Venezia 76 – Storia di un matrimonio: Noah Baumbach, Adam Driver e Scarlett Johansson presentano il film

Noah Baumbach, Scarlett Johansson, Adam Driver e Laura Dern presentano a Venezia Storia di un matrimonio, tra esperienze personali, musica e monologhi.

Amore e divorzio. Noah Baumbach passa dai figli de Il calamaro e la balena ai genitori di Storia di un matrimonio, nuovo film targato Netflix che sarà in streaming da dicembre e in alcuni cinema selezionati. La fine della relazione tra i personaggi di Adam Driver e Scarlett Johansson diventa uno dei film più divertenti e insieme dolorosi del cineasta americano, regista e sceneggiatore dell’opera in concorso alla 76esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Baumbach, Scarlett Johansson, Adam Driver e Laura Dern hanno presentato la pellicola al festival.

Venezia 76 – Storia di un matrimonio (Marriage Story): recensione

Scarlett e Adam, cosa potete dirci di Nicole e Charlie, i vostri personaggi, e delle loro carriere tra serie tv e teatro?

S.J.: “Ho avuto alcune cose che mi legavano a Nicole, anche io fin da piccola sono nel mondo del business e mia madre si occupava della mia carriera, ma non ci sono poi molte altre somiglianze. Le dinamiche della famiglia di Storia di un matrimonio spiegano bene che personaggio è Nicole e cosa l’ha portata a essere un’attrice di teatro. Vive una lotta continua, che anche noi spesso attraversiamo come attori.”

A.D.: “Abbiamo parlato molto della vita di teatro prima di girare, visto il lavoro che svolge Charlie nel film. Ma la sceneggiatura era così precisa e ben scritta che anche se qualcosa cambiava avevo sempre dei riferimenti a cui rifarmi. Non ho troppo analizzato quello che doveva succedere, ho provato piuttosto a sentirlo. Il team di teatro, però, ha lavorato proprio quasi come una compagnia vera.”

Storia di un matrimonio cinematographe.it

E come è stato accettare questo ruolo? 

S.J.: “La sceneggiatura del film è talmente personale che è quasi difficile poterne parlare, visto che ci rappresenta tutti quanti. Quando incontrai Noah ero nel pieno del mio divorzio, ma non ne era al corrente. Ho cominciato a lamentarmi della situazione che stavo vivendo, abbiamo parlato e quello che mi ha detto alla fine è stato: o vorrai fare questo film tantissimo o per niente. È stata un’esperienza catartica, anche grazie a tutti gli altri, ed è arrivata al momento giusto.”

A.D.: “Abbiamo parlato molto prima di cominciare a girare, quindi siamo arrivati sul set preparati. È così che si lavora con Noah e per questo è sempre bello: si possono avere anche conversazioni lunghe di un’ora per sviluppare bene un’idea.” 

N.B.: “Fatemi aggiungere che avevo bisogno di loro come attori. Non avrei mai scritto un monologo dentro allo studio di un avvocato se non fosse stato per farlo interpretare a Scarlett. E con i consigli di Laura che mi chiedeva se poteva aggiungere qualche “fuck”. Adam, poi, mi commuoveva l’idea di vederlo vicino a un bambino.”

Scarlett Johansson su Storia di un matrimonio: “Stavo affrontando il mio divorzio quando Noah mi ha parlato del film. Girarlo è stata un’esperienza catartica arrivata al momento giusto.”

Noah, cosa pensi di sapere di più a proposito del matrimonio adesso che hai attraversato per la seconda volta il divorzio nel tuo cinema?

N.B.: “Quello che ho scoperto scrivendo questo film è che, quando qualcosa smette di funzionare, devi prenderne coscienza. Con il divorzio noi potevamo esplorare davvero il matrimonio dalla mia prospettiva. Abbiamo coreografato molto le scene, perché c’erano movimenti o inquadrature che sapevo bene come dovevano poi esserci nel montaggio, ma oltre alla tecnica il vero privilegio è stato avere due attori come Driver e la Johansson che si lasciano totalmente andare. È eccitante. Come nella scena del litigio. Avevamo provato, era tutto pronto, ma quando ero al montaggio ho notato che loro portavano la sequenza dall’inizio alla fine senza mai fermarsi. È stata una delle prove più stimolanti come regista.”

Storia di un matrimonio cinematographe.it

La dolcezza delle lettere in apertura porta lo spettatore subito nella storia del film. Cosa puoi dirci di più a riguardo?

N.B.: “È buffo, perché inizialmente quelle lettere erano per me. Servivano per mettermi nella loro vita, nella loro linea temporale, sapere dove erano arrivati. Già avevo intenzione di cominciare nel mezzo della separazione, ma le lettere erano solo uno strumento per aiutarmi a esplorare il loro ordinario. Scrivendole, poi, ho trovato una musicalità in entrambe e così sono diventate altro. Credo che il film voglia dire proprio questo: che l’amore comunque c’è, ci sarà sempre, è li, ma c’è sempre un inizio.”

E cosa puoi dirci invece della scelta della musica e della colonna sonora del film? 

N.B.:Randy Newman è Randy Newman. Nudo e crudo. Ma sapevo proprio fin dall’inizio di volere una colonna sonora davvero romantica. Qualcosa che fosse classico, ma anche nuovo allo stesso tempo. Ho dato a Randy lo script prima di cominciare a girare e lui mi ha risposto il giorno dopo con un brano che mi ha colpito al cuore. E quando con l’orchestra ci siamo ritrovati a registrarla ho pianto un’altra volta. È notevole. È stata una grande collaborazione. Io gli ho parlato di sentimenti e lui ha saputo renderli musica.”

Laura Dern, il tuo personaggio ha un monologo da applausi a scena aperta, ma che si ricollega bene alla questione sul femminile che si sta attraversando in questo periodo, con le donne che devono essere per forza perfette, mentre agli uomini si lascia passare tutto. Che ne pensi al riguardo, anche pensando a Hollywood?

L.D.: Non c’è regalo più bello di una parte offerta da Noah Baumbach, soprattutto questa nello specifico. Con quel monologo poi! È un sogno diventato realtà. Ed è ancora più delizioso perché la poesia con cui il mio personaggio persuade, lotta e tenta di vincere lo rende una persona più complicata e quindi ancora più meravigliosa. Hollywood? Molte cose stanno accadendo. Noi attrici continuiamo ogni giorno a ridefinire noi stesse come interpreti e spero che la collettività capisca, come dice questo film, che ci sono sempre due punti di vista.”