The Putin Interviews: recensione

La nostra recensione di The Putin Interviews, il documentario di 4 ore sul presidente russo Vladimir Putin realizzato dal regista americano Oliver Stone.

Dopo aver raccontato in tempi e modi diversi la vita e la carriera di tre celebri presidenti americani come John Fitzgerald Kennedy (JFK – Un caso ancora aperto), Richard Nixon (Gli intrighi del potere – Nixon) e George W. Bush (W.), Oliver Stone sbarca in Russia per raccontare la personalità di uno dei leader politici contemporanei più discussi e controversi, ovvero il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin. Il risultato è The Putin Interviews, un documentario di 4 ore basato su diverse interviste realizzate dal cineasta americano fra il 2015 e il 2017, cioè la cruciale fase politica che ha portato a diversi cambiamenti nello scacchiere politico internazionale, primo fra tutti l’elezione di Donald Trump a 45º presidente degli Stati Uniti d’America.

Nel corso di quello che con il passare dei minuti diventa sempre più un amichevole duetto diplomatico e morale fra Oliver Stone e Vladimir Putin, il leader russo mostra per la prima volta al pubblico occidentale parte dei suoi lati più intimi e personali, affermando al tempo stesso le proprie convinzioni su alcuni dei temi più scottanti e degli avvenimenti più discussi in ambito interno e internazionale.

Spavaldo, ipnotico, sicuro, sornione, ambiguo, sfuggente: il Vladimir Putin di Oliver Stone

The Putin Interviews

Spavaldo, ipnotico, sicuro, sornione, ambiguo, sfuggente e a tratti persino timido. Questo è il Vladimir Putin mostrato, non senza una certa accondiscendenza, da un Oliver Stone più agguerrito che mai, sempre in cerca di un appoggio per mettere in luce i vizi e le contraddizioni della sua amata e odiata America. Con The Putin Interviews, il cineasta  statunitense mette in scena un’opera che, nonostante le 4 ore totali di durata, dimostra una notevole solidità e una sorprendente scorrevolezza, grazie soprattutto alla varietà di argomenti affrontati e all’affascinante tanto inquietante magnetismo del suo illustre interlocutore. Una testimonianza estremamente rispettosa, ma non per questo meno importante, della personalità di un enigmatico e temuto uomo di potere, che, consapevole di essere stato dipinto negli ultimi anni dalla stampa occidentale come un leader pericoloso e dalle forti tendenze dittatoriali, si mostra autorevolmente e rispettosamente a quelli che lui definisce i propri partner.

The Putin Interviews lascerà probabilmente interdetti gli spettatori desiderosi di vedere un’intervista pungente, asfissiante e veemente. Un po’ per timore reverenziale, un po’ per affinità di opinioni con Putin nei confronti del governo statunitense e in parte anche come specifica scelta narrativa, Oliver Stone rimane costantemente accanto al suo eminente interlocutore, lavorandolo ai fianchi ed evitando scientificamente di metterlo con le spalle al muro, anche quando le tematiche (pensiamo soprattutto alle posizioni nei confronti della comunità LGBT e al misterioso passato del leader russo) avrebbero giustificato maggiore impeto e incisività. L’atteggiamento attendista del regista americano porta però Vladimir Putin ad aprirsi notevolmente nei suoi confronti, rivelando così l’inedito lato umano e la spiccata e pungente ironia del Presidente russo. Dove Stone perde dal punto di vista prettamente giornalistico, guadagna dal punto di vista narrativo, riuscendo nella non facile impresa di mantenere sempre alto il ritmo del documentario.

The Putin Interviews: un’amichevole partita a scacchi fra Oliver Stone e il leader russo
The Putin Interviews

La prima parte del documentario vede Putin districarsi egregiamente fra il crollo dell’Unione Sovietica e la sua rapida personale ascesa politica (i cui dettagli vengono ovviamente omessi) e passare con grande disinvoltura da importanti e complessi temi politici, come l’indipendenza economica ed energetica raggiunta dalla Russia sotto la sua guida e la minaccia rappresentata per il suo popolo dal continuo dispiegamento di missili anti-balistici lungo il confine da parte degli Stati Uniti, a temi apparentemente più frivoli come la sua quotidianità, il suo tempo libero e il suo viscerale culto del lavoro e dell’attività fisica. È proprio in questi momenti però che Putin lascia trapelare la sua natura più intima, lanciando due battute poco rispettose sugli omosessuali e sull’emotività femminile, riparandosi inoltre dietro alla debole giustificazione del divieto di propaganda nei confronti di minori per giustificare le sue rigide e chiuse posizioni nei confronti della comunità LGBT.

Quella fra Vladimir Putin e Oliver Stone diventa con il passare dei minuti una sorta di partita a scacchi fra amici, con il cineasta americano intento nel difficile compito di lavorare garbatamente ai fianchi il proprio avversario e il leader russo abile a schivare gli argomenti più pericolosi, a spiegare il proprio punto di vista e a provocare volutamente e sardonicamente le istituzioni americane. Gli argomenti si fanno più pesanti e complessi, concedendo a Oliver Stone di essere più incalzante e di avere maggiore margine di manovra nelle sue domande. Pur con qualche imbarazzo, grazie alla sua innata dialettica e alla sua consolidata elusività, Vladimir Putin si disimpegna però agevolmente anche a proposito delle crisi in Ucraina e Crimea, dell’Isis e delle presunte interferenze nelle elezioni americane (vinte poi da Trump) da parte di hacker russi, mai confermate apertamente dal Presidente.

Oliver Stone, Vladimir Putin e Il Dottor Stranamore

L’unico momento in cui vediamo Putin realmente a disagio diventa così la visione congiunta fra lui e Stone del capolavoro di Stanley Kubrick Il dottor Stranamore – Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba, fortemente voluta dal regista americano a margine del loro dibattito sulla Guerra Fredda e capace di rivelare in pochi minuti l’evidente imbarazzo del leader russo nel fruire e commentare un film. Con il cinema a mostrare metaforicamente l’unico vero tallone d’Achille di Putin, ovvero l’ambito culturale, si completa così l’intrigante e necessario quadro d’insieme di uno degli uomini più potenti del mondo, che davanti alle telecamere occidentali dimostra una sorprendente affabilità e una disarmante lucidità, capaci di mettere in crisi anche i suoi più acerrimi detrattori.

Una visione decisamente parziale e non fermamente contrastata da Oliver Stone, che al di là delle opinioni politiche personali permette di comprendere il punto di vista sulle più importanti vicende mondiali del carismatico leader russo e in buona parte anche del suo popolo. Un popolo dalla tradizione millenaria e dai valori consolidati, che guarda dritto negli occhi i propri oppositori tendendo la mano ma senza arretrare di un millimetro dalle proprie posizioni.

The Putin Interviews: un’opera importante e necessaria

The Putin Interviews

Tirando le somme, The Putin Interviews rappresenta una delle opere più importanti della filmografia recente di Oliver Stone, indebolita da una forse inevitabile remissività di fondo, ma capace di gettare una luce su aspetti fino a oggi inediti della vita e della personalità di Putin. Fra le splendide immagini del Cremlino di Mosca e degli uffici privati del Presidente e i meno confortanti messaggi lanciati agli oppositori politici della Russia, emerge la figura di un leader autorevole e autoritario, dalle ferme posizioni e dall’incrollabile fiducia nei propri mezzi, che gli altri capi di stato mondiali nei prossimi anni dovranno necessariamente imparare a comprendere e rispettare.

Regia - 3.5
Fotografia - 3.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.6