Jacopo Piroli su Famosa: mi ha insegnato il rispetto per gli altri

Intervista all’attore e musicista Jacopo Piroli, protagonista di Famosa, opera prima di  Alessandra Mortelliti, che dopo l’anteprima alla Festa del Cinema di Roma fa il suo debutto in sala.

Dopo l’anteprima mondiale alla Festa del Cinema di Roma 2019 nella sezione autonoma Alice nella Città, anche per Famosa, opera prima di Alessandra Mortelliti, è venuto il momento di confrontarsi con la sala, in un’uscita evento il 13, 14 e 15 luglio grazie a Europictures. Ed è proprio in vista della distribuzione nei cinema nostrani che abbiamo intervistato Jacopo Piroli, giovane attore ciociaro classe 1999 al suo debutto sul grande schermo nel ruolo di Rocco. Una prova difficilissima che Piroli ha superato a pieni voti.

L’intervista a Jacopo Piroli, protagonista di Famosa

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Ci racconti come sei arrivato ad essere scritturato per il ruolo di Rocco?

Allora è una cosa anche molto simpatica da raccontare. In realtà sono andato a fare il provino perché il mio professore d’inglese di quinto Liceo mi aveva segnalato che stavano cercando delle comparsa per un film che avrebbero girato nella mia zona, ossia nel frusinate. Io oltre a studiare recitazione suono in un gruppo musicale, quindi ho subito pensato che andando a fare la comparsa magari avrei potuto guadagnare dei soldi per potermi comprare un nuovo jack wireless per la chitarra. Ma poi per uno strano scherzo del destino da fare la semplice comparsa mi sono ritrovato ad essere protagonista del film. Dopo il primo che era andato molto bene e in cui avevo convinto sia la regista che la casting director, successivamente sono stato convocato per prendere parte ad altri sei provini fino a quando mi hanno scelto per interpretare il ruolo di Rocco in Famosa”.

Chi è secondo te Rocco Fiorella?

Rocco è sicuramente una persona molto riservata e introversa, molto timida, che tiene tutto dentro di sé, compresa la rabbia. Io lo paragonerei quasi a un toro, perché all’inizio ti sembra tranquillo, però poi quando e se esplode rischia di fare del male. Poi lo considero un incrocio tra Pinocchio e Cenerentola. Un ragazzo chiuso nella mentalità ristretta di un Paese dal quale non aveva mai avuto la possibilità di fuggire. Nel film è un ragazzo prossimo ai diciotto anni che, nato e cresciuto in un paese della Ciociaria, compiuta la maggiore età può finalmente realizzare il sogno di partecipare alle audizioni del Talent show di Cinecittà a Roma. Incompreso dai genitori e da gran parte della gente del paese, incapace di socializzare coi coetanei, introverso e impacciato, individua nell’espressione artistica la sua valvola di sfogo e l’unica speranza di rivalsa. Il compagno di classe Luigi è l’amore non dichiarato, Azzurra l’amicizia a sorpresa, sua zia Maura il conforto di sempre. È con queste tre uniche certezze che parte alla volta della capitale, dove la sua ingenuità si scontra con l’asprezza di un mondo sconosciuto e all’apparenza accogliente. La passione che lo spinge, il candore che lo pervade tutto restano fino all’ultimo i cardini della sua disperatamente vitale esistenza”.

Jacopo Piroli: “Considero Rocco un incrocio tra Pinocchio e Cenerentola”

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Come è stato il percorso di avvicinamento al personaggio e che tipo di preparazione hai fatto per interpretarlo?

In realtà non c’è stato molto su cui lavorare da un punto di vista della costruzione, perché Rocco umanamente e caratterialmente è simile a me in molte cose, a cominciare dalla riservatezza. Per questo è stato relativamente semplice entrare nella sua mentalità e nel suo cuore, guardare attraverso i suoi occhi e provare le sue stesse emozioni. Piuttosto il lavoro grande che ho dovuto fare è stato sull’aspetto esteriore, sulla fisicità, ma anche sul suo modo di camminare. Piccoli dettagli che mi hanno consentito di entrare nel personaggio di Rocco e muovermi come lui”.

Quando hai letto la sceneggiatura e sei stato scelto per interpretare Rocco, quale aspetto ti ha più emozionato di lui e cosa invece ti ha più intimorito o messo a disagio?

Sicuramente la cosa che mi ha messo più a disagio e che mi spaventava tantissimo era la scena del tentativo di violenza sessuale di Gaetano ai danni di Rocco. Si trattava di una scena molto complessa e dura, alla quale io non ero ancora preparato da un punto di vista recitativo e tecnico.  Quindi mi spaventava moltissimo l’idea di dover girare una sequenza di questo tipo, anche perché per me Famosa era il debutto ed ero ancora inesperto, non avendo mai fatto nulla di simile prima. Quella scena mi spaventava tantissimo e avevo addirittura maturato l’idea di non interpretare più il ruolo di di di Rocco e di rinunciare al film. In generale ci sono state tantissime scene che mi hanno colpito e mi hanno fatto essere contento di aver interpretato il personaggio di Rocco, ma nella mia testa quella scena le batteva tutte, mettendole in secondo piano tanta era la paura che avevo nel doverla realizzare. Dall’altra parte c’erano anche delle scene che mi incuriosivano molto, ma che non mi spaventavano allo stesso modo. Faccio l’esempio della scena del ballo, quando Rocco si presenta al casting del Talent Show. Io non so ballare, ciononostante quel momento mi ha permesso di misurarmi con qualcosa che non avevo mai fatto prima. Di natura sono una persona molto curiosa e mi piace sperimentare cose nuove e danzare era una di quelle”.

Jacopo Piroli: “Per essere davvero felice devo avere l’opportunità di recitare e suonare. Senza sto male”

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A un certo punto il personaggio di Azzurra chiede a Rocco qual è la cosa della quale non può proprio fare a meno e lui risponde, danzare. Qual è in questo momento la cosa della quale Jacopo Piroli non può fare a meno e alla quale non vuole rinunciare?

Le cose alle quali non posso rinunciare in realtà sono due e non posso dividerle, non posso scegliere una piuttosto che l’altra, perché l’una include l’altra: recitare e suonare. Questo per dire che se recito solamente e non suono, poi sto male. E viceversa. Per essere davvero felice devo avere l’opportunità di poterle fare entrambe. Quando prima dicevo che Rocco mi è molto familiare intendevo proprio questo. Lui ad esempio indossa sempre le cuffie, esattamente come me. Quindi nella sua vita come nella mia il ruolo della musica è centrale. L’elemento della cuffia è stato dunque un elemento di congiunzione perfetto. Poi tra l’altra le canzoni che ascolta sono quelle scritte e suonate dalla band alla quale appartengo”.

Famosa è un romanzo di formazione che porta il protagonista ad affrontare un viaggio di scoperta dentro e fuori da sé. L’affrontarlo in sua compagnia, essere lui, ti ha in qualche modo aiutato a scoprire cose di te che non avevi mai esplorato prima o corde che non avevi mai toccato?

Più di ogni altra cosa mi ha fatto capire come ci si dovrebbe comportare una persona nei confronti di un’altra. Mi ha fatto capire veramente il significato della parola rispetto. Rocco in ogni scena viene bullizzato e umiliato da tutti. Adesso che ho fatto questo film ho capito tante cose che magari prima non vedevo e che mi portano a pensare molto al peso delle parole e delle azioni. Da questo punto di vista mi ha aiutato moltissimo a crescere e lo ringrazio per avermi dato un insegnamento tanto importante. In Famosa vengono trattati molti temi rilavanti, dalla ricerca della propria identità al bullismo appunto, dal confronto generazionale alle difficoltà dei legami familiari, sino alla diversità come valore. Ma il tema chiave del quale si fa portatore per me è proprio il rispetto e il rispettare l’altro”.

Jacopo Piroli: “Il rispetto è il grande insegnamento che ho portato via con me dal set di Famosa”

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Famosa è il tuo film d’esordio; cosa ti porterai dietro da un punto di vista professionale di questa esperienza?

Famosa è un film che mi ha insegnato tante cose, a cominciare dal capire quando si sta giocando e quando invece è venuto il momento di lavorare con costanza, serietà e continuità. Mi ha fatto capire quale sia la reale soglia che separa le due fasi. Nelle prime settimane di riprese, che in totale sono durate un mese e mezzo, io uscivo tutte le sere e la mattina seguente arrivavo sul set stanchissimo. Poi alcuni membri della troupe e la regista mi hanno richiamato all’ordine, spiegandomi che quello che stavo facendo non era un gioco, ma una cosa da prendere seriamente e con disciplina. Quelle parole sono state determinanti, tanto da farmi cambiare impostazione. Una lezione che ho fatto mia e che da quel momento porto sempre con me. Una lezione che mi ha formato tantissimo. Sicuramente adesso affronterò i prossimi set, i prossimi impegni lavorativi, con un altro spirito e un’altra impostazione”.

Come hanno reagito i tuoi genitori alla visione del film?

I miei genitori sono molto felici del lavoro che ho fatto e di come ho interpretato Rocco. Sono i miei primi sostenitori e sono anche i primi sostenitori del film, sin dall’anteprima alla passata edizione della Festa del Cinema di Roma. Ricordo che in quell’occasione si sono commossi tutti, compreso mio nonno che era in lacrime al termine della visione. Penso che avere fatto questo film  li abbia resi orgogliosi di me, almeno quanto lo sono stato io”.