Io sono Vera e le peripezie dietro al film. Dalla protesta in Cile alla scelta dei Marlene Kuntz

L'esclusiva intervista ai produttori, che ci porta dietro le quinte del film, realizzato tra il Cile e l'Italia (esattamente in Liguria).

Uscito nelle sale il 17 di febbraio di quest’anno ma con già la partecipazione al Torino Film festival del 2020 e nel 2021 al film festival di Trieste, Io sono Vera sta riscuotendo il meritato successo di pubblico e di critica e l’interesse che questo film sta suscitando merita un focus particolare che ci ha convinti ad andare a sentire delle dichiarazioni da un punto di vista che raramente si sente quando si parla di film. Normalmente si intervista il cast artistico, gli attori, il regista e se proprio si va oltre lo sceneggiatore del film, noi questa vota abbiamo incontrato invece lo staff di Produzione, cioè coloro che realizzano, controllano e gestiscono il budget per creare il film dal copione alla prima visone nelle sale cinematografiche.

Io sono Vera è una produzione italo-cilena e abbiamo incontrato Simone Gandolfo e Manuel Stefanolo di MACAIA FILM, casa di produzione cinematografica italiana.
Il film vanta un cast di tutto rispetto tra cui spiccano Marta Gastini (Io e Marilyn, bentornato Presidente), Anita Caprioli (Manuale d’amore, Immaturi), Paolo Pierobon (Aspirante vedovo, Il capitale umano). La regia e il soggetto sono di Beniamino Catena (Squadra Antimafia e Rosy Abate) e la sceneggiatura è stata firmata da Paola Mammini (Perfetti sconosciuti) e Nicoletta Polledro (Via da qui) .

La produzione è partita nel 2018 e ha affrontato parecchi problemi nella realizzazione, pandemia in primis, ma la costanza, la passione e l’energia di tutta la troupe tecnica e artistica ha creato l’alchimia giusta per superare tutti i problemi e per arrivare fino ad oggi con un notevole risultato visibile a tutti.

Un risultato che impregna nella storia di Io sono Vera un sapore internazionale che non è solo dovuto al fatto che è una co-produzione italo-cilena ma è un insieme di fattori che mescolano sapientemente una storia di genere non tipicamente italiana, scritta magistralmente e interpretata da attori che hanno dato il cuore al progetto. Il deserto di Atacama del Cile ha fornito una luce naturale che è unica nel suo genere e crea un’atmosfera irripetibile che unita ai movimenti di macchina fluidi donano alla pellicola questa atmosfera particolare. Quindi effettivamente “Io sono vera” è un prodotto che vuole essere di impatto internazionale ma sempre con lo stile inconfondibile italiano.

Io sono Vera: la nostra intervista ai produttori del film, per scoprire tutti i dettagli dietro alla realizzazione dell’opera

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Quando avete letto il copione, cosa vi ha fatto scattare la scintilla per dire: “Sì, facciamolo”?
“Due elementi sono stati per me fondamentali” – inizia Simone Gandolfo – “l’elemento narrativo perché è un film di fantascienza ma parla d’amore puro al limite del Naif e questo mi ha affascinato molto e poi l’ambientazione in Cile ha fatto veramente scattare l’amore per questo progetto” , mentre Manuel Stefanolo sottolinea che il realizzare un film di fantascienza ma non fantascientifico era una sfida fantastica e poi l’incontro con il regista Beniamino che  ha inondato di energia e di voglia di fare questo progetto è stata meravigliosamente contagiosa.

Una volta promossa la storia di Io sono Vera, come è stato scelto il cast artistico e come è nata l’idea di scegliere i Marlene Kunz?
“Appena ho letto la sceneggiatura ho pensato a Marta Gastini, per me Vera era lei.” Dice Simone. “Ed effettivamente era la scelta più giusta perché avevamo già lavorato assieme in altri progetti e il personaggio la chiamava a gran voce.” Chiude Manuel. Gli altri protagonisti sono una rosa di attori di cui Beniamino si fida a livello professionale e personale grazie a molte collaborazioni avute con loro in questi anni, creando così un gruppo di lavoro quasi familiare. Invece per ingaggiare Marcelo Alonso Macaia Film è dovuta correre a Cannes per avere un primo incontro e sottoporgli il progetto, successivamente, la casa di produzione cilena ha chiuso il contratto. I Marlene Kunz sono stati scelti da Beniamino perché in passato aveva diretto il loro video: La canzone che scrivo per te.

Voi di Macaia Film realizzate e lavorate nei film e nelle fiction sotto diversi punti di vista: attore, regista, montaggio, fotografia e produzione. Quale differenze trovate in ogni progetto?
“L’attore deve dare il massimo perché il suo personaggio sia perfetto mentre il regista deve essere concentrato fino al limite perché tutta la storia e i personaggi reggano ma in questi casi il compito finisce lì. Mentre se sei la casa di produzione è ben diverso perché il film è una somma di ossessioni da parte del cast artistico dove tutti chiedono e danno il massimo e i produttori sono mamma e papà che controllano e provano ad accontentare tutti”, dichiara Simone.

“A me piace cambiare” – conclude Manuel – “Nel nostro lavoro avere l’opportunità di passare da dirigere la fotografia o le luci per poi essere il responsabile dell’organizzazione o magari esser quello dietro alla telecamera, ti permette di specializzarti nei singoli campi per poi riuscire a capire più meccanismi possibili di questo mondo in costante evoluzione”.

Come siete arrivati dal copione alla prima visione in sala a febbraio di quest’anno?
“Con non pochi problemi” – sorride Manuel – “Ma con mia grande sorpresa ci sono stati più intoppi nella pre-produzione, invece nelle circa 6 settimane di produzione tra Liguria e Cile tutto è andato abbastanza liscio”.

“Abbiamo una director cut di circa due ore e 50 ma al cinema si vedrà una versione da un’ora e 45 minuti, la fase del montaggio di post produzione è stata lunga per riuscire ad ottenere un risultato di qualità che sta piacendo a tutti e di questo siamo soddisfatti. Il film era pronto nel 2020 e poi sappiamo come sono andate le cose, ma adesso finalmente siamo qui.”

Chiudiamo con qualche aneddoto durante le riprese?
“Avete presente la telecamera Dolly? Quella col braccio alto, con il carrello, i pesi e tutto il resto? Dovevamo fare delle riprese su un promontorio sopra Finale ligure, a Varigotti per essere precisi, e per raggiungere il luogo ci volevano circa 20 minuti di camminata in collina su una mulattiera. Il Dolly logicamente non ci passava ma quelle riprese servivano a tutti i costi e quindi con tutta la troupe lo abbiamo smontato pezzo per pezzo e rimontato sulla cima del promontorio e dopo le riprese riportato, sempre smontandolo, giù in città; e lo abbiamo fatto almeno 3 o 4 volte per rispettare i tempi di continuità della storia e quindi di cambiamento dei personaggi, ad esempio la barba fatta o non fatta o la possibilità di avere quel determinato attore solo un giorno preciso.”

“Siamo atterrati a Santiago del Cile esattamente il giorno di inizio delle manifestazioni di protesta chiamate ESTALLIDO SOCIAL del 2019 e quindi siamo dovuti correre immediatamente nel deserto a girare per evitare problemi, ma per farci arrivare qualsiasi cosa dalla capitale o da città vicine abbiamo faticato e sudato sette camicie… e non solo per il caldo, ma anche questo fa parte della realizzazione di Io sono Vera“.