Venezia 76 – Citizen Rosi: recensione del documentario su Francesco Rosi

La nostra recensione di Citizen Rosi, documentario sul cinema di Francesco Rosi, diretto dalla figlia Carolina e da Didi Gnocchi, presentato a Venezia 76.

Andiamo avanti. Questo il motto, nel lavoro come nella vita, di Francesco Rosi, che con il suo cinema ha saputo raccontare meglio di ogni altro i lati più oscuri della storia del nostro Paese, fondendo pregevolmente intrattenimento e inchiesta. Ed è proprio andando avanti, con coraggio, in un’opera dopo l’altra, raccontando ciò che normalmente era nascosto, che Rosi è riuscito a lasciare un segno indelebile nella nostra cinematografia, ispirando anche maestri americani come Oliver Stone e Martin Scorsese. Non poteva quindi che essere la Andiamo Avanti Productions della figlia Carolina Rosi a portare sul grande schermo, sul prestigioso palcoscenico di Venezia 76, Citizen Rosi, toccante documentario dedicato proprio alla carriera di questo grande cineasta.

Citizen Rosi, letteralmente Cittadino Rosi, non solo per sottolineare la vicinanza del regista a tematiche sociali, ma anche per riprendere il titolo di una rassegna a lui dedicata, di cui andava fiero al punto di farne menzione nel momento dell’accettazione del Leone d’oro alla carriera, conferito a Rosi nel 2012. Le registe Didi Gnocchi e Carolina Rosi confezionano su questi binari un documentario lucido e allo stesso tempo appassionato, che attraverso dei momenti privati fra padre e figlia e le testimonianze di celebrità come Roberto Saviano, Roberto Andò, Furio Colombo, Gherardo Colombo e Gabriele Salvatores, dà lustro a una carriera troppo spesso data per scontata, ma oggi più che mai fulgido esempio di coraggio e impegno civile.

Citizen Rosi: andiamo avanti
Citizen Rosi

La voce di Carolina ci guida nel viaggio all’interno della carriera di un uomo che ha saputo e voluto mettere alla berlina il potere proprio dal pulpito più importante, quella sala cinematografica che non aveva ancora smarrito la sua funzione di aggregatore sociale e culturale. Anche grazie al regista, presente sia fisicamente, accanto alla figlia sul divano, sia spiritualmente, con l’immenso archivio di oggetti e immagini affidato al Museo del Cinema di Torino dopo la sua morte, abbiamo così la possibilità di rivisitare in maniera sintetica ma mai superficiale le pietre miliari che hanno reso così grande il suo cinema.

Avendo a mente il cinema italiano ovattato e spesso inerte di oggi, che fatica enormemente a dedicarsi a qualcosa di più profondo delle solite commediole familiari e generazionali, non si può che rimanere stupefatti nel pensare all’audacia di un uomo capace di attaccare, con Salvatore Giuliano e Lucky Luciano, le ingerenze della mafia nello stato, decenni prima della tristemente nota trattativa. Come del resto risuonano ancora tremendamente attuali Le mani sulla città, lacerante rappresentazione della corruzione e della speculazione edilizia nel nostro Paese, e Il caso Mattei, giallo biografico politico incentrato su una delle più sinistre pagina della nostra storia e sul disarmante potere delle compagnie petrolifere. Doverosa infine la menzione di Citizen Rosi per Cadaveri eccellenti e Cristo si è fermato a Eboli, dolorose quanto sagaci riflessioni sugli anni di piombo e sull’abbandono a se stesso del Sud.

Citizen Rosi: un cinema a tenuta stagna

Citizen Rosi

Le illustri personalità chiamate a dare il loro contributo a Citizen Rosi ci aiutano a comprendere ancora meglio la portata di queste opere che, come sottolinea acutamente Salvatores, sono “a tenuta stagna”, incapaci di invecchiare o di vedere in qualche misura smorzato il loro lascito. Opere figlie di un certosino lavoro di studio e documentazione, che ci fa impallidire pensando alla superficialità e alla disinformazione che dominano la nostra realtà di oggi, ma anche di una pregevole raffinatezza artistica e di un’encomiabile abilità tecnica, che il documentario tuttavia sacrifica in nome di una comprensibile maggiore attenzione sui contenuti e sulle tematiche affrontate.

Citizen Rosi non è però soltanto saggistica, ma anche appassionato omaggio di una figlia alla memoria del padre, scomparso appena quattro anni fa. Difficile infatti non commuoversi di fronte alla tenerezza dei momenti di complicità fra Francesco e Carolina, che vediamo conversare e in certi casi battibeccare durante una retrospettiva casalinga del cinema di Rosi, nobilitata dalle osservazioni dello stesso regista. Due generazioni a confronto, apparentemente distanti, ma che si scoprono unite e consequenziali nell’analisi dei vizi e delle contraddizioni di un’Italia che sembra non essere cambiata di una virgola, affossata ieri come oggi da poteri corrotti, dalla criminalità organizzata e dalle divisioni politiche interne.

Citizen Rosi: un omaggio al cinema a schiena dritta di Francesco Rosi

Citizen Rosi

I personaggi e i fatti quì narrati sono immaginari, è autentica invece la realtà sociale e ambientale che li produce. La didascalia del già citato Le mani sulla città è probabilmente la migliore sintesi del cinema di Rosi, che questo splendido documentario analizza con passione e dovizia di particolari. Un cinema che, per citare un’espressione abusata, dovrebbe davvero essere insegnato nelle scuole, per la sua innata capacità di tenere la schiena dritta e non abbassare lo sguardo di fronte agli orrori del nostro Paese.

Citizen Rosi è prodotto da Andiamo Avanti Productions e 3D Produzioni, e sarà prossimamente disponibile su Sky Arte.

Regia - 4
Fotografia - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4.5

3.9