Daniele Monterosi: intervista all’attore di Gomorra 3

La nostra intervista a Daniele Monterosi, l'attore di Gomorra 3 si racconta tra progetti futuri, omosessualità seriale e sogni nel cassetto, anche se il suo vero obiettivo, ammette, sono "serenità e rapporti umani di qualità"

Daniele Monterosi è il giovane attore che si accinge ad aprirsi alle scene del cinema e della televisione italiana. Già presente nella nuova stagione di Gomorra 3 con un ruolo controverso e protagonista del film del regista Giorgio Amato dal titolo Oh Mio Dio!, l’interprete si apre in un’intervista esclusiva per Cinematographe raccontando della nascita della passione per la recitazione, dell’esperienza nella famosa serie tv prodotta da Sky e dei progetti che lo attendono in futuro.

Partendo dalla sua voglia di far parte del mondo della settima arte, Daniele racconta la sua eterna passione dicendo: “Mi sono sempre piaciuti i film! Sin da bambino. Ricordo che un giorno d’estate, avrò avuto 9/10 anni, non andai al mare perché preferii vedere la fine di un film in tv in cui due tizi giravano in una Roma deserta su una macchina decappottabile. Non so come mai ma mi ero innamorato di quei due tizi lì. Solo anni dopo scoprii che quel film era Il sorpasso di Dino Risi e che mi ero innamorato di Vittorio Gassman e di Jean-Louis Trintignant. Sono partito quindi come spettatore, prima di tutto. Poi crescendo ho deciso di farla diventare la mia professione. Sono partito dai villaggi turistici, poi i corsi di teatro al liceo, poi le scuole di recitazione fino ad arrivare al Centro Sperimentale di Cinematografia.”

Di certo, il suo ingresso nella terza stagione di Gomorra rappresenta un bel biglietto da visita e un’esperienza non indifferente. Alla nostra curiosità circa la sensazione provata dopo aver saputo che avrebbe interpretato Silvano nella serie tv Sky, Daniele Monterosi svela di aver reagito saltando sul divano!

“Quando ho saputo di essere stato scelto per interpretare Silvano nella nuova stagione di Gomorra sono saltato in piedi sul divano! Il nostro lavoro è fatto di lunghe attese. È così che funziona: fai i provini, poi sei costretto ad aspettare. In alcuni casi il consiglio è proprio quello di dimenticare di aver fatto un provino, così non resti appeso ad una risposta che potrebbe benissimo non arrivare. In questo caso la risposta è arrivata ed era positiva. Sono stato ultra felice e molto grato di aver avuto l’opportunità di far parte di questa serie.”

Come vedi descritta nel cinema e nella tv italiana la realtà omosessuale e in quale chiave hai deciso di rappresentarla in Gomorra 3?

“L’omosessualità rappresenta ancora oggi un bel tabù culturale nel nostro paese, è quindi un tema molto delicato da trattare, anche quando lo si porta in scena. Si rischia sempre di cadere in stereotipi o di risultare superficiali. Ci sono poi ovviamente registi capaci di toccare il tema con grande sensibilità e maestria, penso a Ferzan Ozpetek ad esempio. Nel mio caso, in Gomorra 3, ho cercato di non etichettare questa storia come una storia omosessuale. Mi sono concentrato sul riportare una relazione che si fondasse sull’amore. E in questo è stato bellissimo ed importantissimo trovare un’affinità con Edoardo Sorgente, nella serie Gegè, ed essere guidati dalla cura e dalla sensibilità di Claudio Cupellini. Mentre giravamo le scene più delicate abbiamo provato a lungo per trovare le giuste sfumature nel rapporto tra Silvano e Gegè. E, se siamo riusciti a far trapelare dal nostro rapporto un’alchimia che profumi d’amore, è grazie proprio al lavoro di squadra.”

Eri un fan della serie tv Gomorra prima di entrare a farne parte? E cosa pensi abbia portato nella nuova realtà audiovisiva?

“Ho seguito Gomorra sin dai primi episodi. Sin dall’inizio era chiaro che c’era in ballo qualcosa di grande e di speciale in questa serie. Gomorra ha portato secondo me due qualità alla realtà audiovisiva nostrana: la prima è la consapevolezza. Consapevolezza che anche in Italia ormai siamo in grado di costruire storie e prodotti di alta qualità esportabili anche all’estero. La seconda è che Gomorra, grazie al suo esempio e al suo successo, costituisce ora un modello riproducibile: anche in Italia sappiamo che, se vuoi costruire un prodotto di successo, devi mettere insieme una squadra di grandi professionisti che lavorino con cura e grandi competenze apportando qualità al progetto. In questo senso Gomorra è un lavoro meritocratico: il successo della serie infatti è il risultato dell’impegno svolto da tutti i professionisti che ne fanno parte.”

Quali sono i tuoi progetti futuri? Ti vedremo nuovamente in televisione o dedicherai più spazio al cinema?

“Ho girato molte cose in questi ultimi due anni e ora usciranno quasi tutte all’unisono. Il prossimo anno al cinema usciranno Oh Mio Dio! di Giorgio Amato, Quando corre Nuvolari di Tonino Zangardi, Il tuttofare di Valerio Attanasio, Finché giudice non ci separi di Toni Fornari e Andrea Maia e ancora altri film a cui ho partecipato. Poi sarò in tv con dei progetti per la Rai. È un momento in cui tante cose bollono in pentola, ma, come ci tengo a sottolineare sempre, il progetto più importante è riuscire ad affrontare queste future sfide con più serenità e costruendo sempre rapporti umani solidi. Serenità e rapporti umani di qualità sono, per me, gli obiettivi per il futuro più importanti, a prescindere dal lavoro che svolgi.”