American Gods: recensione del pilot della serie tratta dal romanzo di Neil Gaiman

Le aspettative erano alte per American Gods, serie TV tratta dall'omonimo romanzo di Neil Gaiman. Le ha mantenute? Qui la nostra recensione

Parla di Dei, di sangue, di sesso, di potere e di denaro, American Gods. La nuova serie – pubblicata in Italia da Amazon Prime Video – tratta dall’omonimo romanzo di Neil Gaiman non sembra volersi fermare davanti a niente e nessuno: quella a cui assisteremo è una guerra tra divinità vecchie e nuove, tra ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà.

La serie ruota attorno al protagonista Shadow Moon (Ricky Whittle) che viene rilasciato di prigione tre giorni in anticipo a causa della morte della moglie, la bella Laura (Emily Browning). Nel suo faticoso viaggio di ritorno, incontra un uomo misterioso che dice di chiamarsi Mr. Wednesday (Ian McShane) e che sembra essere dotato di particolari poteri, tra cui la capacità di ottenere sempre, prima o poi, quello che vuole. Moon accetta, suo malgrado, di lavorare per lui come autista e, all’occorrenza, guardia del corpo. È solo l’inizio del viaggio che Shadow sarà costretto a compiere attraverso antiche rivalità che coinvolgono esseri straordinari, mitici, leggendari, divini.

American Gods

Non è ancora chiara e delineata la linea narrativa di American Gods – almeno non per coloro che non hanno avuto la fortuna di leggere il romanzo da cui è tratto – ed è inevitabile, dopo la visione del primo episodio, sentirsi quantomeno confusi. Chi (o cosa) è Shadow Moon? Perché è stato scelto? Chi è Mr. Wednesday? Insomma, sono tutte le domande che vi sarete posti e solo una parte dell’immenso punto interrogativo che sovrasta la nostre deboli menti di spettatori. Questo, però, non è il luogo o il momento adatto per fare chiarimenti: qualunque indizio o eccessiva rivelazione rovinerebbe il gusto di guardare episodio per episodio e svelare, lentamente e un poco per volta, quale sia la natura del mondo che ci si è parato davanti.

In fondo, per godere della qualità di American Gods, la comprensione totale di ciò che vediamo non è necessaria.

A sopperire ad ogni mancanza c’è qualcosa che si avvicina pericolosamente alla più curata perfezione visiva, merito – come c’era da aspettarsi – anche della splendida regia di David Slade, già dietro la macchina da presa dei film Hard Candy (thriller psicologico e fisico con Ellen Page e Patrick Wilson), 30 giorni di buio e di alcuni episodi di serie come Breaking Bad e Hannibal. Insomma, non dubitavamo certo delle capacità visuali di Slade, ma il lavoro compiuto su American Gods lascia estasiati. Il compito non era dei più semplici: adattare un’opera di Neil Gaiman – la sua complessità estetica e narrativa – è complicato e il fatto che, anche soprattutto grazie al lavoro di trasformazione di Bryan Fuller e Michael Green, l’obiettivo sia stato raggiunto ad un livello così alto, è sicuramente degno di nota.

American Gods

Le aspettative attorno ad American Gods erano e continuano ad essere altissime.

La produzione, però, sembra non aver esitato a utilizzare ogni mezzo possibile per renderlo un prodotto eccezionale: il sangue color ciliegia che sprizza – quasi alla Tarantino – colorando l’ambiente circostante di rosso vivo e la colonna sonora invidiabile, un delizioso pacco regalo dalle tinte pop, una leccornia.

Considerando, però, che l’estetica in sé e per sé non varrebbe poi molto, non è complicato accorgersi di quanto ogni elemento dell’insieme sia perfettamente adatto a ricoprire il ruolo che copre. Prendiamo in considerazione il cast, partendo da uno dei suoi membri più conosciuti: Ian McShane, attore di incredibile talento, affascinante quanto basta da essere un Dio. Accanto a lui, il semi-sconosciuto Ricky Whittle, protagonista della serie, duro a morire, un uomo fragile e in balia di qualcosa più grande, molto più grande lui, sembra. Un ruolo complicato, insomma, ma sembra che Whittle non fatichi a tenere il passo.

Nel cast della puntata anche la bella Emily Browning (di cui non abbiamo ancora visto molto, essendo il suo personaggio deceduto fin quasi dall’inizio, ma che vedremo probabilmente più spesso grazie a visioni e flashback del marito), Yetide Badaki (un’inquietante Dea del sesso e della lussuria, sensuale e spaventosa) e Pablo Schreiber, che avevamo già visto nel ruolo dell’agente carcerario “Porno-baffo” in Orange is the new black (in American Gods è un leprecauno attaccabrighe), Jonathan Tucker (nel ruolo di un ancora sconosciuto compagno di cella di Shadow) e l’inedito Bruce Langley nei panni della divinità tecnologica Technical Boy.

American Gods

Nei prossimi episodi vedremo anche Crispin Glover nei panni di Mr. World, Cloris Leachman (Zorya Vechernyaya), Peter Stormare (Chernobog), Chris Obi (Mr. Jacquel), Mousa Kraish (Jinn), Gillian Anderson (Media), Omid Abtahi (Salim), Orlando Jones (Mr. Nancy), Demore Barnes (Mr. Ibis), Dane Cook (Robbie), Kristin Chenoweth (Easter), Corbin Bernsen (Vulcan) e Jeremy Davies (Jesus).

Siete pronti ad immergervi in una battaglia che ha un che di divino? Siete pronti a cedere il nostro mondo nelle mani di angeli, diavoli, Dei nordici, egizi, cristiani, induisti? Oppure vi affiderete alla tecnologia, ai media e al vil denaro? American Gods è pronto ad accogliere le nostre crisi mistiche.

Regia - 5
Sceneggiatura - 5
Fotografia - 5
Recitazione - 5
Sonoro - 5
Emozione - 5

5