His Dark Materials: recensione del primo episodio della serie HBO

La nostra recensione del primo episodio di His Dark Materials, la serie TV HBO tratta dalla trilogia Queste oscure materie di Philip Pullman.

Ve lo ricordate il film La bussola d’oro? Se siete figli degli anni Novanta probabilmente sì e, altrettanto probabilmente, vi ricorderete di averlo odiato. Vi ricorderete di aver pensato come un cast stellare (nel quale spiccano Nicole Kidman, Daniel Craig, Ian McKellen ed Eva Green) spesso serva a coprire la mediocrità di un progetto e, se avevate letto il materiale d’origine – l’incredibile trilogia di Queste oscure materie di Philip Pullman – la delusione era stata imperdonabile. Oggi, se siete tra coloro che avevano vissuto quest’esperienza, c’è una serie che aspettate con ansia e trepidazione: l’adattamento HBO di His Dark Materials.

Sfortunatamente il fatto che viviamo in Italia gioca a nostro sfavore: la serie sarà trasmessa su BBC One dal 3 novembre 2019 e dal giorno seguente su HBO; per noi la trasmetterà Sky Atlantic a partire dal 1º gennaio 2020. Una sofferenza lunghissima e inspiegabile. I più fortunati, però, hanno avuto la possibilità di vedere il primo episodio al Lucca Comics & Games il 2 novembre.

His Dark Materials cinematographe.it

Di cosa parla His Dark Materials?

Se non avete la minima idea di quale sia la trama di His Dark Materials, sappiate che la storia ruota attorno a una ragazzina di nome Lyra Belacqua (Dafne Keen). Lyra vive a Oxford, una Oxford un po’ diversa dalla nostra, in un mondo nel quale le persone sono accompagnate da un daimon, la rappresentazione fisica (in forma di animale) della loro anima. Il daimon muta continuamente fino al raggiungimento della maturità del suo umano, quando finalmente si stabilizza assumendo una forma definitiva.

Lyra è stata portata a Oxford ancora in fasce dallo zio Asriel (James McAvoy) alla ricerca di protezione. Da allora l’istituto è l’unica realtà che conosce, ma la ragazzina ha ben altre aspettative dalla vita. Tutto cambia quando assiste a un incontro segreto tra Asriel – appena tornato dall’Artico – e il consiglio di professori su una misteriosa sostanza conosciuta come Polvere (Dust). Per indagare meglio sul fenomeno suo zio riparte per l’Artico, ma Lyra conosce l’affascinante signora Coulter (Ruth Wilson) che le propone di partire con lei come assistente nelle sue spedizioni. Prima di partire, però, il Maestro del Jordan College, le dona un misterioso oggetto, l’aletiometro, detto anche “bussola d’oro” che dovrebbe avere il potere di rivelare la verità.

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His Dark Materials è nato per essere una serie TV

Il mondo creato da Pullman nel 1997 è enorme e complicato, non solo dal punto di vista fisico, ma anche per quanto riguarda il sottobosco filosofico che lo contraddistingue. Come sarebbe stato possibile trasporlo in un film di 113 minuti? Già, e infatti dopo una prima pellicola disastrosa per critica e pubblico il resto della trilogia venne cancellata. Ora, però, ci troviamo nell’epoca d’oro della serialità; lo spettatore è predisposto come non mai a seguire e ad appassionarsi a storie lunghe raccontate per puntate ed HBO doveva cogliere la palla al balzo.

Il risultato è spettacolare dal punto di vista visivo. Non c’è un momento dello show che non tolga il fiato grazie a un mix tra epoca vittoriana, futurismo steampunk e fantasy. La serie è la rappresentazione perfetta di quello che ci immaginavamo da bambini leggendo i libri di Pullman. La difficoltà, però, non sta tanto nel comparto visivo: conosciamo le potenzialità di HBO, ne conosciamo i fondi illimitati e la grande attenzione nel realizzare prodotti cinematograficamente impeccabili. E i soldi sono quantomai necessari per catturare l’immaginario di His Dark Materials tra orsi polari corazzati, dirigibili e animali parlanti.

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Ora la TV è certamente pronta – più pronta che mai – per His Dark Materials e a prendersi questa enorme responsabilità è stato Jack Thorne che alle spalle ha progetti come Skins, This Is England (insieme a Shane Meadows), l’adattamento del romanzo Wonder (in un film del 2017 diretto da Stephen Chbosky) e l’opera teatrale Harry Potter e la maledizione dell’erede che gli è valsa nove Laurence Olivier Awards e un Tony.

His Dark Materials: la complessità del materiale d’origine

Mentre, però, questo adattamento di His Dark Materials sembra azzeccare senza se e senza ma le caratteristiche visive dei romanzi grazie a effetti speciali incredibili e un cast (perdonate il luogo comune) in stato di grazia, quello che sembra non funzionare è – con nostro estremo timore – la narrazione. Parliamoci chiaro, è comunque infinitamente migliore del film, ma non sostiene l’intelligenza e la profondità del materiale d’origine. La grande difficoltà che sta alla base della trasposizione della trilogia è la già citata sottotrama colma di simbolismi, significati reconditi, parallelismi filosofici e religiosi (Pullman diceva sempre di essere “un uomo religioso, ma ateo”) che spesso solo il fantasy è in grado di veicolare.

His Dark Materials è fatto di dettagli minuscoli e fondamentali che Thorne – insieme ai registi del primi episodi Tom Hooper (Premio Oscar per Il discorso del re), Dawn Shadforth e Otto Bathurst (che ha vinto un Bafta per il suo lavoro nella serie TV Peaky Blinders e che ha diretto l’episodio di Black Mirror intitolato Messaggio al Primo Ministro) – cercano disperatamente di inserire nella serie senza essere sicuri di come spiegare esattamente al pubblico l’enorme quantità di materiale che Pullman aveva messo a loro disposizione.

La serie sembra perdersi eccessivamente nella spiegazione dei suoi concetti, piuttosto che viverli e farli vivere allo spettatore con il rischio di perdere coloro che, in partenza, non conoscono la storia della trilogia.

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Lo show fatica a trasmettere l’enorme messaggio di fondo di His Dark Materials (la critica spietata di Pullman alle religioni organizzate e la sua personalissima visione della spiritualità) limitandosi a diventare un prodotto per giovani adulti che intrattiene da morire e basta. La serie HBO è estremamente divertente, affascinante e potenzialmente uno dei prodotti televisivi più importanti degli ultimi anni per la tecnologia messa in gioco e per l’immensa ambizione che lo accompagna, ma – paradossalmente – ci aspettavamo di più.

Perché solo i folli non seguiranno His Dark Materials

Forse la soluzione è aspettare. In fondo la prima stagione (che dovrebbe coprire il primo libro della trilogia) è composta da 8 episodi totali e giudicare un prodotto prima del tempo potrebbe rivelarsi un errore madornale. Con questo legittimo beneficio del dubbio, quindi, ci sentiamo di dire che His Dark Materials è un’opera imperdibile, qualcosa che solo i folli decideranno di non seguire.

Vale la pena seguire la serie per assistere al miracolo della tecnologia, alla meraviglia che il piccolo schermo può provocare. E, certo, la spettacolarità in sé non basta (vedasi il fallimento de Il Trono di Spade): essa va sostenuta da una narrazione che riesca a rimanere coerente e interessante e, per quanto His Dark Materials deluda in parte le aspettative, esse erano talmente alle stelle che ciò che ci rimane è un prodotto con un racconto intrigante e tenuto insieme da un cast davvero speciale.

Sediamoci comodi e diamoci appuntamento al 22 gennaio 2020 quando Sky Atlantic manderà in onda l’ultimo episodio della prima stagione. A quel punto giudicheremo con cognizione di causa, consapevoli che la sfida che HBO ha deciso di affrontare sia una delle più complicate in circolazione.

Regia - 4.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 5
Recitazione - 5
Sonoro - 4.5
Emozione - 4.5

4.5