Thomas Vinterberg: Kursk e il cinema come patto tra finzione e realtà

A RomaFF13 per Kursk, Thomas Vintenberg parla del suo rapporto con l'ispirazione, la famiglia e il cast che ha avuto la fortuna di dirigere.

Fondatore insieme a Lars von Trier del movimento Dogma 95Thomas Vinterberg è stato invitato alla tredicesima edizione della Festa del Cinema di Roma per presentare il suo ultimo lavoro, Kursk. Tratto dal libro A Time to Die: The Untold Story of the Kursk Tragedy del giornalista Robert Moore, il film si ispira ai tragici eventi che riguardano l’affondamento nel mare di Barents del sottomarino Kursk nell’estate del 2000. In conferenza stampa, il regista ha puntato la sua attenzione sul rapporto tra realtà e finzione ma ha anche parlato di quanto siano importanti per lui il concetto di famiglia e quello di comunità e del ruolo che hanno rivestito nel film.

Chiamato a riflettere sul motivo che lo ha spinto a fare un film su un avvenimento ancora vivo nella nostra memoria, Vinterberg gioca la carta dell’irrazionalità che tanta parte ha nel processo creativo e che non è dissimile dall’incontrare una donna o un uomo che attrae. “Quando leggo sceneggiature che non ho scritto cerco, come prima cosa, di rigettarle ma queste continuano a tornarmi in mente e penso a come poterci mettere qualcosa di mio,” continua il regista “in questo caso, Matthias Schoenaerts mi ha fatto leggere la sceneggiatura e mi ha colpito molto“. Riflettendo ancora sui motivi della scelta, Vinterberg non può fare a meno di notare che moltissimi dei temi che gli sono a cuore e che sono presenti in gran parte della sua opera sono presenti anche in Kursk, che è un film sull’ingiustizia, su un uomo che da solo combatte contro la burocrazia e sull’indignazione politica.

Kursk è un patto tra la finzione e la realtà

Quando si è chiamati a mettere in piedi un film che si basa su avvenimenti realmente accaduti, non è possibile astenersi completamente dal raccontare i fatti ma, allo stesso tempo, non si può prescindere dalla necessità di ricorrere all’immaginazione per creare una storia che faccia presa sullo spettatore. “Il film,” prosegue Vinterberg “è un patto tra la finzione e la realtàUna parte della storia è rimasta sul fondo del mare ma grazie a degli esperti abbiamo potuto ricostruire qualcosa. Abbiamo la realtà – che ha aiutato gli attori a entrare nel ruolo – ma abbiamo anche la finzione. E rappresentando questa storia si entra nel mondo della finzione“.

Non volendo utilizzare il suo film per puntare il dito contro alcuna figura politica ma creando invece una storia che rendesse onore alle famiglie delle vittime, il regista danese sposta la sua attenzione sul microcosmo famigliare che per lui gioca un ruolo fondamentale all’interno dei suoi film, su “quella sorta di claustrofobia della famiglia” che lo attrae fortemente. Cresciuto in una comunità hippy, lo stare insieme e il concetto stesso di comunità gli diventano molto care fin da bambino. “Ed è lo stesso che ritroviamo nel film,” dice “queste persone diventano molto unite, si mettono quasi a nudo“.

Kursk: un cast talentuoso e Colin Firth come eroe del film

Chiedendogli del cast di Kursk, Vinterberg non fa che spendere parole di elogio per Schoenaerts con cui aveva già lavorato ai tempi di Via dalla pazza folla (2015) e per il quale ha creato un cast ad hoc completamente dominato da attori dell’Europa centrale. “È stato bellissimo fare un’esperienza del genere essendo circondato da tutto quel talento”. Fra tutti però domina Colin Firth, con cui il regista dice di aver voluto lavorare da tempo. “Colin è un attore veramente fantastico, ha tutto quello che un regista possa desiderare. È il vero e proprio eroe del film e anche il vero David Russel ne è rimasto affascinato quando è venuto sul set. Potessi, affiderei a Colin qualsiasi parte, persino dei ruoli femminili!“.