Rogue One: A Star Wars Story: recensione del nuovo capitolo della saga

A quasi 40 anni di distanza da quel Guerre Stellari che nel 1977 le diede il via, la saga di Star Wars giunge al suo ottavo episodio con Rogue One: A Star Wars Story, che nella temporalità della serie si inserisce proprio immediatamente prima di quel folgorante esordio. Una sorta di prequel/spin-off dunque, che con la solida guida del regista Gareth Edwards e l’ingresso di nuovi personaggi affidati alle star Felicity Jones, Diego Luna, Ben Mendelsohn, Mads Mikkelsen e Forest Whitaker sviscera una parte della storia non ancora affrontata nell’anomala cronologia della saga; lo fa con un tono cupo, duro e realista, più vicino a quello di un war movie che alla miscela di fantasy e sci-fi puro a cui ci avevano abituati i precedenti episodi.

Rogue One: A Star Wars Story: Star Wars come non l’abbiamo mai visto

Rogue One - A Star Wars Story

Nel pieno dell’aspro fra il malvagio e opprimente Impero Galattico e i ribelli, un gruppo di dissidenti si unisce per rubare i piani della nuova e devastante arma a disposizione di Darth Vader e soci, ovvero quella Morte Nera che sarà alla base della trama di Una nuova speranza; fra di loro ci sono il Capitano Cassian Andor (Diego Luna), membro di spicco dell’alleanza ribelle, Chirrut Îmwe (Donnie Yen), combattente non vedente devoto all’antico culto Jedi, l’ironico droide K-2SO e soprattutto Jyn Erso (Felicity Jones), ragazza abbandonata in tenera età dal padre Galen (Mads Mikkelsen), passato fra le fila dell’Impero. Per questo improvvisato manipolo di eroi ha così inizio una lotta contro l’Impero di Vader e del Direttore Orson Krennic (Ben Mendelsohn) e contro il loro passato, dalla quale passano le flebili speranze di pace e libertà nella Galassia.

Rogue One - A Star Wars Story

Fin dalle prime battute di Rogue One: A Star Wars Story comprendiamo che lo scetticismo che aveva accompagnato il lavoro di Gareth Edwards, dovuto anche alle polemiche riguardanti le riprese aggiuntive ordinate dalla Disney, era del tutto infondato. Ci troviamo infatti davanti a uno dei migliori episodi della saga, che riesce a essere contemporaneamente fedele alle proprie origini e totalmente innovativo nella forma e nei contenuti proposti. Rogue One: A Star Wars Story è infatti uno Star Wars come non l’abbiamo mai visto, che ci mostra il lato più brutale e disumano di un Impero che reprime i dissidenti con cinismo e spietatezza, ma anche i lati d’ombra dei ribelli, divisi al loro interno in frange più o meno estremiste e più vicini nei modi e negli atteggiamenti a un gruppo non totalmente coeso di ribelli che agli eroi senza paura e senza macchia che abbiamo imparato a conoscere.

Rogue One: A Star Wars Story: una storia di amicizia, redenzione e sacrificio

Dopo una prima parte frastagliata e caotica, ma necessaria per presentare i diversi personaggi intorno ai quali ruota la vicenda, veniamo trasportati in un mondo a noi familiare, che osserviamo da una prospettiva totalmente inedita. Quella mostrata in Rogue One: A Star Wars Story è una Galassia disagiata e senza speranza, in cui l’ordine degli Jedi sembra essersi ridotto a un vetusto culto professato da pochi ambigui personaggi, e in cui l’Impero influenza la vita di ogni singolo pianeta, contrastando con qualsiasi mezzo chiunque non pieghi il capo alla sua volontà. In questo contesto ha luogo una storia di amicizia, redenzione e sacrificio, enfatizzata dalle dinamiche familiari ormai marchio di fabbrica della saga, che donano spessore e umanità alla narrazione.

I ribelli di Rogue One: A Star Wars Story sono rozzi, sudici, sprovveduti, ma anche sinceri e reali come non mai, perfetto contraltare della rigida e disumana macchina dell’Impero, ben rappresentata dall’arrivismo del Capitano Cassian Andor e dalla crudeltà di due vecchie conoscenze come Wilhuff Tarkin (ricreato digitalmente sulle fattezze del defunto Peter Cushing) e il mitico Darth Vader, relegato a poche ma determinanti sequenze. Una lotta apparentemente impari, narrata con il piglio e il realismo del grande cinema di guerra e impreziosita da alcune delle migliori battaglie di tutta la saga, che testimoniano l’impressionante livello raggiunto dalla CGI, in questo caso quasi sempre funzionale al racconto.

Rogue One: A Star Wars Story si incastona in maniera sorprendentemente coerente con gli eventi antecedenti e successivi della saga

Difficile non emozionarsi di fronte al tangibile rispetto e all’impressionante controllo con cui il regista Gareth Edwards e gli sceneggiatori Chris Weitz e Tony Gilroy hanno imbastito una trama dai risvolti inediti per la saga (i sostenitori della presunta scarsa originalità de Il risveglio della Forza avranno pane per i loro denti), che riesce a incastonarsi in maniera sorprendentemente coerente con gli eventi antecedenti e successivi, deliziando gli appassionati di lunga data della saga con un’encomiabile serie di omaggi, riferimenti e citazioni, davanti alla quale è impossibile rimanere indifferenti. Ad arricchire ulteriormente un lavoro così coeso e ben gestito sono le ottime musiche di Michael Giacchino, fedeli alle immortali composizioni di John Williams, ma anche dotate di una propria autorevole identità.

Rogue One: A Star Wars Story non è certamente esente da difetti. Oltre alla già citata confusione della prima parte, a smorzare parzialmente l’efficacia del film di Gareth Edwards è la scarsa caratterizzazione di molti dei personaggi principali, spesso solo abbozzati e di conseguenza mai davvero nel cuore dello spettatore. Se da un lato ci sentiamo di giustificare questa carenza con la necessità di presentare molti personaggi in poco tempo, dall’altro è inevitabile notare come, con l’esclusione della convincente Felicity Jones e del sempre fenomenale Mads Mikkelsen, i nuovi volti di Rogue One: A Star Wars Story non reggano il confronto con il carisma di elementi cardine della saga come Luke Skywalker, Obi-Wan Kenobi o Han Solo. Doveroso inoltre segnalare come i frequenti riferimenti ad altri episodi della saga possano rivelarsi oggetto di confusione e incomprensione per i neofiti, insieme a un doppiaggio piatto e a tratti incolore.

Rogue One: A Star Wars Story: un film coraggioso e struggente, che non deluderà i fan della saga

Tutti gli innegabili difetti passano però in secondo piano di fronte a una travolgente parte finale, che con il giusto mix di azione, dramma ed epicità chiude pregevolmente il cerchio della vicenda, si collega in maniera eccezionalmente naturale agli eventi già noti e conclude nel migliore dei modi un film coraggioso e struggente, che non deluderà i fan della saga. Una pellicola che riesce allo stesso tempo a guardare avanti e dietro di sé, riprendendo lo stile visivo dei primi capitoli della serie e percorrendo contemporaneamente territori suggestivi e inesplorati, rivelandosi così un termine di paragone scomodo ma necessario in termini di realismo e crudezza per tutti i futuri film dell’universo di Star Wars.

Rogue One - A Star Wars Story

Rogue One: A Star Wars Story ci mostra una faccia della Galassia che avremmo sempre voluto vedere, fatta di sudore, fango, sangue, morte, ma anche di rispetto, fiducia e di incrollabile speranza. Un film unico e audace, che in una continua altalena di emozioni ci diverte e ci commuove, facendo crescere la nostra voglia di esplorare nuovi e sconosciuti anfratti di questo universo e di vivere altre esaltanti e appassionanti vicende di questa unica e inimitabile saga.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

4

Tags: Star Wars