film di Adam Robitel

Escape Room è un horror high concept che guarda a Saw - L'enigmista e a Cube, ma senza particolari innovazioni narrative o stilistiche.

Escape Room è un film diretto da Adam Robitel, con protagonisti Deborah Ann Woll, Taylor Russell, Logan Miller, Tyler Labine e Yorick Van Wageninen.

Negli ultimi tempi i film horror high-concept hanno ricominciato a prendere piede nell’industria cinematografica, e parte del successo di film a basso budget ma dalle forti idee basilari è dovuta all’ondata di prodotti firmati Blumhouse che seguono questa “linea editoriale” (il recente Get Out, vincitore di un Oscar alla sceneggiatura nel 2017, ne è il più consono esempio).

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Escape Room: un high concept horror che guarda agli svaghi della realtà

Era, quindi, solo questione di tempo prima che anche il fenomeno delle cosiddette “escape rooms”, in voga nella vita reale proprio perché così naturalmente “high concept”, venisse trasposto al cinema. Escape Room, film diretto da quell’Adam Robitel già regista di Insidious: L’ultima chiave, prende le mosse da un gruppo di ragazzi che, esattamente come quelli al di fuori del mondo di finzione, decide di prendere parte al gioco sperando di poter incassare una cospicua somma a quattro zeri come premio finale. Lo scopo è quello suggerito dal nome del gioco: uscire dalla stanza, tramite i pochi e non generosi indizi disseminati qua e là. Il luogo chiuso, però, sembra pericoloso e la vita stessa dei protagonisti potrebbe essere messa in gioco.

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Escape Room s’ispira alle saghe di Cube e di Saw – L’enigmista

Per quanto strano possa sembrare, date le premesse, non c’è la Blumhouse Productions dietro tutto questo. C’è, piuttosto, una casa di produzione (Original Films) che sembra aver fatto proprio, comprendendolo a fondo, il meccanismo vincente della schiera di prodotti ideati da Jason Blum (cui si devono gli ultimi successi di M.Night Shyamalan, Spike Lee e Jordan Peele), ossia quello di costruire una struttura narrativa che, attorno a un espediente particolare – e spesso accompagnato da una deadline, una scadenza del tempo disponibile, come in questo caso – assume le sembianze di un gioco “macchinoso”, di puzzle, che i protagonisti devono rispettare in tutte le sue regole. Robitel, con gli sceneggiatori Bragi F. Schut e Maria Melnik, non fa che appropriarsi delle norme ludiche che vigono nel reale svago da cui il suo film trae ispirazione, ma lo spinge alle estreme conseguenze, azionando il classico carosello di sangue alla Final Destination per rendere le cose un po’ più elettrizzanti. Difficile non pensare alle saghe di Cube e di Saw – L’enigmista, e agli indovinelli-passatempi del sadico burattinaio Jigsaw, che manovrava le scelte delle vittime facendo breccia nel cuore dei loro sensi di colpa.

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Escape Room: il film funziona finché non si prefigge scopi più alti del divertissement

A dispetto dell’importanza della dimensione psicologica in Saw, in Escape Room tutto sembra funzionare finché non v’è uno scopo che sia più alto di quello del mero divertissement: è efficace la componente thriller, che conferisce un buon grado di suspense all’insieme, e l’attenzione dello spettatore – sia per una sua morbosa curiosità slegata dagli effettivi meriti del film – è garantita. Lo è, perlomeno, finché non ci si addentra in un maldestro tentativo di fornire un background psicologico ai protagonisti, di cui si vuole esplicare passato, presente (interiore) e ragioni alla base delle loro decisioni. Il problema, dunque, risiede nella gestione stessa del materiale di partenza, che non viene arricchito di ulteriori enigmi o colpi di scena efficaci in modo da superare la spinta iniziale data dall’affascinante concept, bensì di sfumature introspettive piuttosto deboli che aprono piste secondarie vagamente convenzionali e sterili dal punto di vista narrativo, quando non addirittura piatte.

A questo punto, date le pecche di scrittura e tenendo in considerazione il target primario (inutile specificare la presa che prodotti di questo stampo hanno su una determinata fascia d’età), non è un dato a favore di Escape Room il non confidare nell’ efficacia del gore, e il preferire risolversi in un poco appassionante ibrido fra il thriller che vorrebbe sfociare nell’orrore e l’horror che non vuole osare.

Escape Room uscirà nelle sale il 14 marzo con Warner Bros.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione  - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

2.8